Prima Parte
01 Carnevale, perché?
“Tutto ciò
che può interessare il fenomeno
del Carnevale si
presenta ancora oggi
come una somma discontinua ed eterogenea
di
curiosità, di informazioni e di fatti
ai quali sembra
impossibile dare un senso”.
Questa
descrizione del Carnevale di Michail Bachtin risale al 1965 e coglie nel segno
l’intricato groviglio del fenomeno carnevalesco. Gli studiosi, solitamente
persone serie, non si sono interessati al Carnevale, da sempre percepito come
evento extra-vagante per il quale non sembra giustificato perdere tempo.
Cineamatori e fotografi, affascinati dalle fantasmagoriche maschere e dal
mistero che esse promanano, concentrano la loro attenzione sulle
forme. Né si può fare carico a loro di chiedersi perché quasi tutti i popoli della Terra
attivano in prossimità dell’anno nuovo una sorta di Carnevale, modificando i
loro comportamenti e assumendone altri che non si riscontrano in altri tempi
dell’anno, aggregandosi, danzando, mangiando e bevendo o brindando insieme,
concedendo a se stessi cose che in altri momenti dell’anno sono insolite,
vietate o condannate.
Le nostre idee cambiano, però, se ci
lasciamo sfiorare dal sospetto che Carnevale possa essere lui stesso un
fenomeno mascherato, che simula gioia per dissimulare qualcos’altro, magari il
dolore della vita, o l’angoscia dell’esistere.
Intenzionati a strappare la maschera al
Carnevale per scoprire cosa si nasconde dietro, abbiamo posto alcune ipotesi.
La prima ipotesi ci fa dire che Carnevale può essere una scheggia di archeologia culturale che attraversando i millenni è giunto sino a noi dalla notte dei tempi.
La prima ipotesi ci fa dire che Carnevale può essere una scheggia di archeologia culturale che attraversando i millenni è giunto sino a noi dalla notte dei tempi.
Alla ricerca di una causa che possa
spiegare i significati di questo fenomeno misterioso, si è portati a seguire un
immaginario filo di Arianna, seguendo il quale, procedendo a ritroso nel tempo,
potrebbe consentirci di scoprire, almeno, gli antenati del Carnevale.
Andando indietro nei secoli, ci si imbatte
nella medievale Festa dei Folli,
sostanzialmente simile al Carnevale. Quindi, si incontrano
i Lupercali romani,[1] e
prima ancora i Saturnali latini,
dove ritroviamo il mito dell’Età
dell’oro, diretto antenato del più moderno Paese della Cuccagna, che narra di un tempo lontano quando
l’uomo era vissuto nel benessere, nella concordia sociale, nella felicità.
Sorta di Eden terrestre, di cui l’uomo ha postulato da sempre l’esistenza.
Da Roma, poi, la strada ci porta in
Grecia, dove, in tempi remoti si celebravano feste primaverili in onore di
Dioniso, detto Bacco, per gli strepiti e il baccano che accompagnavano i suoi
festeggiamenti. E questo accadeva quando Dioniso-Bacco con l’approssimarsi
della primavera emergeva dagli Inferi e ritornava sulla Terra. Era un dio
strano questo Dioniso, che viveva sei mesi negli Inferi, con la madre Semele, e
sei mesi alla luce del sole accanto al padre Giove con gli altri dei
dell’Olimpo. Dio che ordinava agli uomini di trasgredire, e pretendeva di
essere ubbidito. Paradossale contraddizione, questa pretesa richiesta, perché
se si ubbidisce non si trasgredisce e viceversa chi trasgredisce non ubbidisce.
E, forse, è proprio il Paradosso il principio della realtà.
Anche nelle Dionisiache, si registrano le
costanti dell’odierno Carnevale: processioni di fedeli in maschera appresso a
un Dio-pupazzo, travestimenti caprini, baldoria, rumori assordanti con pifferi
e coturni, uso di fruste schioccate nell’aria, uccisione di un capro
(espiatorio), allegria isterica, furore delirante, grandi abbuffate, grandi ubriacature,
con libertà di ogni genere, non escluse quelle sessuali come ricorda Euripide
nella Baccanti, e come si registra tuttora in alcuni isolati villaggi del
Brasile durante il Carnevale[2].
Sempre rimanendo in Grecia, ci si imbatte
nelle Falloforie, anch’esse
celebrate in onore di Dioniso, nelle quali veniva portato in processione un
simbolo itifallico,[3]
grande membro virile e-retto considerato alla stregua di un dio
procacciatore di vita, come di fatto è, il fallo, dietro al quale le canefore
portavano ceste ripiene di fichi, classico simbolo della sessualità femminile.[4] Ed
erano, le Falloforie, un inno alla vita, alla sessualità, agli organi sessuali.
Anche qui era presente la maschera, e si
registravano licenziosità e accoppiamenti sessuali fra persone sconosciute. Ed
era propiziazione di vita.
A questo punto, il percorso all’indietro
nel tempo diventa sentiero di campagna, il filo di Arianna termina ai margini
delle foreste della preistoria. Certo, il cammino non si ferma, ma non ci
consente di proseguire agevolmente. Ma, è lì che bisogna entrare, agli albori
della più lontana preistoria, per registrare i primissimi terribili rapporti
che gli uomini arcaici e primitivi hanno avuto con la Natura, per capire il
perché dei loro comportamenti nell’approssimarsi della primavera, il perché dei
loro bisogni e delle loro angosce. Di poi, quando avremo finito di esplorare
gli intricati sentieri della preistoria, torneremo indietro per capire sino a
che punto quei rituali dell’uomo arcaico e primitivo hanno dato vita a
Baccanali e Saturnali, che a loro volta consegneranno i loro messaggi, anche se
smagliati in parte dal tempo, al più moderno Carnevale.
Per le Dionisiache e i Saturnali, ecc. ci
soccorreranno i documenti storici[5] e la etnologia;
per quelle più lontane nel tempo chiederemo aiuto alla etologia umana e
agli studi che l’antropologia ha condotto sulle cosiddette culture “subalterne”.
Nell’analisi
del Carnevale, va ricordato che i comportamenti umani sono parte di sistemi
complessi che difficilmente possono essere conosciuti applicando ad essi metodi
di ricerca lineari, così come ci accingiamo di necessità a fare noi.
Collegamenti e confronti. In alcune città del
Giappone si festeggiano annualmente
Festival (“Matsuri”) dedicati
a “Pussy & Penis”, che richiamano alla
memoria le Falloforie greche. Un numero imprecisato di partecipanti,
uomini e donne, portano gioiosamente in processione il “Dio della Vita”, un
Fallo di oltre due metri e cinquanta, definito in inglese “Steel Penis!
Hounen Penis Fertility
Festival/Matsura
[1] Lupercali: feste primaverili che si celebravano a Roma
in onore del dio Luperco, protettore delle greggi.
[2] Euripide, il grande tragediografo
greco vissuto nel V° sec. a.C. ha affrontato
il tema nelle Baccanti,
una tragedia nella quale i partecipanti compiono cose inspiegabili,
inaccettabili all’insegna di un dio, Dioniso che le autorizzava e ratificava.
[3] Etim.: ithýs (ιθύς = diritto, innanzi) + phallós (φαλλός = fallo, membro
virile).
[4] Le Falloforie
avevano il loro equivalente nelle romane Feste
Priapèe, in onore di Prìapo, dio della fertilità e della fecondazione.
[5] Del Baccanale parla
Aristotele.
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