2020/10/08

FRANCA CAVALLO "JORNA" FRA POESIA E FILOSOFIA

Franca Cavallo

Jorna

fra poesia e filosofia 

di Gino Carbonaro



    Conosco Franca Cavallo da decenni. Perlomeno da quando pubblicò i suoi primi libri di poesie, che io lessi allora con sorpresa, attenzione e ammirazione,  fissando il concetto che questa poetessa avrebbe potuto crescere fino a lasciare un segno forte nella storia della nostra letteratura. Erano poesie, le prime che ha composto, che trasmettevano intense emozioni, e invitavano il lettore a riflettere sul senso del nostro esistere. Poesie originali nei temi e nella struttura, con decisa predilezione per la sua lingua natale, il modicano, e, con uno sguardo sempre rivolto al sociale e ai ricordi del passato, senza escludere il suo amore per la bellezza della Natura. Albe, tramonti, fiorire della Natura, bellezza che incanta e rasserena. Sono temi, questi ultimi,  che richiamano alla mente aspetti bucolici della campagna modicana con la sua capacità di evocare bellezza, dolcezza e mistero della Natura.


      Certamente, in questa ultima silloge, “Jorna”, non sono stati abbandonati i temi che da sempre sono stati a cuore della nostra Franca, ma di certo, è in parte spostato l’obiettivo e l’interesse della sua poetica. Dopo anni di esperienza nel percorso della sua vita, Franca Cavallo ha altro da dire, e i contenuti di questa silloge sono fondamentalmente orientati alla ricerca del senso di questa nostra vita.      


“Jorna”,  è poesia di apertura e titolo di questa silloge, ed è quella che dà il  “La” al contenuto dell’opera.  Poesia stupenda, nella quale si fissa il concetto  che sono proprio i giorni lo scrigno che contiene la storia di ognuno di noi. Sono loro, i giorni,  i contenitori del nostro vivere.  Ed è poesia che a me pare un  affresco. Un tutto denso di riflessioni. Potenti. Profonde. Di pura filosofia sul senso dell’esistere.  


“... Jorna ri paroli/ 

Jorna ri spirdi a la stranìa/ 

Jorna ri cuntari/ 

Jorna ri scancillari/ 


… e scura e agghiorna .. 

e scura e agghiorna/ 

Jorna .../ jorna … / jorna..” 


       Giorni pieni di parole, speranze, progetti, eventi.  Giorni da ricordare, altri da cancellare, mentre tutto si chiude e ritorna nella inesorabile ruota del tempo.   


   Franca Cavallo sa cos'è la poesia. E sa come nutrire la poesia con interrogativi e denunzie che attengono alla filosofia, al rapporto tragico che la vita può riservare ad ognuno di noi.  In realtà, in questi versi di apertura è possibile ritrovare l’anima di Franca Cavallo. Il leitmotiv che sostiene tutta l’opera. Anima lacerata dalla vita, Vox clamans in deserto, che canta alla Luna il dolore del mondo, della sua esistenza, della esistenza di tutti noi. Così, in altra poesia, quando scrive… 


“Lassatimi sula/ 

a scancillari ar una ar una/ 

li jorna cunzati r’amarumi/ 

Lassatimi sula/ 

ni sta vanedda che nun havi spercia/ 

a ricogghiri paroli ’ntussicati/ 

mmienzu a li fogghi sicchi/ 

ri ’na staçiuni ca nun passa mai ..”  

  

    C’è amarezza in questi versi, ma c’è poesia, e c’è verità. La voce di un dolore antico che ognuno di noi custodisce nel ricordo di una vita che è gioia e dolori, speranze e illusioni, incanto e timori.  E incalzano ancora gli interrogativi sul senso del nostro esistere…  


“Cu’ si’, cu’ sugnu, cu siemu?/ 

Simu petri ri çiumi senza abbientu/ 

e canni o vientu abbiati alla stranìa/ 

simu suli pi la via..” 


     Perché questo è l’uomo. Questa la Donna. Questa l’umanità, e la vita. Siamo pietre di fiume trasportate da acque che ci tormentano e ci travolgono. Creature che in questo mondo “lazzariatu e arsu” siamo incalzati da un vento che non possiamo arginare.. 


      Certamente le riflessioni sul senso del nostro esistere si aprono alla speranza, che giorni migliori spunteranno a conforto di tutti noi. Ed è nel finale di un’altra poesia che è possibile leggere... 


Ma ’mmienzu a lu sfraciellu ri li jorna

L’aria assirèna aspittannu rumani

Ccò ciçiuliu ré çiuri supra i rami

E la ggioia rà vita quannu agghiorna.  


        Ed è proprio in questo sfacelo di giorni, che l’aria si rasserena aspettando il domani, con il dialogare dei fiori sopra i rami, e la gioia della vita al sorgere del sole. 


       Mi fermo per dire che queste poesie intrise di sofferenza, di dolore e di speranza, si presentano anche come documento di accettazione della vita. Poesia ferita, ma creativa e vera. Poesia tematicamente originale, che pone la nostra Franca Cavallo nell’Olimpo delle grandi poetesse che ha prodotto questa Terra modicana.

          

                                          Gino Carbonaro