2020/01/23

SEVERINO Filosofo e PARMENIDE


Intervista della giornalista Monica Mondo 
al filosofo Emanuele Severino

Emanuele Severino 
e  
La filosofia del Destino 

                                                        di Gino Carbonaro

  Intervista  intrigante quella che la giornalista Monica Mondo fa al filosofo Emanuele Severino sei mesi prima della sua morte. Di fatto, la intervistatrice  interroga il filosofo per chiarire alcuni punti della sua filosofia. 

     Ciò che si evince dall’intervista è quanto segue. 

     Il filosofo Severino costruisce il suo sistema filosofico partendo da Parmenide (VI-V sec. a.C.), il filosofo greco il quale affermava che tutto ciò che esiste (nell’Universo) è “ingenerato”.  Il filosofo greco fissa il concetto che tutto ciò che esiste non può essere stato generato dal Non-Essere, cioè dal Nulla, che, come dice la stessa parola, se è Nulla non-esiste, sostenendo che 

l’Essere è 
mentre il non-Essere non è.

  Dunque - ripetiamo - ciò che esiste non può essere stato creato da Qualcuno, ma è esistito da sempre. 

    Il filosofo Severino fa suo questo principio Parmenidèo e su questo costruisce un sistema filosofico che a guardare bene non si discosta da quello del filosofo greco.     

    Con questa affermazione i due filosofi prendono le distanze da tutti gli altri filosofi, i quali partono dal principio che l'Universo ha avuto una nascita che presuppone un Creatore. Principio oggi supportato in parte dalla teoria del Big Bang.

     Il secondo punto che viene preso di mira dai due filosofi è il concetto di divenire, che a loro dire non esiste.  Il cambiamento, se esiste, lascia la materia "stabilmente" per quella che è.    
 “Di fatto - scrive De Crescenzo nel suo libro I Presocratici - nominare  il verbo divenire in presenza di Parmenide era come bestemmiare in Chiesa”. 
  
     Tornando al Nostro va ribadidto il concetto che Severino fa sue queste affermazioni di Parmenide, quasi  senza togliere una virgola, sostenendo che 

Tutto-è-esistito-da-sempre.

    E, a questo “Tutto-compatto" del reale Severino dà il nome di 

Destino,  

termine greco che il filosofo spiega con il suo etimo: 

Destino è “ciò-che-è-assolutamente-stante”

che non è stato creato, che esiste da sempre, ed è 

Verità immobile, stabile, immodificabile.   

      Alle sue affermazioni Parmenide aggiunge che il filosofo è colui che con la logica del suo ragionamento coglie la Verità dell’Essere e decide di rivelarla ai posteri. Conforme è  l’affermazione di Severino quando  afferma che 

l’uomo (il filosofo) altro non è 
che l’apparire (o la voce) del Destino 
(dell’Essere che è Verità)

privilegio che dà all’uomo un alone di regalità, e gli fa aggiungere il principio che

“l’Uomo è un re che si sente mendicante”.

Re in quanto ha il privilegio di cogliere la Verità del Destino. 
     
     Di fatto, alla intervistatrice Monica Mondo che chiede  quale garanzia c’è che le sue affermazioni possano essere vere, Severino risponde con le stesse parole di Parmenide:

“L’uomo è l’apparire della Verità”.

     L’uomo-re-filosofo, che è parte del Destino, ha il privilegio di farsi interprete della Verità-Destino Lui fa conoscere agli altri. 

     Tanto avviene sostenendo  che la Verità  non è ciò che cambia (il divenire che è aleatorio), ma “ciò-che-sta”, cioè il Destino.           

  Implicitamente, Severino va a riesumare l’eterno dibattito fra Essere-e-Divenire. 

  Nell’Essere-Destino, che è fondamento, c'è la stabilità delle cose, nel Divenire c’è il concetto di trasformazione e di cambiamento della storia, dell’uomo, dell’Universo, che va escluso. Perché secondo i due filosofi - ripetiamo - tutto rimane stabilmente se stesso.


    Di fatto, il Tutto esiste da tempo e nel tempo. E tutto quello che cade sotto i nostri sensi è l’espressione del Destino.

    La “novità” della filosofia di Severino?  È quella di porre come fondamento del reale il concetto di Destino, 

Destino che non è Dio creatore. 

Affermando che la sua filosofia esclude l'idea di Dio, aggiungendo ancora che lui stesso non crede in Dio, perché?

Destino è quello-che-è
senza essere stato generato 
senza creare.

      Come è possibile rilevare, si tratta di concetti che Severino pone come veri, ma, in realtà, devono  essere considerati “ipotesi” poste all’interno di un sistema logico che cerca di sostenersi come quei castelli che qualcuno costruisce con le carte da gioco. Tautologie che non approdano a nulla di certo, soprattutto perché il concetto filosofico di “essere e divenire” è tema obsoleto.

   Nei fatti, la filosofia di Severino è “sistema” come lo sono tutte la maggior parte delle argomentazioni filosofiche (e religiose) che poggiano su un vacuo nulla di parole che dovrebbero essere portatrici di verità, ma alla fin fine fanno capo ad affermazioni fideistiche che poggiano sulla bontà di chi parla, cioè sul nulla.  
     
    Anche la filosofia di Severino  sembra poggiare su un gioco di parole che di fatto non approda a nulla. 

      In verità, Severino riconosce che il vero fondamento della conoscenza è dato dalla Techné, cioè dalle Scienze, perché sono proprio loro (le scienze) che, poggiano su “sistemi” logici interagenti con la realtà, riuscendo a pervenire a verità assolute.

       Per chiudere, potremmo affermare che con Severino muore la Filosofia che scopre la sua incapacità di leggere i segreti della vita, il chi, il come, il quanto e il quando di quella che noi consideriamo realtà. Realtà che agli occhi dell'uomo comune si presenta con le connotazioni di una scatola cinese che supera continuamente il limite e dimostra come ciò che ci circonda riserva sempre e comunque sorprese imprevedibili.

     La filosofia che è stata il grande utero del conoscere, quella che ha dato vita a tutte le scienze, dalla matematica, alla fisica, alla pedagogia, su su fino alla psicologia, sociologia e altro, con Severino sembra aver decretato la sua morte. Questo tipo di Filosofia non serve più.

    Se un campo su cui poggiare la Filosofia esiste tuttora, questo è il campo dell’Etica, ambito di ricerca che chiama in causa il senso del nostro esistere, il nostro ruolo di esseri umani potenti, saggi e pericolosi nello stesso tempo, che hanno bisogno di capire come comportarsi con se stessi, con gli altri, con la Natura, con l’Universo di cui siamo ospiti abitatori.  E tanto attiene alla Filosofia esistenziale.          

Gino Carbonaro