2013/08/26

Maya - Una storia di vita e di morte

Maya. 
Una storia di vita e di morte 

Maya. Caso di avvelenamento  
del nostro Pastore Tedesco 
e l'aiuto del dr. Gianni Elia

I fatti


Ragusa. Sabato 24 agosto 2013.


Dopo pranzo sono sceso nella “Stanza dei Topi”.
La chiamiamo così perché da tempo è una delle camere che i tenaci e prolifici roditori hanno eletto a Residence.


Per questo, da mesi, avevo ritenuto di dover derattizzare l’ambiente collocando sul pavimento cialde di esca avvelenata. Dal che alcune mie considerazioni.


La prima, che le cialde dovevano essere gustose, perché in poco tempo venivano divorate. La seconda considerazione mi faceva dire che i topi dovevano essere non pochi se chilogrammi di cialde venivano divorate nell’arco di poche notti.


Da qualche tempo, però, i topi non mangiavano più le cialde. Da ciò ero portato a fare altre considerazioni. O i topi erano morti (tutti) senza lasciare eredi. Oppure, gli attenti  roditori avevano imparato a non avvicinarsi alle (per loro) pericolose cialde. Cu’ si vardàu si sarvàu, recita un saggio proverbio siciliano, che loro (i topi) certamente conoscevano.


Questo pomeriggio, come dicevo, sono sceso giù per rendermi conto della situazione. Aperta la porta, rilevo che una sola cialda, che avevo collocato sul pavimento era intatta.


Mentre mi muovevo fra i mobili per ispezionare, mi accorgo che nella stanza con me era entrata a mia insaputa la nostra cagna Maya. In contemporanea mi accorgo che sul pavimento mancava la cialda che avevo appena intercettata, e tornando a guardare Maya, ho l’impressione che si stia leccando le labbra. Era segno che la cialda l’aveva appena ingoiata proprio lei.


A questo punto scatta l’allarme rosso. Emergenza. Nello scompiglio del cervello che sembra scoppiarmi, considero che Maya è a rischio di morte. Che fare? Erano le 15,35. Penso di rivolgermi al nostro veterinario, dr. Carlo Pappalardo? Telefono, ma non risponde nessuno, neppure la segreterìa telefonica, in genere molto attiva. Mi sovviene che è sabato pomeriggio di un fatidico mese di agosto a ridosso della Festa di San Giovanni, e penso che il nostro VET potrebbe essere in ferie. Altro veterinario? La nostra amica Valeria Azzara. Ma il suo cellulare non è raggiungibile. Disperato, telefono al pronto soccorso dell’Ospedale Civile di Ragusa. Proprio quello degli umani. Risponde “all’istante” un infermiere molto gentile al quale spiego la situazione e chiedo se può darmi un aiuto. L’infermiere mi passa un medico, che mi passa un altro medico, che si informa con qualcuno. Alla fine mi viene fornito il numero di cellulare del Pronto Soccorso Veterinario Provinciale. Ringrazio e mi precipito  a telefonare al Pronto Soccorso Veterinario estivo. Purtroppo risponde la segreteria telefonica. Lascio un messaggio. Ma che fare? Che fare? Il tempo inesorabile avanza. Diventa il mio/il nostro nemico. Claire, mi sta accanto, mi guarda in silenzio, quando  ha una illuminazione. Suggerisce di telefonare al nostro supermedico personale. Al dr Gianni Elia. Telefoniamo e miracolo (!) risponde subito. Spieghiamo il caso. Mi chiede di leggere sulla confezione se il prodotto (veleno) è composto con “dicumalorici”. In questo caso bisogna usare vit. K come antitodo. Io leggo. Intercetto il termine. Intanto il dr. Elia mi suggerisce di far vomitare il cane. “Con che cosa? E come?” Io chiedo. La risposta: “Fare ingoiare al cane un bel bicchiere di acqua ossigenata, poi andare immediatamente in ospedale dove lui mi avrebbe fatto trovare un infermiere che mi avrebbe fornito fiale di vit. Kappa.


Prima di partire per l’ospedale, Claire ed io cerchiamo in casa l’acqua ossigenata. Altra fortuna vuole che ce l’abbiamo. Ne abbiamo l’equivalente di un bel bicchiere.
Io metto i guanti. Apro la bocca di Maya, mentre la tengo stretta fra le mie gambe. Claire riempie una grande siringa con acqua ossigenata e giù nella gola di Maya, che recalcitra. Subito dopo in Ospedale. Qualcuno, si fa trovare alla porta dell’Ospedale. Mi fornisce le fiale. Ringrazio e giù  di nuovo a casa. Di corsa. Qui la bella notizia. Maya ha vomitato. Fra il vomito bianco ancora effervescente dell’acqua ossigenata, si vede la bustina della cialda. Quindi iniezione intramuscolo di vit. kappa e attesa.


Il dr. Elia, intanto ci telefona per sapere, mentre ci rende edotti che i “dicumalorici” provocano emorragia, visibile nel bianco degli occhi che diventano scuri e nelle gengive che potrebbero sanguinare. Ora, dopo la iniezione intramuscolo che gli faccio io stesso, comincia l’attesa. Ma.. altra fortuna.. la mattina seguente gli occhi di Maya sono bianchissimi. Le gengive sono magnifiche. Telefoniamo di nuovo al medico che ci consiglia un’altra mezza fiala di vit. K. (Konakion) per via orale. Giusto per mettersi al sicuro.


Ora, nella continua lotta per la vita abbiamo vinto una battaglia. Grazie al supporto di un medico sostenuto da una forte passione per il suo lavoro, da un impianto etica raro, di un medico che nei confronti di un problema di vita e di morte si dispone con tutta la sua umanità, professionalità e preparazione. Sia nei confronti  dell’uomo, che nei confronti degli amici degli uomini. Che sono creature di Dio. Questa testimonianza vuole essere documento che segnala un evento nobile, e per noi, per Claire e per me, segno di un obbligo di riconoscenza nei confronti del giovane medico dr. Giovanni Elia.


                             Claire Thomson  & Gino Carbonaro

24/25 agosto 2013