2016/08/03

DONNA proverbi negativi (dalla Sicilia)


La Donna nei Proverbi Siciliani
di Gino Carbonaro
Vent’anni fa, leggendo la poderosa raccolta di proverbi siciliani del medico palermitano Giuseppe Pitré, notai che i proverbi relativi alla donna erano tutti negativi, mentre quelli relativi all’uomo erano quasi tutti positivi.
Allora che formulai l'ipotesi:

  • che i proverbi, come i lapsus per la psicanalisi, fossero mediatori (sfuggiti e) riflettenti la cultura di un popolo. Di fatto quelli che gli uomini, nelle varie epoche, avevanopensato della donna. E ancora..
  • che oltre alla storia politica, sindacale o militare esisteva anche una storia della cultura o del modo di pensare dei popoli.

  Riportiamo qualcuno di questi proverbi. Il resto è contenuto nel libro "La Donna nei Proverbi siciliani".

Đi lu mari nasci lu sali

E đi la fímmina ogni  mali!

’A fímmina teni quatŧŗu `bannèri:
càrzara, malatìa, fúrca e galeri!
Cu’  scecchi caccia e a `fímmini criđi,
facci đi parađisu nun ni viđi!
    
  Basti pensare di quanto è capace:

Pri `buffuniari a ’n-omu  ci vo’ ’n-parrinu,
pri `buffuniari ’n-parrinu ci voli ’n-monucu,
pri `buffuniari ’n-monucu ci vó’ ’na fímmina!
  Insomma, è proprio da non credere ai propri occhi e alle proprie orecchie, ma è accertato che la donna è cosa đ’ô điavulu!.
La fímmina ha setti şpiriti comu  e jatti!

’A fímmina  è com’a jatta

si l’accarìzzi ti ’ratta!
’A  fímmina è comu  ’a ’rdica,
púnci a  cu ci atŧŗuzza,
ma no a cui, cu li peđi la frica!
  La fímmina è giulìva
quann’è žita e quann’è cattiva.
 
  Ma è anche vuota, superficiale, banale, questa donna che è mobile come una bandiera al vento, e piange e ride senza alcun motivo:
La fímmina  è comu lu vèntu,
         canćia ogni mumèntu!
La fímmina è pàmpina đi cànna!
La fímmina riđi quannu pó,
      e çhianci quannu vò!
   E poi si lagna continuamente,
È-ni ’n šaccu ’i  lamentu,
e... şpíssu si lamenta e  đoli,
e si fa malata quannu voli.
  e parla sempre a sproposito:
Li fímmini haňu li vuđeđda pirciati,
  Ed è anche  pericolosa - la donna - perché con le sue tecniche riesce ad ammaliare l'uomo con tre soli peli di … capello!
Ŧŗi capiđdi đi fímmina
’mpiđuġğhianu  a ’n-omu!
  Potenza dei peli di donna!
Tira çhiú assai ’n-capiđdu đi fímmina
Ca ’na corda đi `baştimentu!
Tira ciù`magnu ’n-pilu đi ştiçċhiu
      Ca na mánnira  ’i vôi!

E ancora…

  Favi e muggheri pistili ch’e piedi
Scecchi e fimmini vastunati c’aggrizzunu
Si tratta di proverbi che classificano la Donna (cioè, tutte le donne) in maniera  incontrovertibile.
E siccome il Proverbio è passato alla storia come parola di Dio, dunque fonte di verità indiscutibile, è chiaro che i Proverbi citati sono passati alla storia come giudizi assoluti e non come impressioni opinabili di chi oggi la pensa in un modo e domani in un altro.
Sull’uomo, dicevamo il proverbio è positivo, sempre:
Ogni beni di l’omunu veni
L’omunu è comu l’oro sempri luci
  E fra tutti i Proverbi ce n’era uno che sintetizzava meglio il pensiero, diciamo la differenza fra uomo e donna ed è quello che recita:
’U masculu è meli, a fimmina è feli,
dove il maschio è percettivamente associato al miele dolce, nutriente, dorato, e l’oro è colore solare proprio delle divinità; mentre la donna è associata al fiele amaro, verdognolo, e il verde marcio del fiele è il colore del vomito e della suppurazione.
     Il binomio uomo-donna, così come si evince dal proverbio riflette una forma mentale chiaramente manichea o dualistica, proprio di chi vede la realtà spaccata in due:
Da una parte, meglio dire in alto c’è l’uomo che è bene, in basso la donna che è male;
- in alto c’è Dio che è spirito, verità, luce, fonte di ogni benessere, e accanto a lui c’è l’uomo che è creatura di Dio;
- dall’altra parte, ma in basso c’è la materia, l’errore, l’oscurità, Satana, il male, e la donna che è figlia di Satana.
Questo si pensa nelle culture maschiliste; dove anche la donna pensa di se stessa le stesse cose dell’uomo; in questo caso, la donna avrebbe fatto suoi i modi di pensare e le gerarchie di valori della società maschilista di cui è il prodotto.
Tanto può essere provato ancora da un altro proverbio: quando la donna di una volta era incinta e le vicine volevano indovinare se la creatura che stava nell’utero era maschio o femmina, guardavano la pancia  della donna e se la vedevano sospinta verso l’alto sentenziavano contenti masculu è! masculu è!; se invece, la pancia era collassata verso il basso, non c’erano dubbi: Ah! chista èni toppa! Toppa èni! il proverbio siciliano, molto colorito, recita difatti:
Panza pizzutedda? Figghiu masculu!
Panza caduta? Toppa!
Dove il maschio è colui che è sicuramente dominante-attivo, tendente verso l’alto, verso il cielo; mentre la donna è colei che tende verso il basso subalterna-passiva, ma anche pesante da portare per la madre, perché la nascita delle  figlie femmine era considerata ovunque un evento negativo; senza considerare il fatto che il termine “toppa”, è un nomignolo che le stesse donne usano dispregiativamente  quasi a voler sottolineare il ruolo, la funzione strumentale, sessuale, riproduttiva della donna, di colei che è nata per ricevere, la chiave, ma anche il cibo, i consigli, gli ordini del maschio dominante.  Tanto si evince in maniera incontroverbile da un solo proverbio. Questo nella Sicilia ingabbiata di una volta, noi pensiamo; invece, no! perché sino a qualche anno fa quando una donna era incinta in tutta l’Italia si diceva:

Auguri e figli maschi, come dire Come dire 

“Auguri e speriamo che non siano figlie femmine”.
Ma, non si salvano ancora molte donne di oggi che elogiano il movimento femminista, ma poi tornate a casa non trovano la forza di far lavare i piatti ai figli maschi, né insegnano loro a rifarsi il letto al mattino, né gli insegnano a cucinare, né gli fanno fare pulizie in casa, considerando logico (ma logico perché!) delegare il tutto alle figlie femmine.
E’ come dire che il passato continua a vivere in noi, a dimostrare che il programma culturale è dentro di noi né riusciamo a liberarcene.
Certo la condizione della donna in Sicilia non è più la stessa di trent’anni fa, ma non è certo la stessa condizione nella quale naviga l’uomo.
- Si pensi che ancora oggi, in alcuni paesi della Sicilia, la piazza, l’agorà greca, per intenderci, è territorio riservato ai maschi, e che ancora oggi nel marzo del 2001, vengono formulati giudizi di valore negativi, lesivi della personalità e della  donna che si reca in piazza “da sola” per fermarsi a parlare con un’altra amica. Le stesse sanzioni  si registrano se due donne indugiano sole per strada, pieri-pieri, a discutere sino a tarda ora, o entrano sempre da sole, cioè non accompagnate da un uomo, in un bar.