2013/02/11

Raccomandazione in Italia


Ti rac-comando (di favorire) l’amico


La Raccomandazione?
Non esiste!
La Raccomandazione 
è una invenzione!


La più grande invenzione 
dopo la scoperta del fuoco
e della fionda!
  
    Come le vivande, esistono tante specie di raccomandazioni. Ci sono quelle “soft” che evocano il burro e la marmellata, e quelle “hard” che richiamano la carota e il bastone. Le prime hanno il tono mielato della preghiera. Sono quelle che la madre rivolge alla figlia che la sera esce con le amiche: “Giovanna, non fare tardi, mi raccomando”. E sanno di supplica le raccomandazioni che si ricevono in tempo di elezioni: “Si tratta di un amico, di grande disponibilità, non dice di no a nessuno, dobbiamo aiutarlo. Mi rac-comando”. Avvertimento che arriva alle orecchie di chi lo riceve, come mosca che a sorpresa plana in prossimità delle orecchie. Ed è vicinanza che disturba. Ed è ronzio che dà fastidio. Poi il dittero si allontana e di lui rimane solo la sgradevole memoria.   

  Alla seconda specie, appartengono le raccomandazioni hard, quelle vere, che innescano dinamiche forti e mettono in atto interessi legati alla sopravvivenza. Qui comanda la legge dei favoritismi.  “Se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te”. 

   La ricerca della raccomandazione scatta immediata quando, bandito un concorso, si conosce la commissione esaminatrice. In quell’istante, i concorrenti si attivano con la solerzia delle formiche cui qualcuno ha messo sottosopra il formicaio. Scrutano l’orizzonte alla ricerca di ag-ganci  mentre attivano una catena di S. Antonio, ragnatela di favori che ricorda le strutture cellulari del cervello. Sinapsi che mettono in contatto cellule apparentemente lontane fra loro per trasmettere in tempo reale una nuova gamma di meriti e crediti. Per prima cosa bisogna trovare una autorità amica- degli-amici, che può parlare prudente e suadente al membro della commissione. La frase enunciata, “ti rac-comando”, ha la connotazione di un ordine. Favore attende favore. Sgarro si paga. Carota e bastone sono impliciti. E le leggi? ci si chiede. Sono simili alle “grida” di manzoniana memoria. Flatus vocis! Emissioni gassose del basso corporeo. Chi poi "vinceva un concorso (si fa per dire) con la raccomandazione, si vantava, anche, e fiero del suo indiretto potere esclamava: "Io trasìi co' cauçi. Ca pirata ro viscuvu pigghiai u puostu".    
     
     Era fondata su questi principi la società di una volta che, anziché selezionare meritevoli e qualificati impiegati, mirava a favorire clienti e raccomandati.

    Se la raccomandazione, come elemento culturale perverso non viene considerata atto mafioso, la logica è la stessa. Lo scopo è quello di favorire masse di privi-legiati, soggetti “privi legis” (privi di legge, al di sopra delle leggi) l’etimo aiuta) persone che non riconoscono la legge e la deprivano di senso e funzione. 

Ed è per questo, che nei servizi sociali ci si imbatte in persone che non sono funzionali al posto di lavoro e al servizio erogato. Il concorso è falsato? La società non cresce. La struttura sociale è quella del carciofo. Chiusa in se stessa.    

     I Borboni di Napoli che dicevano di essere  ligi alla forma e alla legge, squittivano: “La raccomandazione non esiste! La raccomandazione è una invenzione!” Certamente.. la più grande invenzione dopo la scoperta del fuoco e della fionda

                                            Gino Carbonaro