2018/06/10

Giuseppe Frantantonio, le anime pittoriche di..



La anime pittoriche di
Giuseppe Fratantonio


Peppe carissimo,


   Sono andato a visitare per la seconda volta la tua mostra di via Natalelli a Ragusa, e dico di essere rimasto colpito. Hai fatto quello che altri pittori non fanno: hai esposto tutte le tue opere con lo stesso formato e con la stessa tipologia di cornice. I quadri non sono isole sparse, ma fanno parte di un arcipelago di pensiero e di arte. Ed è volontà la tua di costruire un discorso pittorico che abbisogna di tutta la tua produzione. Così, la mostra segue un percorso ordinato. Presuppone un discorso. Messaggio che tu vuoi dare al visitatore.  

Ed è un segnale importante. Perché vuol dire che la pittura serve per trasmettere messaggi (anche subliminali) che vogliono scoprire qualcosa sul senso dell’esistere. Difatti, se la vita è enigma, se nessuno sa cosa c’è dietro la curva del tempo, se il mistero ci avvinghia, compito del pittore è quello di intercettare questa verità occulta e rivelarla. Da qui, l’escamotage. La realtà visiva fermata in primo piano da muri, da tende, finestre, balconi o ringhiere che delimitano la realtà, ma subito dopo, il salto nell’aldilà, in altri piani che si sommano, si inseguono, si sovrappongono. Lo scopo? E’ quello di cogliere il silenzio del mondo.  I piani si susseguono all’infinito, cosicché dal finito, definito, fissato, visibile, il pittore ci consegna l’idea di un infinito che per principio non può essere definito. Alla chiarezza del visibile fa seguito il piano del mistero, del vuoto, del nulla.


     Di certo tu, uomo e pittore sai di vivere in questo XXI secolo, sai di far parte di una cultura pittorica. Sei consapevole di vivere le tematiche di questo momento storico: l’angoscia di un mondo che va alla deriva, gli interrogativi che non hanno risposta, il bisogno di dare un senso alla realtà che viviamo, la scoperta della psicanalisi che cerca di sondare l’inconscio. E ancora, tu conosci i temi fondanti della filosofia esistenziale: il concetto di solitudine soprattutto. Principi che si evincono proprio dalle tue opere. Il vuoto di una poltrona rossa, centrale nel contesto degli elementi compositivi. Ed è pittura la tua che intende fissare lo spazio delle cose,  che pur navigando sul piano di un iper-realismo, in realtà trasmette messaggi che l’osservatore deve ricevere e decifrare.


    Abbiamo parlato di spazio, ma non basta. Le tue opere chiamano in causa anche il tempo, altra categoria del reale, il tempo che nella realtà fluisce, scorre, né può essere bloccato. Nelle tue opere, tu intercetti questo fluire del tempo, ma lo blocchi, lo fissi, lo congeli, costringendo l’osservatore a riflettere, a meditare sull’evento che tu proponi. Il tempo bloccato nel quadro recalcitra, vorrebbe liberarsi, vorrebbe sfuggire a questa forma di prigionia per evitare che l’osservatore possa pensare, capire, dare un senso a qualcosa che non è semplice decifrare. Sotto questo profilo, la pittura dà la mano alla filosofia esistenziale. Ma, non è la prima volta che i pittori affrontano il tema della solitudine. Ci viene da pensare a Hopper, Magritte, De Chirico, che ci consegnano icone pittoriche surreali, atmosfere metafisiche, composizioni sospese che sanno di onirico. Solo nelle tue opere, però, c’è la volontà di raccordarti con l’inconscio collettivo, che decanta la storia del passato e coglie il mistero delle cose.


Per chiudere, va detto che, a mio avviso, è come se tu avessi due anime: con una senti di far parte di una corrente pittorica che comprende i pittori sopra citati: figurativo iperreale o quasi, implosivo, nel senso che rivolgi la sua attenzione alla cultura passata di cui senti di fare parte. L’altra realtà pittorica, che tu vivi con uguale passione, è ricerca di colori, ricerca di vibrazioni tonali inusitate, ricerca di un incondizionato infinito.

E, sottolineo il concetto di ricerca che è guidata dalla mente e dagli impulsi istintivi ed emozionali. In questi lavori che per me sono splendidi per la loro novità, il soggetto è costituito da cieli con forti ed inusitate esplosioni di colori, che rendono gli impasti tonali i veri protagonisti e dominatori della creazione pittorica. In questa fase, tu come pittore ti liberi, non devi fare i conti con il disegno con i soggetti che ingabbiano, ma voli liberamente i cieli della tua ricerca, e resti sempre tu, ma ora libero di andare alla ricerca di un mondo sconosciuto. In questa fase, il tuo sguardo non è rivolto al passato, ma al futuro. Non scava nei fondi dell’inconscio, ma crea realtà nuove, mentre la tua pittura acquista una riconoscibilità che potrebbe escludere la firma. Perché la tua pittura firma per te.    


 

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