SCUCCES
Una azienda, una realizzazione, un incanto
Ai (Armonia)
di Gino Carbonaro
Caro Titì,
Hai invitato me e Claire a visitare la tua azienda. Ma, tutto avremmo potuto immaginare, tranne che entrando in questa realtà di sogno avremmo trovato un pezzo di Sicilia che pensavamo non potesse più esistere.
Una campagna immensa, che si estende a vista d’occhio, recintata per chissà quanti chilometri. Una natura incontaminata, con vegetazioni arboree e prati ricchi di erbe e fiori della macchia mediterranea. Panorama mozzafiato dal quale si intravvede il mare in lontananza. Un silenzio da incanto. Un profumo di natura, da favola. E animali vaganti, sereni, salutivi, i tuoi bovini, di una bellezza
e di una dolcezza incredibile.
I nostri occhi non si saziavano di guardare. Ora, era il cielo incredibilmente azzurro e sereno, di una bella mattina di primavera. Ora il flebile movimento dell’aria che faceva muovere le foglie degli alberi, ora la frescura dell’acqua ove si abbeverano gli animali. Tutto incredibilmente sereno. L’atmosfera? Da Arcadia antica.
Ed è in questo contesto che tu allevi le tue mandrie di bovini. Bovini da carne che qualcuno avrebbe potuto chiudere, imprigionare in un recinto, mettere all’ingrasso artificialmente, ma che tu invece fai vivere liberi: liberi gli animali, incontaminata la campagna, per realizzare una sorta di circuito che parte da Madre Terra che dona la vita, passa all’animale che si nutre e restituisce poi ancora il suo ritorno alla terra, in una sorta di ciclo perpetuo naturale.
Fu allora che richiamai alla mia mente il concetto di “Armonia”. E’ fu illuminazione alla quale sono pervenuto proprio in questa occasione, ammirando estasiato questa azienda agricola, questo gioiello di intelligenza e di attenzione, che è forse la cosa che più ti sta a cuore e contribuisce a dar senso alla tua vita. Perché proprio tu, amico mio, hai realizzato quello che per tanti altri è un sogno e per te è invece l’espressione della tua filosofia della vita, del tuo rapportarti con il mondo, con gli altri secondo tuoi inderogabili, nobili e convinti principi che io chiamo valori.
E posi, ricordo bene, questa tua realizzazione sullo stesso piano dell’altra tua creatura che è il Teatro Donnafugata di Ibla. Teatro, l’uno, dove si ascolta musica e bel canto, ma dove tutto è gestito e realizzato secondo una grazie e una logica che sono figlie della Armonia, e subito dopo (o prima?) Azienza Agricola dove tutto ha le connotazioni della musica, dove il concerto è offerto dalla natura e tu ne sei il Direttore.
Questo mi trovai a dire, perché in entrambe le tue realizzazioni io ho rilevato un comune denominatore che è il principio dell’Armonia. E tu, l’uomo, che sei alla base di tutto. Qui, da queste realizzazioni io deduco la tua filosofia dell’esistere. La sua intelligenza. La tua sensibilità. Il tuo amore per la bellezza e per l’armonia e ancora per la società nella quale ci troviamo a vivere.
Certo nel tuo operare c’è anche amore e rispetto per la vita degli animali, per la natura, per una economia scrupolosamente fondata sulla ecologia, sul rispetto e sulla onestà. Valori che oggi sembrano dimenticati. Obsoleti. Ma, che nel tuo modo di pensare vivono con-legati fra loro, tenuti insieme da un sottile e delicato rapporto che crea armonia.
Ancora di più mi fu tutto chiarito quando, osservando la serenità di quella campagna in fiore e delle sue creature, tu, Direttore del tutto, dicesti a me che ti ascoltavo, che la Natura è come un pianoforte che tu devi imparare a conoscere, prima, ad amare, e infine a suonare.
E l’uomo? L’agricoltore? E’ un concertista che ausculta il linguaggio della natura, ne registra la salute, ne intuisce i bisogni, e interviene con dolcezza cercando di far parte lui stesso del grande concerto della vita, dove tutto è fondato sul rispetto.
E dopo questa tua affermazione, ti ho percepito ancora di più uomo spiritualmente e culturalmente ricchissimo. Tu che hai fondato il tuo lavoro sul rispetto della natura, sul rispetto degli animali, e degli uomini, inserito come sei in un contesto agricolo-naturale incontaminato, così come richiede lei stessa (la campagna) e così come va conformandosi da sola, con erbe e prati e foraggi che l’uomo aveva (o avrebbe) distrutto seguendo la direttiva dello sfruttamento indiscriminato della natura mirato solo al guadagno.
Ed ora che tu hai liberato la tua campagna e le sue creature dall’incubo dell’uomo dominatore, che per costume tende a dominare, a schiavizzare, tu con la tua attenzione, il tuo amore, la tua filosofia, hai restituito a quelle terre il sorriso dolce fra bucolico e georgico con il quale tu ti rapporti e dialoghi con la natura .
Che possa il tuo esempio essere seguito da altri. Se tutti si comportassero così come fai tu, il mondo sarebbe un altro. Sarebbe diverso.
Grazie di tutto.Grazie per quello che ci hai insegnato
Claire & Gino
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