Il sapore del Tempo
di Nino Barone
Gino Carbonaro
Tutto, in questo “Sapore del tempo”
di Nino Barone, fa pensare alla Grecia classica.
A sorpresa, il bel Corso Umberto di Modica diviene,
per analogia (e un po’ di
fantasia) agorà-salotto:
luogo di incontro, di confronto, di dibattito
e di approfondimento
di idee, esposte da uomini
liberi, attenti, intelligenti, culturalmente
preparati.
Qui, in peripatetiche conversazioni,
vengono discussi temi svariati,
nel nobile intento
di scoprire la verità delle cose ed evitare
luoghi comuni e quanto
è propinato da televisione
e mass-media. E sentono, questi
“passeggiatori”,
il diritto-dovere di dire quello che pensano
in piena ed assoluta
libertà di idee.
Questo, mentre l’Autore, con la “auctoritas”
che deriva dalla
sua persona, e con la forza
suffragata dalla sua esperienza,
coordina gli interventi
e, quasi occulto
direttore d’orchestra, dà il “la” e il giusto tono alle
conversazioni. È lui, il “vegliardo” scrittore
ricco di anni e di esperienza,
di sapere e di cultura,
che può di diritto far conoscere il suo punto di vista,
utile soprattutto ai giovani (vedi il dialogo
con Paolino e Virginia) ma
necessario per illuminare la strada anche di chi ritiene di sapere, e soprattutto
di chi va senza chiedersi dove sta andando.
La tecnica messa in atto nelle
conversazioni è quella “maieutica” nel senso etimologico del termine:
necessaria la ricerca di punti forti, implicito il procedere per sillogismi: da
qui discende la verità che è frutto di un faticoso travaglio di idee. La
finalità del libro è dunque socio-pedagogica, ma anche filosofica, propria del
metodo socratico; l’impostazione mai tradita è quella del dialogo platonico
sobrio, equilibrato, attento.
Ma, è la prosa, soprattutto, che sembra
figlia della cultura greca, quel modo di comunicare di Nino Barone chiaro,
cristallino, coinvolgente, mirato al concreto, misurato, concatenato nella
logica dei fatti, assolutamente privo di narcisismi e di concetti astratti.
Ed è merito (quello di scrivere chiaro) che
è dono di natura (che pochissimi possiedono) ed è ciò che rende agevole seguire
con vera delizia l’esposizione del pensiero.
Per il resto, questo terzo lavoro, dal
titolo stupendo va considerato l’ultimo momento di una trilogia composta da
“Richiami” ed “Essere Cava”, opere pubblicate in precedenza, ma in questo “Il sapore
del Tempo” il registro è debolmente diverso da quello adottato nei due
precedenti lavori. Difatti, mentre prima l’interesse è per il racconto che
rievoca momenti del passato, qui il protagonista, e io narrante, è colui che
mira a custodire e difendere la saggezza nel senso confuciano del termine. Saggio
- dice Confucio - è colui che è per costume serio, sollecito, dolce: sollecito
e serio con i conoscenti, dolce con gli amici. Saggio è colui che è cauto nel
parlare e rapido nell’agire, che è franco senza essere ostinato; austero, ma non
superbo. E ancora, saggio è chi tende a migliorare e indica ad altri la via che
ritiene migliore. Saggio è chi non si duole di non essere conosciuto, ma opera
in modo da essere degno di essere conosciuto e di lasciare un dolce ricordo di
sé e di coloro che ha messo al mondo. Qui i principi della saggezza, che è
universale, coincidono con l’éthos greco. Infine, il saggio sa che ripetere ciò
che si è appena ascoltato in strada è il vero e grande torto fatto alla virtù.
L’essenza del libro è soprattutto mirata
alla ricerca della saggezza e della verità, più che del sapere e della
erudizione.
Volendo tentare un parallelismo con l’arte
figurativa, direi che questa opera è simile a un affresco che descrive un’epoca
e un ambiente particolare, anche se l’impostazione ricorda la tecnica del
mosaico. Difatti, ogni considerazione, racconto, intervista o dialogo riportato
nel libro, altro non è che un tassello, una tessera, che acquista senso pieno solo
come parte di un tutto. Così viene fuori la struttura mental-culturale di uno
scrittore che crede nei valori, nella religione, nella fede, nella bontà, nella
carità, nella giustizia, nel dovere, e soprattutto in una politica fatta da
uomini integerrimi, intelligenti, illuminati e onesti. Tanto si rileva nel corso
del libro, ma è provato dall’ultimo racconto intitolato “Anno 2084” , dove facendo ricorso a
un paradosso, l’Autore ci invita a prevedere come sarà il mondo verso la fine
del XXI sec.
Tanto evidenzia il fatto che
Nino Barone è uomo sostanzialmente ottimista.
Le considerazioni contenute nel libro? Importantissime!
Protagonisti? Un po’ tutti. Uomini e Tempo (Χρόνος),
Il Tempo che, come nave, ci porta in un viaggio a noi sconosciuto, dove
viaggiano tutti gli esseri viventi e gli uomini, alcuni dei quali con le loro
false fedi e credenze, e con le loro debolezze, vedi “Saridda e l’amore”, una
donna che si invaghisce di altro uomo e abbandona marito e figli per convivere
con quello che lei considera il sogno della sua vita. Ma, nell’opera si incontra
anche la violenza arrogante, in “Punture di spillo”, gli intricati problemi
della nostra politica e gli scontri fra magistratura e politica; viene denunziato
certo costume (o malcostume) di certi uomini politici dei tempi andati, trattato
il problema degli immigrati, il disorientamento dei giovani di oggi, quello sui
condizionamenti occulti della televisione, e così via. Sotto ogni aspetto il
libro è un documento che registra modi di vivere, di pensare, di comportamento,
che rileva il modo di reagire, nel bene o nel male, alla vita che qualcuno ci
ha dato da vivere, e registra quelle “sbavature della società” che “possiamo
approvare o non approvare”.
L’autore si schiva affermando che il suo
non è un libro di sociologia, ma i dati inseriti che registrano modalità e cambiamenti
sociali, modificazioni di abitudini e valori, attengono alla sociologia e
(perché no?) alla filosofia.
Infine, quello che si evidenzia nella
lettura del libro è il tono pacato, sereno, urbano di affrontare i temi,
soprattutto il rispetto per le opinioni degli altri che fissano in chi scrive
il grande valore attribuito alla libertà individuale e collettiva. Rispetto e
libertà che politicamente si ritrovano nel concetto di democrazia.
“Il sapore del Tempo” è un libro che
mancava, scritto da colui che può essere definito notaio di una microstoria umana e sociale in una nicchia di
tempo che sarà divorata dal Tempo.
Gino Carbonaro
P.S. Due parole di elogio per la bella edizione
curata dalla nuova Casa Editrice Argo, soprattutto la impaginazione, la scelta
della carta certamente pregiata, stupendo il titolo, bella la copertina e la
prefazione del prof. Piergiorgio Barone. Congratulazioni.
P.P.S. Non avrei inserito in
questo libro il racconto “Un cane”.
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