2012/04/24

Carmelo Assenza, poeta assoluto



Carmelo Assenza e l'anima antica 
della Contea di Modica

                                                                  di Gino Carbonaro

È poesia, quella di Carmelo Assenza, 
dove vengono richiamati i valori fondanti 
di questa società antica: 
il lavoro - “u travagghiu” - e il sudore - “u sururi”. 
            
      Non sempre una città ha il privilegio di avere un figlio come Carmelo Assenza. Chi ha avuto la fortuna di averlo come amico ha conosciuto da sempre il suo grande amore per le nostre tradizioni, per la nostra cultura, per i nostri canti. Chi scrive ricorda la sua bella e possente voce di tenore, con la quale spesso si dilettava a interpretare canti popolari. Ed era spettacolo che apriva il cuore. Musica, canto e amore per la poesia, che hanno dato il via alla raccolta di “Canti Popolari della Contea di Modica” (1970). Opera preziosa e rara, un dono che Meno Assenza ha fatto a tutti noi salvando dalla incuria del tempo centinaia di canti popolari, che egli aveva raccolto dalla viva voce dei nonni, dei contadini, degli ultimi carrettieri.    

     I “Canti Popolari della Contea di Modica” danno il via alla sua attività di ricercatore, ed è con questa opera che Carmelo Assenza si pone sulla strada segnata da Lionardo Vigo, Salvatore Salomone Marino, Giuseppe Pitré, Serafino Amabile Guastella,  Corrado Avolio. Demopsicologi, si diceva allora, che hanno dato un contributo fondamentale al salvataggio di tanta parte delle nostre tradizioni popolari.     

    Parallelamente alla sua passione per le tradizioni popolari, Carmelo Assenza manifesta il suo amore per la poesia, e pubblica “Muorica è n paisi” (1970) silloge di liriche composte in dialetto modicano, rivelandosi con ciò poeta di eccezionale valore. Ogni poesia è un idillio di greca memoria, con il quale il Nostro continua la strada segnata dalla poesia popolare.
   
  In “Muorica è n paisi”, Carmelo Assenza si rivela poeta lirico ed epico a un tempo. Lirico, perché coglie l’anima che alita nelle cose, epico in quanto si fa interprete dell’épos di un popolo, quello modicano, con il suo profondo amore per la campagna e per la natura. Ogni poesia è un quadro che blocca una emozione, un evento di microstoria minore denso di significati e carico di una spiritualità sacrale.

 Nella poesia “A lu carrittieri”, Carmelo Assenza recupera una scena, un tempo consueta, quando i carrettieri che andavano di notte cantavano tristi melopèe; ed era concerto naturale al quale prendeva parte lo stridìo ritmato delle bóccole su cui ruotava l’asse del carro, il passo dell’animale che segnava il tempo, le “cianciane” appese agli “armiggi” degli animali. Ma, alla “notturna”, dedicata alla Luna e alle stelle, partecipano certamente grilli e cicale, dopo avere accordato i loro strumenti. Era questa la realtà sognata di un tempo, e nessun racconto in prosa può far rivivere quel momento magico. 

“Quannu stanca a terra rormi/ allustriata ri la Luna/ a lu scrusciu ri çianciani /s’accumpagna na canzuna/ E li ridda e li çicali / accurdati li viulina/ ci rrispùnnunu sunannu / quasi finu a la matina / E sti sona fanu u viersu / u carrettu annaculìa / ccu la testa ô tummarieddu / ogni tantu accappuzzìa”. (p.23)
    
Della raccolta “Muorica è n paisi” fa parte la poesia “Vota muredda”, una delle più belle e amare liriche della silloge. Lo sfondo è ancora la campagna modicana, protagonista un contadino che ara e parla con la mula che sente estenuata dalla fatica. Il linguaggio essenziale, proprio della cultura contadina, è agganciato al concetto che scarta ogni sdolcinatura bucolica. Oggetto della conversazione è la sofferenza, la lotta strenua e quotidiana dell’uomo per guadagnarsi col sudore del corpo il diritto alla sopravvivenza, per lui e per la sua famiglia. La poesia si trasforma così in documento totale, tragico, che coglie il nucleo fondante dell’anima e della storia dell’uomo. 

“Iàutu cca, nica, accura ca n-tì scorna / Vasciu… cciù vasciu!... supra dà camina / Comu si ttutta baschi a stamatina! / Comu ti pari n-zéculu şta torna! / Vota muredda, supra la virsura / Ti fa comu nu mantiçi lu çiancu / E cchi ti pari ca iu nun sugnu stancu? / E sunu l’ossa çini ri friddura / Tira nicuzza, ancora na menzura / Aiutami a campalla sta famigghia / Iu ti prumiettu n-zaccu ri canigghia / e uoriu e favi nta la manciatura”. (p.33)

     Ora, il Poeta rivolge lo sguardo a una scena, allora consueta, che fa rivivere un evento di vita e di costume millenario. Sino a pochi decenni fa, la mietitura veniva fatta a mano, con l’uso della falce, da squadre di “jurnatari” disposti “a lenza”. Il caporale dava l’ordine di partenza dopo avere invocato l’aiuto divino. Le donne - i fimmineddi - seguivano la squadra per raccogliere le spighe cadute. Nella scena di vita ripresa da Assenza è riportato ogni particolare del vestiario: l’uso delle cannelle - i canneddi - che i mietitori infilavano nelle dita della mano sinistra per proteggerle dalla falce. Nella poesia “Mititura”, Carmelo Assenza inserisce, quasi un innesto un passo di un vecchio canto popolare siciliano: 

“Tutti su’ a lenza / a fauçi nta ritta / nt’a manca li canneddi / li manicheddi misi a li urazza (…) ’N testa lu caporali / vutànnusi ccu l’àutri:/ “Forza picciuòtti, ha ssiri na fumata / stu vignali…tagghiati vasciu / ca abbisogna a pagghia…”

     Dieci anni dopo, Assenza pubblica “Mura a ssiccu”, l’opera più matura e più amata da tutti per la presenza della omonima poesia, oggi considerata il canto per antonomasia della terra iblea. Questa, che è opera della maturità, si colora di un tocco scuro. Le venature sono  romantiche. L’ombra della morte accompagna gli eventi. Nella poesia “Mura a ssiccu”  Carmelo Assenza parla con quelle pietre antiche che egli sente dotate di anima. Il dialogo-monologo è struggente e si chiude con l’auspicio che dopo la morte il Nostro possa avere “ppi cummuogghiu n-muru a-ssiccu /cumminatu a mannaruni…” 

     Il percorso spirituale di Carmelo Assenza raggiunge il massimo del pathos nella lirica “U cicuriaru ravanti ô Crucifissu” (p. 67) dialogo-preghiera di un venditore di cicoria che nel giorno del venerdì santo  chiede al Signore di sapere quale peccato ha commesso, dove ha sbagliato nella vita, per meritare le sofferenze che è costretto a patire, cosa ha fatto per avere “stu cuorpu miu ridduttu a nnenti”. Il cicuriaru è l’uomo, il poeta che cerca una risposta ad uno dei tanti interrogativi che assillano tutti. Perché Dio e la Natura che è sua creatura sono sempre presenti nella poesia di Meno Assenza.

     In altra lirica, lo sguardo di Assenza si rivolge alla “Massarìa” che egli ricorda come luogo di vita, mentre ora è disabitata, abbandonata. Solo una campana, appesa nel cortile e mossa dal vento, “vuzzichìa” lugubri rintocchi. Lo stesso tema ritorna nella poesia-monologo “Casuzza ri campagna”:

"Casuzza ri campagna abbannunata / fatta ri petra a-ssiccu e di lumarra / rintra nun c’èni cciù lu parra-parra…” 

    È poesia, quella di Carmelo Assenza, dove vengono richiamati i valori fondanti di questa società antica: il lavoro - “u travagghiu” - e il sudore - “u sururi”. Tutto, in questi idilli, ha il sapore di una religione antica, vissuta in una atmosfera che rimanda ai Mani tutelari dei Romani o alla religiosità Shinto dei Giapponesi, che sentono la presenza di un’anima in tutto ciò che esiste, e che è stato creato con amore da Dio o dalla mano dell’uomo.

    Un proverbio cinese recita: “Diecimila parole non valgono un disegno”. Noi diciamo che mille disegni e mille parole non riescono a trasmettere l’incanto e le emozioni che fa vivere in noi una poesia di questa raccolta. In ciò consiste la grandezza dei poeti veri. In ciò la grandezza di Meno Assenza e il merito che gli viene riconosciuto oggi dalla Città di Modica e dal Rotary Club di Modica, proprio perché in queste poesie è riuscito a cogliere l’anima antica di questa terra.

                                                           Gino Carbonaro

Saggio introduttivo all'opera "Poesie"  di "Carmelo Assenza"                                                                                  Edizione del Rotary Club di Modica nell'anno rotariano 2006-2007                                                                     Presidente dr. Carmelo Polara 


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