2018/05/04

INCIUCIO

Un termine ignobile

INCIUCIO 



INCIUCIO! Alla nostra amica Rosina, non piace la parola inciùcio. Le è entrata nella testa già nel 1995 e detesta questo termine. La sola parola “inciùcio”, anche se non è pronunciata, anche se non raggiunge le labbra, le inquina le sinapsi del cervello. Le aggroviglia, le fa attorcigliare, la fa “‘ntra-ùgghiri” (in siciliano, bollire dentro)  le infiamma anche le budella, e la fa, la fa star male. Ed è forma di allergia per buttare fuori la quale non c’è antistaminico che faccia il suo dovere. Allora? Allora decide di estrometterla, dal cervello, questa orripilante parola, di gettarla nella tazza del gabinetto, nella pattumiera, su FB (anche) per fare partecipe tutti. Perché, sappiano gli amici che “Lei” non ne vuole più sapere di questi neologismi che fanno accapponare la pelle, parole orripilanti, vomitevoli, necrotiche, insipide, inquinanti del corpo e dell’anima. Ed è lei (la nostra Rosina) che a sorpresa vomita, pardon, rende noto/comunica urbs et orbis che a lei (pardon, maiuscolo) “Lei”, questo termine non piace, non esiste nel suo vocabolario. (Punto e basta!)  Ma, sinceramente io non vedo a chi può piacere questa parola che pochi riescono a pronunciare , e chi la pronuncia si sente impastrocchiato. Anche la lingua, si impastrocchia, mentre le labbra trovano rigetto anche a buttarla fuori. Proviamo tutti insieme a ripetere in coro (ma, adagio-adagio: “In-ciù-cio”, e ci accorgiamo che le stesse labbra non riescono ad emettere quello strano rumorino, quella “ciù” che costringe le labbra a porsi come un culo di gallina. Insomma ci fermiamo per non superare i limiti del decoro e concludiamo complimentandoci con la nostra Rosina che ha trovato il coraggio di esternare i suoi pensieri più intimi. Perché, è chiaro. L’inciucio è parola sporca, maleodorante, anche. Bisogna essere sinceri e onesti. Sì..  bisogna essere onesti! Onesti bisogna essere. Perché? Perché (voltando pagina) dove la si trova una parola così bella da esprimere un imbroglio, un pateracchio, un intruglio, un pastrocchio, qualcosa che ricorda anche uno “scaracchio”. Se si vuole indicare una simile idea, basta sputare con dolcezza: “In-ciù-cio”, e voilà, il concetto è centrato.

Ergodunque.. Fa anche piacere pronunziarlo.. Rallegra l’anima.
      Adesso cogliamo il proclama della nostra acuta ricercatrice di delikatessen linguistiche che è il seguente: “Andiamo alla ricerca di termini che meritano sofisticate analisi”. E, la prossima volta? Parliamo di “burosauri”! Ah!

Gino Carbonaro

                 

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