La Donna nei Proverbi Siciliani
di Gino Carbonaro
Vent’anni fa, leggendo la poderosa raccolta di proverbi siciliani del medico palermitano Giuseppe Pitré, notai che i proverbi relativi alla donna erano tutti negativi, mentre quelli relativi all’uomo erano quasi tutti positivi.
Allora che formulai l'ipotesi:
- che i proverbi, come i lapsus per la psicanalisi, fossero mediatori (sfuggiti e) riflettenti la cultura di un popolo. Di fatto quelli che gli uomini, nelle varie epoche, avevanopensato della donna. E ancora..
- che oltre alla storia politica, sindacale o militare esisteva anche una storia della cultura o del modo di pensare dei popoli.
Riportiamo qualcuno di questi proverbi. Il resto è contenuto nel libro "La Donna nei Proverbi siciliani".
Đi lu mari nasci lu sali
E đi la fímmina ogni mali!
’A fímmina teni quatŧŗu `bannèri:
càrzara, malatìa, fúrca e galeri!
Cu’ scecchi caccia e a `fímmini criđi,
facci đi parađisu nun ni viđi!
Basti pensare di quanto è capace:
Pri `buffuniari a ’n-omu ci vo’ ’n-parrinu,
pri `buffuniari ’n-parrinu ci voli ’n-monucu,
pri `buffuniari ’n-monucu ci vó’ ’na fímmina!
Insomma, è proprio da non credere ai propri occhi e alle proprie orecchie, ma è accertato che la donna è cosa đ’ô điavulu!.
La fímmina ha setti şpiriti comu e jatti!
’A fímmina è com’a jatta
si l’accarìzzi ti ’ratta!
’A fímmina è comu ’a ’rdica,
púnci a cu ci atŧŗuzza,
ma no a cui, cu li peđi la frica!
La fímmina è giulìva
quann’è žita e quann’è cattiva.
Ma è anche vuota, superficiale, banale, questa donna che è mobile come una bandiera al vento, e piange e ride senza alcun motivo:
La fímmina è comu lu vèntu,
canćia ogni mumèntu!
La fímmina è pàmpina đi cànna!
La fímmina riđi quannu pó,
e çhianci quannu vò!
E poi si lagna continuamente,
È-ni ’n šaccu ’i lamentu,
e... şpíssu si lamenta e đoli,
e si fa malata quannu voli.
e parla sempre a sproposito:
Li fímmini haňu li vuđeđda pirciati,
Ed è anche pericolosa - la donna - perché con le sue tecniche riesce ad ammaliare l'uomo con tre soli peli di … capello!
Ŧŗi capiđdi đi fímmina
’mpiđuġğhianu a ’n-omu!
Potenza dei peli di donna!
Tira çhiú assai ’n-capiđdu đi fímmina
Ca ’na corda đi `baştimentu!
Tira ciù`magnu ’n-pilu đi ştiçċhiu
Ca na mánnira ’i vôi!
E ancora…
Favi e muggheri pistili ch’e piedi
Scecchi e fimmini vastunati c’aggrizzunu
Si tratta di proverbi che classificano la Donna (cioè, tutte le donne) in maniera incontrovertibile.
E siccome il Proverbio è passato alla storia come parola di Dio, dunque fonte di verità indiscutibile, è chiaro che i Proverbi citati sono passati alla storia come giudizi assoluti e non come impressioni opinabili di chi oggi la pensa in un modo e domani in un altro.
Sull’uomo, dicevamo il proverbio è positivo, sempre:
Ogni beni di l’omunu veni
L’omunu è comu l’oro sempri luci
E fra tutti i Proverbi ce n’era uno che sintetizzava meglio il pensiero, diciamo la differenza fra uomo e donna ed è quello che recita:
’U masculu è meli, a fimmina è feli,
dove il maschio è percettivamente associato al miele dolce, nutriente, dorato, e l’oro è colore solare proprio delle divinità; mentre la donna è associata al fiele amaro, verdognolo, e il verde marcio del fiele è il colore del vomito e della suppurazione.
Il binomio uomo-donna, così come si evince dal proverbio riflette una forma mentale chiaramente manichea o dualistica, proprio di chi vede la realtà spaccata in due:
Da una parte, meglio dire in alto c’è l’uomo che è bene, in basso la donna che è male;
- in alto c’è Dio che è spirito, verità, luce, fonte di ogni benessere, e accanto a lui c’è l’uomo che è creatura di Dio;
- dall’altra parte, ma in basso c’è la materia, l’errore, l’oscurità, Satana, il male, e la donna che è figlia di Satana.
Questo si pensa nelle culture maschiliste; dove anche la donna pensa di se stessa le stesse cose dell’uomo; in questo caso, la donna avrebbe fatto suoi i modi di pensare e le gerarchie di valori della società maschilista di cui è il prodotto.
Tanto può essere provato ancora da un altro proverbio: quando la donna di una volta era incinta e le vicine volevano indovinare se la creatura che stava nell’utero era maschio o femmina, guardavano la pancia della donna e se la vedevano sospinta verso l’alto sentenziavano contenti masculu è! masculu è!; se invece, la pancia era collassata verso il basso, non c’erano dubbi: Ah! chista èni toppa! Toppa èni! il proverbio siciliano, molto colorito, recita difatti:
Panza pizzutedda? Figghiu masculu!
Panza caduta? Toppa!
Dove il maschio è colui che è sicuramente dominante-attivo, tendente verso l’alto, verso il cielo; mentre la donna è colei che tende verso il basso subalterna-passiva, ma anche pesante da portare per la madre, perché la nascita delle figlie femmine era considerata ovunque un evento negativo; senza considerare il fatto che il termine “toppa”, è un nomignolo che le stesse donne usano dispregiativamente quasi a voler sottolineare il ruolo, la funzione strumentale, sessuale, riproduttiva della donna, di colei che è nata per ricevere, la chiave, ma anche il cibo, i consigli, gli ordini del maschio dominante. Tanto si evince in maniera incontroverbile da un solo proverbio. Questo nella Sicilia ingabbiata di una volta, noi pensiamo; invece, no! perché sino a qualche anno fa quando una donna era incinta in tutta l’Italia si diceva:
Auguri e figli maschi, come dire Come dire
“Auguri e speriamo che non siano figlie femmine”.
Ma, non si salvano ancora molte donne di oggi che elogiano il movimento femminista, ma poi tornate a casa non trovano la forza di far lavare i piatti ai figli maschi, né insegnano loro a rifarsi il letto al mattino, né gli insegnano a cucinare, né gli fanno fare pulizie in casa, considerando logico (ma logico perché!) delegare il tutto alle figlie femmine.
E’ come dire che il passato continua a vivere in noi, a dimostrare che il programma culturale è dentro di noi né riusciamo a liberarcene.
Certo la condizione della donna in Sicilia non è più la stessa di trent’anni fa, ma non è certo la stessa condizione nella quale naviga l’uomo.
- Si pensi che ancora oggi, in alcuni paesi della Sicilia, la piazza, l’agorà greca, per intenderci, è territorio riservato ai maschi, e che ancora oggi nel marzo del 2001, vengono formulati giudizi di valore negativi, lesivi della personalità e della donna che si reca in piazza “da sola” per fermarsi a parlare con un’altra amica. Le stesse sanzioni si registrano se due donne indugiano sole per strada, pieri-pieri, a discutere sino a tarda ora, o entrano sempre da sole, cioè non accompagnate da un uomo, in un bar.
Vorrei leggere la raccolta di proverbi siciliani di Pitrè.
RispondiEliminaI Proverbi Siciliani del Pitré si possono richiedere in Libreria. Saranno in commercio. Ma i proverbi "negativi" sulla donna fanno parte del libro "La Donna nei Proverbi Siciliani". Ma, il lavoro è di Gino Carbonaro, cioè mio. Oggi è disponibile la terza Edizione..
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