VENERE - AFRODITE
Il sesso per i Greci
Per i Greci il sesso era la cosa più bella del mondo. Un dono che una divinità benevola aveva elargito agli umani. Un piacere che bisognava godere a mani pieni. Per questo era stata inventata Afrodite, divinità bellissima, nata nell’isola di Cipro, dalla spuma del mare (áfros=spuma), protettrice dell’amore. Ed era detta Afrodite, la "Cipride", perché nata a Cipro, o anche "Kallipigia" (dalle belle natiche). Afrodite! Che fu madre di Éros e di Armonia.
Venere Delfica
(Museo di Ercolano)
(Museo di Ercolano)
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Afrodite (in greco Ἀφροδίτη, Aphrodítē) è, nella religione greca, la dea dell'Amore, della Bellezza, della Generazione e della Fertilità, del Piacere.
Afrodite (in greco Ἀφροδίτη, Aphrodítē) è, nella religione greca, la dea dell'Amore, della Bellezza, della Generazione e della Fertilità, del Piacere.
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©
(Vedi cfr. Giappone: "Carbonaro Matsuri")
Cesto di fichi/e
Antichi simboli di sesso femminile
dolcezza umidità vellutata morbidezza
In virtù di così tanti meriti, ad ogni crocicchio di strada (così come ancora oggi si vedono esposte icone di santi ben-auguranti) venivano posti simboli di Fallo eretto scolpito in pietra o marmo, che nei primi secoli dopo Cristo furono distrutti dalla reazione dei cattolico-talebani del tempo, che considerarono il sesso e la esposizione del "Fallo" fonte di peccato.
Fallo
Protettore dei viandanti
(reperto archeologico)
(reperto archeologico)
Turchia
Il sesso, dunque, per i Greci, era la "voce della natura", protetto dunque dalle divinità, e, uomini e donne portavano doni nei templi dedicati ad Afrodite proprio per propiziarne i voti.
Le poesie scelte in questo sito, provengono dalla “Antologia Palatina”, raccolta che contiene gli epigrammi dedicati anche (e, perché no?) al sesso e all’amore. L'ispirazione poetica era richiesta ovviamente ad Afrodite.
(Super-) Fallo
Protettore dei viandanti
(reperto archeologico)
(reperto archeologico)
Turchia
Che, nella Grecia classica il sesso non fosse coperto da tabù, come è ancora oggi qui dalle nostre parti, è dimostrato dai reperti archeologici che decorano vasellame, ceramica greca e giardini interni alle ville greco-romane, dove il sesso è sentito come parte della vita di tutti i giorni e legge dell'universo.
Da considerare, infine, che mentre per Paolo di Tarso, fondatore della religione cristiano-cattolica, la donna è creatura diabolica e il sesso è peccato (motivo per cui esiste il celibato ecclesiastico, proprio per prendere le distanze dalla donna) per i Greci è tutto il contrario.
L’amore sessuale protetto dalle divinità non è peccato, ma vita ed atto creato dalle divinità per trasmettere vita.
Lo stesso principio si ritrova nella religione
"Shinto" (-ista) giapponese, che ha ancora oggi una festività primaverile definita Matsuri o Festival della Fertilità,
dedicato alle benè-fiche virtù del Fallo e ancora, nel buddismo e nel Brahamanesimo indiano, e in molte altre culture e religioni.
(vedi google --> : Carbonaro Matsuri)
Tempio dedicato a Priapo
(Colonnato all'ingresso)
Gino Carbonaro
1. La bella cavallerizza
Quando l’ebbi dischiusa nel letto, Dòride
natiche rosa, fra quelle carni mi sentii un dio.
Ella, stringendomi in mezzo il favo fra le anche tremanti,
bravamente accordava a Ciprigna la bella cavalcata.
Nel mentre volgeva a me gli occhi languenti,
che a ogni sobbalzo guizzavano
come lucide foglie al vento
finché dell’uno e dell’altra,
esausta la candida foga,
esausta la candida foga,
Dòride con le membra affrante,
soddisfatta, giacque, immobile.
Dioscòride, Antologia Palatina, V-55
2. Il ponte di baci
Non potendo baciarmi con la sua bocca,
la divina Rodante mi porse la zona virginale
e io la baciava, mentre come giardiniere che irriga,
traevo all’altro capo il rivolo d’amore
con l’aspirare quei baci; e schioccando sul cinto
le labbra, da lontano la mia fanciulla ribaciavo,
con ciò illudendo il tormento: … e la dolce
cintura era il ponte sospeso fra l’una e l’altra bocca.
Agatia, Antologia Palatina, V, 285
A te, Lisìdice, Cìpride dona il pungolo equestre,
l’aureo sprone, ornamento della sua (-di lui) bella
gamba, onde spossò più cavalle montate. Né mai
quelle cosce arrossò. Con tal garbo le batteva al galoppo,
che senza sforzo sapeva toccare il traguardo.
Per questo appese alle tue porte il bell’arnese d’oro.
Asclepiade, Antologia Palatina, V, 203
Scena erotica
(Affresco pompeiano)4. Frenesia
Li vidi spasimare nell’irrefrenabile orgasmo.
Restavano attaccati bocca a bocca, a lungo,
senza saziare mai un amore smodato, anelando,
avvinghiati, di penetrare quasi l’uno nell’altra.
E ricongiunsero ancora le bocche, perché la loro
carne divorava un’eterna sete di desiderio.
Paolo Silenziario, Antologia Palatina, V, 255
Scena erotica
(Affresco pompeiano)
(Affresco pompeiano)
5. Alle Ninfe
Ninfe, regine delle acque, progenie di Doro,
su, fate presto, venite a irrigare il giardino di Tìmocle:
perché Tìmocle, il pio giardiniere, a voi vergini,
sempre di queste piante dona le più belle primizie.
Leonida di Taranto, Antologia Palatina, IX, 335
6. Bellezza al bagno
Vergine, tutta biancore di carni,
era al bagno, e con l’una palma
umettava gli aurei pomi delle mammelle;
le vibravano le anche ricurve
con un brivido vivo,
e palpitavano i glutei,
più tremuli delle onde;
con l’altra mano distesa, velava,
non tutto, ma solo per quanto ne poteva,
il turgido "Euròta".
Scena erotica
(Affresco pompeiano)
7. Viva la sincerità
Scherzavo un dì con la struggente Ermìone,
quando le vidi un cinto ricamato di fiori, o Citerèa,
e v’era scritto con lettere d’oro:
“Tu amami tutta, e non dolerti se altro mi possiede!”
“Tu amami tutta, e non dolerti se altro mi possiede!”
Venere di Siracusa
(La più bella)
(La più bella)
8. Contemplazione della bellezza
Bella tutta! Che piedi, che gambe! E voi, per cui giustamente io mi sento morire: cosce, natiche, pube!
Che curve in quelle anche, e le spalle, le braccia,
che dolcezza di gola, che mammelle, che perle
quegli occhi azzurri, ammalianti!
Oh, flessuosa eleganza di incedere!
oh, baci sublimi con le lingue avvinghiate!
oh, caldi gemiti al mio delirio d’amore..!
Filodemo, Antologia Palatina, V, 132
Etèra con arpa
9. Concorso di bellezza
Melìssa, Ròdope e Rodoclèa contendevano il vanto chi fra di loro avesse più bello il fior del pube. Vollero che io giudicassi, e come le celebri dee mi si posero davanti nude, tutte profumate, tutte provocanti. Quello di Ròdope in mezzo alle cosce mi apparve divino, splendido come rosaio dischiuso da zéfiro vivace…
Quello di Rodoclèa stava nitido, scultoreo, come
tra bianche colonne un tempio, sacrale, appena
appena disegnato da una peluria dorata.
Quello di Melìssa era turgido come
melograno maturo, rosato: un sogno. Basta!
ben sapendo quali pene (pene?) ebbe Paride dal suo giudizio,
tutt’e tre le immortali io cinsi di vittoria.
10. Esitazione
Crisìlla, perché stai lì fissando la terra,
e in punta di piedi sfioccoli la cintura?
Il pudore vive, ma lontano da Cìpride;
e se muta hai la lingua, fai un cenno,
non temere, di’ di sì ad Afrodite.
Irenèo Referendario, Antologia Palatina, V, 253
Scena erotica
(Affresco pompeiano)
11. Il leccone
Demonatte, non stare a guardare sempre giù.
Tieni a freno la lingua, poi che pungono i peli di carciofo.
Vivi in mollezze, ti adagi su letti di rose, e seppure
non sei figlio di Semèle, ti nutri fra le cosce.
Nicarco, Antologia Palatina, XI-329
Priapo
(Divinità greca)
Affresco pompeiano
12. L’ammonimento di Priapo
Son Priapo che sto sempre vigile qui fra le siepi
ove a guardia dell’orto mi collocò Dinòmene.
Vedi, furfante e ladro, che palo ch’io drizzo?
Dirai: “Tanto arnese per si’ pochi erbaggi?”
Appunto, per pochi ortaggi!
Leonida di Taranto, Antologia Palatina, XVI-236
L’ardente Asclèpia, con gli occhi azzurri dell’onda serena, invita tutti a salire a bordo per vogare insieme sul mare dell’amore.
Meleagro Antologia Palatina, V,156
14. Lamento della fanciulla tradita
Notte divina! e tu lampada! allora tutt’e due noi volemmo voi sole, testimoni dei nostri amori.
Egli giurò di amarmi sempre, io giurai di non tradirlo mai:
giurammo e voi sanciste insieme il nostro accordo.
Ora egli dice che quelle parole sono scritte sull’acqua:
“Lampada, ma tu lo vedi! Con altre donne! "
Scena erotica
(da piatto greco)
15. Brindisi malinconico
Voglio ubriacarmi. Versa ancora una volta, versa
e brinda “a Eliodora” e al puro vino mescola
il suo dolce nome. E la corona profumata di unguenti,
dolce ricordo di lei, poni attorno al mio capo.
Vedi, anche la rosa, amica dell’amore, piange sapendo
altrove la mia donna e non tra le mie braccia.
Meleagro, Antologia Palatina V-136
Affresco pompeiano
16. Per una ghirlanda
16. Per una ghirlanda
Intreccerò la violaciocca e il molle narciso,
intreccerò col mirto i sorridenti gigli,
intreccerò il croco soave e il purpureo giacinto,
intreccerò la rosa cara agli innamorati,
per la ghirlanda che infiori ad Eliodora le tempie
e i riccioli odorosi dei capelli dorati.
Meleagro, Antologia Palatina V-147
17. Carpe Diem
Non voglio garofani, né tintinni di cetra,
né vini di Chio, né profumi di Siria,
non bagordi, né orge e gozzoviglie.
Odio codesti come sintomi di follia.
Ma di narcisi cingetemi il capo,
lasciate ch’io oda suoni di flauti e ungete
le mie membra con olio di croco:
bagnatemi con vino di Mitilène la gola,
e portatemi qui, una vergine da bordello.
Filodemo, Antologia Palatina, XI-34
18. Preferisco le schiave
Piuttosto che le donne altere, io scelgo le schiave.
Le prime hanno pelle profumata,
portamento superbo, e il loro amplesso
sfiora sempre il pericolo. Le altre hanno pelle
e grazia naturale, ti accolgono a letto
senza problemi, e non richiedono spese eccessive.
Rufino, Antologia Palatina, V-18
Scena erotica
(da piatto greco)
19. Al giudizio il basso corporeo
Proprio io sono stato chiamato a giudicare tre sederi.
Loro, le divine, mi avevano scelto e mi mostrarono
scoprendolo il loro nudo splendore.
L'una fioriva della candida dolcezza dei glutei
suggellata da fossette rotonde.
L'altra si apriva alquanto, e la sua carne perlata
diventava quasi vermiglia, rossa quasi come una rosa purpurea.
La terza era come mare in bonaccia
percorso da tacite ondate. Morbida epidermide scossa
da un naturale tremore.
Se il giudice delle dee avesse visto quei culi,
certamente non avrebbe voluto vederne di altri.
Rufino, Antologia Palatina, V-35
Piuttosto che le donne altere, io scelgo le schiave.
Le prime hanno pelle profumata,
portamento superbo, e il loro amplesso
sfiora sempre il pericolo. Le altre hanno pelle
e grazia naturale, ti accolgono a letto
senza problemi, e non richiedono spese eccessive.
Rufino, Antologia Palatina, V-18
(da piatto greco)
19. Al giudizio il basso corporeo
Proprio io sono stato chiamato a giudicare tre sederi.
Loro, le divine, mi avevano scelto e mi mostrarono
scoprendolo il loro nudo splendore.
L'una fioriva della candida dolcezza dei glutei
suggellata da fossette rotonde.
L'altra si apriva alquanto, e la sua carne perlata
diventava quasi vermiglia, rossa quasi come una rosa purpurea.
La terza era come mare in bonaccia
percorso da tacite ondate. Morbida epidermide scossa
da un naturale tremore.
Se il giudice delle dee avesse visto quei culi,
certamente non avrebbe voluto vederne di altri.
Rufino, Antologia Palatina, V-35
Una giovane donna dai piedi argentei faceva il bagno
spruzzando i candidi seni, mele dorate.
Il basso corporeo ben tornito palpitava.
Movimento armonioso (era) la sua pelle
più insinuante dell'acqua,
mentre con la mano aperta teneva celato
il fior del pube, non tutto,
ma quanto le era possibile.
Rufino, Antologia Palatina, V- 60
Venere di Cnido
Prassitele IV sec. a. Cr.
(marmo pario)
21. Cogli l'attimo, cogli il piacere
Piacere! Questo e nient'altro è la vita!
Bando alle angosce. Breve è il tempo del vivere.
Subito a me, vino, danze, corone di fiori e donne.
Voglio godere oggi. Oscuro è il domani.
Pallada, Antologia Palatina, V- 72
Scena erotica
da piatto greco
da piatto greco
22. Anche tu sfiorirai
Rodoclèa, a te mando questa bella corona di fiori
che ho intrecciato con le mie stesse mani. Per te
ci sono gigli, rose, anemoni profumati,
un narciso delicato e una viola dall'intenso splendore.
Pònila sul capo e metti da parte ogni arroganza:
anche tu sei in fiore come la corona, e..
anche tu, amor mio, sfiorirai.
Rufino, Antologia Palatina, V- 74
Figure su fondo nero
23. Verginità
Tu, Eliodora, vuoi risparmiare la tua verginità..
A che scopo? Non è scendendo al regno dei morti
che troverai chi ti ama. Il piacere d'amore
sta solo nei vivi. Nell'Acheronte, mia piccola,
giaceremo tutti ossa e cenere.
Asclepiade, Antologia Palatina, V - 85
Satiro
(bronzo)
24. Profumo
(bronzo)
24. Profumo
Zenofila, ti mando un profumo soave.
Sarà un piacere per il profumo,
non già per te. Sei tu che lo profumi.
Marco Argentario, Antologia palatina, V - 91
Melìte, tu lo sai? Hai gli occhi di Era,
le mani di Atena, il seno di Afrodite,
le caviglie di Teti. Beato chi ti guarda,
tre volte di più chi ti ascolta,
un semidio chi ti ama, un dio chi ti possiede.
Rufino, Antologia Palatina, V - 94
Pazzo ero! Innamorato della giovane Alcippe.
Ah! un giorno l'ho convinta, ed è venuta con me
di nascosto, e nel letto furtivamente la possedevo.
Tremava il cuore ad entrambi,
Tremava il cuore ad entrambi,
Qualcuno poteva scoprirci, e vedere
il nostro enorme desiderio nascosto.
Questo il timore.
Ma, i nostri mormorii non sfuggirono alla madre
che entrando gridò: "Alcippe, basta!..
Ora tocca a me, metà per ciascuno!"
Marco Argentario, Antologia Palatina, V - 127
Gettiamo amore mio le vesti, ed accostiamoci,
il mio corpo nudo, il tuo corpo nudo, avvinghiati,
e niente sia fra mezzo a noi. La tua veste leggera
mi sembra come le mura di Semiramide.
Avviciniamoci l'uno all'altra, il petto e le labbra.
Su tutto poi, regni il silenzio: non mi piace
il parlare indecente.
Paolo Silenziario, Antologia Palatina, V - 252
Scena d'amore
(da vaso greco)
28. Non soffrire se mi possiede un altro
Giocavo un giorno con la stupenda Ermione,
che aveva, lei Signora di Pafo, una cintura
ricamata di fiori e una scritta in lettere d'oro:
"Amami, amami perdutamente, interamente,
infinitamente e.. non soffrire se vado con un altro".
Asclepiade, Antologia Palatina, V - 158
29. Ti faccio torto
Se ti faccio torto baciandoti,
se pensi che i miei baci siano una violenza..
puniscimi con la stessa violenza..
vendicati..
dammi anche tu un bacio.
dammi anche tu un bacio.
Stratone, Antologia Palatina, XII - 188
30. Il bacio è nettare
Xenofila mi ha dato un bacio questa sera.
Ah! le labbra erano umide. Quel bacio era nettare.
La bocca stillava miele! E mi ha ubriacato
quel bacio. A lunghi sorsi ho bevuto l'amore.
Bellezza e armonia dell'arte greca
modernamente rivisitata
modernamente rivisitata
31. Tra amarezza e rammarico
Ma guarda, Difilo, quante belle
incantevoli ragazze vestite di porpora
che non possiamo raggiungere.
Come fichi/e maturi/e in cima ad ardue rocce,
se le mangiano i corvi, Difilo, i corvi
e gli avvoltoi se le mangiano.
Stratone, Antologia Palatina, XII - 185
32. Vecchiaia che avanza
Già i miei capelli sono bianchi sopra le tempie,
in mezzo alle cosce il favo mi penzola inerte.
Il pendente non serve a niente.
La squallida vecchiaia mi invade.
Ahimè! So come fare l'amore,
ma non ne sono più capace.
Stratone, Antologia Palatina, XII - 240
Stupenda
Nike di Samotracia
Bellezza e armonia dell'arte greca
(scultura alessandrina)
33. Prima di tutto, Afrodite
Ròdope, donna altera,
Tu che nella tua giovinezza
non hai voluto cedere
agli attacchi di Cìpride,
ora, deposto il tuo regale cipiglio,
mi apri le braccia, ti sfilacci il peplo
e mi accogli con dolcezza nel tuo letto.
Adesso, fusi in unico amplesso,
in catene io giaccio,
senza rimpianti
per la libertà perduta.
Così, anime e corpi dei mortali
sono travolti nel gorgo dell'Amore.
Antologia Palatina V - 249
34. Ultima esitazione (n. 2)
Krysilla, perché stai lì, a capo chino
fissando la terra, mentre in punta di dita
sfioccoli la cintura?
Lontana da Afrodite vive il pudore.
E se muta hai la lingua,
con uno sguardo indica almeno
il tuo assenso a Cìpride.
Antologia Palatina, V - 253
35. Hai tutto Melìta
Melita, sei splendida! Hai le pupille di Hera,
le caviglie di Tétide, le mani di Atena,
i seni? .. di Afrodite.
Chi ti guarda è felice,
felice tre volte chi ti ascolta,
semidio chi ti bacia.
Chi ti possiede?
… un Dio!..
Dioscòride, Antologia Palatina, V - 94
Venere
(Botticelli)
36. Vergine al bagno
T'ho vista, dolce Vergine, al bagno..
Tutta biancore di carni.
Con una mano umettavi
gli aurei capezzoli alle mammelle.
Ti palpitavano le anche ricurve
fluttuando i tuoi globi
più tremuli delle onde,
mentre con l'altra palma distesa
coprivi, non tutto,
ma solo per quanto potevi
il turgido, inquietante, "Euròta".
Rufino, Antologia Palatina, V - 60
Il bacio
(Rodin)
37. Il bacio
Dolce è il bacio di Corinna, se giunge sull'orlo del labbro.
Dolce, se sfiora appena il colmo della bocca
Ma, non sull'orlo del labbro depone i suoi baci..
Ella attira e succhia tutta l'anima fino alle unghie.
Rufino, Antologia Palatina, V - 14
38. Il bacio
Una ragazza mi ha dato un bacio di sera.
Era buio. Aveva le labbra umide. Era nettare
quel bacio (la bocca stillava nettare)
e mi ha ubriacato, il bacio.
A lunghi sorsi ho bevuto l'amore
Agazia Scolastico, Antologia Palatina, V - 305
39. Presentimento
quanto sono soavi le lacrime che versa
nel dolce moto degli occhi. Ieri piangeva senza motivo,
appoggiando la lungo la testa china sulla mia spalla.
Piangeva, e io la baciai, e come da una sorgente fresca
le lacrime si riversavano sulle bocche accostate.
"Perché piangi?" le chiesi. E lei così mi rispose:
"Temo che tu mi abbandoni. Siete tutti spergiuri.
Paolo Silenziario, Antologia Palatina, V - 250
40. La risposta
Piangi, Lisídice mia cara, mi dici parole toccanti,
mi guardi languida, mi sei sempre addosso,
mi baci senza respiro. Questo è amore, ne sono certo.
Ma.. quando ti dico "eccomi", tu resti immobile.
Allora, in te, non vedo più niente..
mi guardi languida, mi sei sempre addosso,
mi baci senza respiro. Questo è amore, ne sono certo.
Ma.. quando ti dico "eccomi", tu resti immobile.
Allora, in te, non vedo più niente..
Agazia Scolastico, Antologia Palatina, V - 306
Lucerna itifallica
41. Il leccone (seconda versione)
Demonatte, non stare a guardar sempre fra le gambe.
Stai fermo con la lingua.
Lo sai che i peli di carciofo pungono.
Vivi in mollezze, ti stendi su letti di rose,
ti nutri fra le cosce. Ma non ti stanchi mai?
Nikarko, Antologia Palatina, XI - 329
Ἀφροδίτη Καλλίπυγος
(Aphrodite Kallipygos),
ossia "Afrodite dalle belle (kalòs) natiche (pygos)",
Venere Callipìgia
(Venere dalle belle natiche)
42. Adesso ti paga lei..
La bella vecchia.. sì, bella! L'hai vista da giovane?
Allora chiedeva molto. Ora ti paga lei se la monti.
Troverai che è una artista. Se poi la fai bere,
scoprirai ancora quanto è brava e l'avrai docile
ad ogni tuo capriccio.
Tracanna tre, quattro bicchieri buoni e allora
a tuo piacimento tutto si inverte.
Tu di sotto e lei di sopra.
Nikarko, Antologia Palatina, XI - 73
Ovidio
Ars Amatoria
43. Pensaci Automedonte ..
E' già tutto pronto.
Adesso mandiamo a chiamarne qualcuna.
Sì, fai presto, chiama Letòide, dille che faccia presto.
No! aspetta. Se viene che faccio?
Ora è molle più di una lattuga.
Da solido e dritto che era vissuto,
ora giace morto e sepolto fra le cosce.
Certo di me riderà.
Come posso navigare senza arnesi
dove posso andare se il remo e floscio?
Automedonte, Antologia Palatina, XI - 29
Bi-Fallo
scultoreo pendente
44. La bella danzatrice
La bella danzatrice venuta dall'India,
io l'adoro, non perché da piccola
apprese a muovere le membra in modo procace,
ma perché sa ballare anche attorno a un logoro fusto
e non schifa le bucce rugose.
Adoro come linguaggia, titilla e smuove!
Ma se dimena le cosce,
fa svegliare un morto dalla tomba.
Automedonte, Antologia Palatina, V - 129
Apollo
(Prassitele)
45. Tacere è bello
Petto con petto, i miei capezzoli sulle sue mammelle,
le mie labbra incollate alle sue dolci labbra,
la mia pelle unita alla pelle di Antigone.
Il resto taccio. Solo la lucerna fu testimone del fatto.
Marco Argentario, Antologia Palatina, V - 128
Il candelabro di Priapo
46. Maga d'amore
Ah, Melissia, maga d'amore, ballerina d'oriente.
Ti muovi e danzi con figure lascive
fino alla punta delle dita. Tu mi streghi,
perché in tutto ci metti il sentimento, l'amore.
E agiti le tenere mani in questa o in quell'altra maniera,
e ti dai da fare tenace e dolce attorno
a un tronco ormai collassato.
Non ti tieni lontana dalle rughe della vecchiaia,
e baci, graffi, solleciti, riprovi, mi abbracci, mi baci,
e quando infine muovi le gambe, allora
riporti su la clava dal regno dei morti.
Automedonte , Antologia Palatina, V - 129
47. Con chi conviene far l'amore?
Penso e rifletto con chi conviene fare l'amore?
Per strada ti lamenti delle prostitute
professioniste del sesso, ma avide di denaro.
Se ti ritrovi a letto con una vergine,
arrivi al matrimonio legale,
se non vuoi scontare la pena che tocca ai seduttori.
Risvegliare senza piacere l'amore per tua moglie?
Trascinato a compiere il tuo dovere coniugale?
Minestra riscaldata!
I letti adulteri? Ma, quelli sono da escludere,
e con essi vada la passione per i ragazzi.
La vedova allegra? Si attacca a un uomo qualunque
e si comporta da donna esperta in tutto e per tutto.
La vedova saggia? Ha appena finito di fare l'amore
ed è subito presa da un sano rimorso, e si pente
di quello che ha fatto. Raccoglie i resti del suo pudore
e corre via annunciando la fine del rapporto.
E allora? La serva?
Ma, se fai l'amore con la tua serva,
tu hai accettato a priori di diventare
schiavo-di-una-schiava.
E se vai con quella di un altro?
La legge ti appioppa l'infamia,
ed è reato contro la roba d'altri.
A tutto questo?
A tutto questo .. ha scampato Diogene,
il filosofo, che con la sua stessa mano
si è goduto da solo l'Imeneo,
senza bisogno di Laide.
Ha fatto l'amore da solo.
Con la persona che amava di più.
Per strada ti lamenti delle prostitute
professioniste del sesso, ma avide di denaro.
Se ti ritrovi a letto con una vergine,
arrivi al matrimonio legale,
se non vuoi scontare la pena che tocca ai seduttori.
Risvegliare senza piacere l'amore per tua moglie?
Trascinato a compiere il tuo dovere coniugale?
Minestra riscaldata!
I letti adulteri? Ma, quelli sono da escludere,
e con essi vada la passione per i ragazzi.
La vedova allegra? Si attacca a un uomo qualunque
e si comporta da donna esperta in tutto e per tutto.
La vedova saggia? Ha appena finito di fare l'amore
ed è subito presa da un sano rimorso, e si pente
di quello che ha fatto. Raccoglie i resti del suo pudore
e corre via annunciando la fine del rapporto.
E allora? La serva?
Ma, se fai l'amore con la tua serva,
tu hai accettato a priori di diventare
schiavo-di-una-schiava.
E se vai con quella di un altro?
La legge ti appioppa l'infamia,
ed è reato contro la roba d'altri.
A tutto questo?
A tutto questo .. ha scampato Diogene,
il filosofo, che con la sua stessa mano
si è goduto da solo l'Imeneo,
senza bisogno di Laide.
Ha fatto l'amore da solo.
Con la persona che amava di più.
Candelabro
Scultura priapea
apotropaica itifallica
Baluardo contro la jettatura
Postilla: Fallo come oggetto apotropaico
Le ville romane (vedi reperti archeologici di Pompei ed Ercolano) erano di frequente ornate di falli d'oro, d'argento, di corallo, di bronzo, di legno, in forma di statuette o come porta lucerne (vedi scultura sopra riportata).
Uomini donne, bambini portavano addosso amuleti a forma di fallo come portafortuna e difesa contro il malocchio. Molti poeti romani, fra cui Marziale, Orazio, Virgilio (vedi: --> Catalepton virgiliano) e ancora Tibullo e Ovidio (vedi: Ars Amatoria) dedicarono molte poesie ai cosiddetti "Carmina priapaea".
Dulcis in fundo
LEDA e… il Cigno
Goustave Courbet
"L'origine dell'Universo"
Paris Musée du Louvre
ù
L'originale
Plaisir d'Amour
Autoerotismo di classe
(Ditus lascivus)
JAPAN - MATSURA
Fertility Festival
Strumento di lavoro per donne libere
JAPAN
SHINTO e MATSURI
"Famosissimi sono i festeggiamenti (Matsuri) che hanno luogo ogni anno il 15 marzo nel sacrario Shinto di Takata nelle campagne vicino a Nagoya, nel corso dei quali vengono portati in processione tra le risaie dei sacri Falli eretti di legno di monumentali proporzioni e minuzioso realismo, nonché stendardi con vulve "sante" a colori, tra corone di cartigli benedetti. Al termine della sacra funzione ha luogo un casereccio lancio di crocchettoni in riso battuto (mochi) alla folla festante".
Riportato da: Fosco Maraini, Ore giapponesi, Corbaccio Editore, IV edizione, 2006
MATSURi
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Oppure
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Tornando alla Grecia
Efebo greco
Delikatessen:
Colta in flagrante?
- Sorpresa in Fallo,
- con l'amico di-letto! (Carbonaro!)
Esortazione:
- Tieni duro, cazzo!
- Non mollare, coglione! (Carbonaro!)
Genitali?
- Sono mezzi di Comunicazione totale! (Carbonaro!)
Reazione fulminea?
- Non mi rompere i .. polmoni ! (Carbonaro!)
In mare, un avviso?
- Tonni .. state attenti alle Tonne! (Carbonaro!)
La monaca racconta?
- Era Messa.. sull'altare ! (Carbonaro!)
Genitali
- Strumenti di comunicazione totale!
Considerazioni
Gli uomini negri sono lenti
e lunghi come la fame,
e per rizzarli
ci vuole l'ira di Dio,
ma poi..
stan dentro all'infinito.
Per questo le bianche li vogliono.
Perché i bianchi son troppo lesti.
Devono sbrigarsi in fretta.
Hanno da fare.
Devono fare l'America grande!
Da "Il ritorno del coniglio"
Adoro l'Antologia Palatina, adoro la poesia erotica classica. Viva la Grecia Classica che appresi dalle 'dolci labbra saporose d'Aurora della mia insegnante di Lettere'.
RispondiElimina… insegnante di lettere e di.. Amore (con la "A" maiuscola).
RispondiEliminail riferimento all'epigramma di Paolo Silenziario è errato, non è AP V 255. Appena avrò la Anthologia disponibile segnalo il numero di epigramma corretto ;)
RispondiEliminaÈ POSSIBILE UN ERRORE.. ! Attendo la sua informazione
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