2012/05/25

Sesso & Afrodisiaci



Sessualità del maschio
Afrodisiaci nella storia dell’uomo


In tutti i tempi, in tutte le società, è considerata penosa 
la perdita di sessualità del maschio. 
Ma, già nei tempi antichi, quando non erano stati scoperti i vigorosi effetti del Viagra, si faceva ricorso agli afrodisiaci. Aristotele suggeriva agli afflitti di mangiare la carne 
degli sfrenati passeri capaci di “coīre” 
settantasette volte in una sola ora (!!). 

Ovidio, nell’Ars amatoria, suggerisce a maschi adulti di non far mancare a tavola uova di pesci, granchi di fiume e gamberi di mare, da consumare tre ore prima dell’incontro amatorio; alla bisogna erano considerati autentici toccasana testicoli di gallo, pappagallo, agnello e toro, da assumere preferibilmente a digiuno. La Scuola medica Salernitana considerava il fico “frutto che spinge a Venere”. L’analogia è chiara. Se fica era il sesso femminile, mangiare il frutto del fico avrebbe agevolato il raggiungimento dell’obiettivo. 

Nel medioevo, gli alchimisti fecero la fortuna del “Satyrium hircinium”, fungo falloide che diceva nel nome quanto prometteva. Chi lo assumeva diventava un irco-satiro affetto da satiriasi insoddisfatta. Nel Settecento libertino, alla corte di Versailles, si fece largo uso di polvere di cantaride, prezioso ingrediente in una “cuisine d’amour” nella quale non doveva mancare il vino, perché “sine Bacco frigescit Venus”. Di quel tempo sopravvivono ancora ricette usate da favorite di sovrani e príncipi di casa reale: famosi i “Filetti di sogliole alla Pompadour”, “La suprème di sogliola alla d’Estrée”,  le “Uova affogate alla Du Barry”, ma quest’ultima ricetta risaliva a “Cleopatràs lussurïosa”, colei che incatenò a sé uomini del taglio di Giulio Cesare e Antonio. 

Da che mondo è mondo, però, l’afrodisiaco per eccellenza è costituito dalla mandragora (pampina di aona) la cui fama deriva dalla singolare forma delle sue radici che (incredibile, ma vero) assumono sembianze di corpo umano, a volte di donna, a volte di uomo. Dell’uso della mandragora e dei suoi effetti si parla in una gustosa commedia del Machiavelli, ma altresì nella Bibbia, nella storia di Giacobbe e della sue mogli. Rachele la prima moglie, che non ha figli, e Lia che è una giovane schiava. Ecco cosa recita il libro sacro: “Ruben trova delle mandragore e le porta alla madre Lia. Rachele si rivolge a Lia e le dice: “Dammi un po’ delle mandragore di tuo figlio”. Ma Lia rispose: “È forse poco che tu mi abbia portato via mio marito? Perché vuoi portare via anche le mandragore di mio figlio?” La sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli andò incontro e disse all’uomo: “Da me devi venire, perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio”. Così Giacobbe si coricò con lei quella notte” (Genesi, 30, 14). È questo un documento (biblico!) nel quale si prova che l’uso degli afrodisiaci è antico quanto il mondo e che il potere della mandragora era conosciuto migliaia di anni prima di Cristo. Adesso non resta che provare per credere. Le mandragore si possono acquistare in erboristeria!

                                                           Gino Carbonaro

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