2011/04/23

Il sogno della Briguglio Film


Quel fantasma di mio marito

      A Locarno, per il  62° Festival Internazionale del Cinema che si svolgerà  l'8 e il 9 agosto 2009, la “Fondazione Cineteca Italiana” di Milano in collaborazione con Site s.r.l. “Briguglio film” presentano, restaurato in digitale, “Quel fantasma di mio marito”, film del 1950, che vede Walter Chiari in una delle prime prove come interprete protagonista. Il Soggetto è di Antonio Pietrangeli, regia di Camillo Mastrocinque, produttore del film l’allora quarantenne Ferdinando Briguglio, messinese, che nel giugno del 1947 aveva fondato la “Briguglio Film” con sede a Roma e Messina, e subito dopo aveva attivato una Casa di Distribuzione film, sul modello della Company americana.
     Il film “Quel fantasma di mio marito”, considerato perduto, vede ora la luce per merito di Pietro Briguglio, che ha consegnato alla Cineteca Italiana di Milano, la pellicola “infiammabile” ritrovata negli archivi di famiglia.    
     La presentazione di “Quel fantasma di mio marito” nella splendida cornice di Locarno rappresenta un evento importante per una serie di motivi. Innanzitutto, perché a distanza di anni fa conoscere un tipo di commedia italiana degli anni Cinquanta, che proponeva un modello di umorismo fine, certamente originale, che nelle intenzioni degli addetti ai lavori avrebbe dovuto avvicinarsi stilisticamente al gusto dell’umorismo anglosassone. L’obiettivo non dichiarato era quello di provincializzare il cinema italiano per inserirlo nei circuiti cinematografici europei e soprattutto negli Stati Uniti d’America che all’epoca dettavano legge nel campo del cinema.
     Ma, il film è altresì importante perché mette in luce lo stile dell’allora venticinquenne Walter Chiari agli inizi della sua carriera.  In ogni caso l’opera colma un vuoto, ponendosi come anello mancante nella storia del cinema italiano. In ogni caso, il film è importante per cercare di capire la dinamica socio-politica dell’Italia del primo dopoguerra, dal momento che, ci si chiede ancora oggi, perché il film fu inspiegabilmente ritirato dopo poche settimane, proprio mentre se ne registrava un certo successo, e ci si chiede chi era Ferdinando Briguglio e perché una Casa di produzione promettente, abbia deciso di chiudere i battenti e di farla finita con il cinema.
     Ferdinando Briguglio, era un self made man siciliano, un coraggioso imprenditore di grande successo, che dal nulla aveva creato una catena di stabilimenti per la produzione di conserve e generi alimentari, che venivano forniti alla amministrazione militare italiana e, subito dopo la guerra, al MOF, Ministry of Food di Londra. Fra il 1948 e il 1954, la gli “Stabilimenti Briguglio” e la SIAS davano lavoro a circa 500 operai, e non cosa da poco se solo si pensa alle difficoltà economiche di una Sicilia semidistrutta dalla guerra. Ma, Ferdinando Briguglio era altresì colui che riusciva a fiutare gli affari, se a guerra finita operava in in tutti i paesi europei con operazioni compensate e bilanciate che lo portarono ad importare anche pali per la ricostruzione delle linee elettriche in Italia. Dalle conserve alimentari (pomodori e succo di arancia) dalle essenze di profumi (bergamotti e gelsomini), dai pali elettrici al cinema del dopoguerra, per l’uomo comune non c’è rapporto. Eppure, Nando Briguglio, trentanovenne, fu colui che nel 1947 fondò la “Briguglio Film” e subito dopo una “Casa di Distribuzione” che affittava commedie hollywoodiane. 
     In una Italia che rinasce, La “Briguglio Film” produce “Anni difficili”, con soggetto di Vitaliano Brancati, regia di Luigi Zampa, con Umberto Spadaro, Massimo Girotti, Delia Scala, mettendo in circuito un film di eccezionale valore storico, sociologico e artistico. Pietra miliare nella storia cinematografica, ma soprattutto modello unico di cinema che ebbe per primo il coraggio di denunziare le assurdità della trascorsa epoca fascista. Ma, se Ferdinando Briguglio fu il primo ad estendere i suoi interessi anche nella industria cinematografica, fu il primo a capire, sulla propria pelle che quel tipo di cinema era un terreno minato, nelle mani di una censura che dava spazi agli “amici”, ma rendeva la vita impossibile a chi non si piegava alle sordide leggi del mercato politico. Fu per questo che Ferdinando Briguglio, imprenditore puro, decise con una decisione fulminea di chiudere con la sua esperienza cinematografica ritirando “inspiegabilmente” dal mercato il film “Quel fantasma di mio marito” che sino ad oggi era considerato perduto, ma che ora ritorna alla luce per illuminare una parte della nostra storia passata.

                                                                Gino Carbonaro     

1 commento:

  1. Articolo pubblicato venerdì 7 agosto 2009 nella rubrica "Cultura & Spettacoli" del quotidiano "La Sicilia"

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