Francia 1851
L’Ordine della légion d’onore fu istituito nel 1802
Il colera (che non va confuso con la peste) proveniente dall’India, apparve per la prima volta in Europa - via Amsterdam - nel 1826 e raggiunse l’Italia settentrionale nel ’32 e la Sicilia nel ’37. I colerosi venivano colpiti da dolori acutissimi, contorcimenti, vomiti, convulsioni, crampi accompagnati da febbre altissima e incontenibile diarrea.
Erano sconosciuti causa e terapia del morbo portatore di morte. L’unica difesa ritenuta efficace contro il male fu quella di abbandonare i centri abitati per evitare contatti e contagio. I nobili si chiusero nelle ville di campagna, ma anche sacerdoti, medici e autorità preposte alla gestione della cosa pubblica abbandonavano i loro uffici e si rendevano latitanti.
Tutto questo mentre la plebe inferocita scassinava granai e andava alla ricerca di capri espiatori. Era convincimento che l’epidemia fosse provocata da untori.
Su questa pandemia si costruiscono meriti e fama di Giuseppe Carbonaro, medico nato a Ragusa Ibla il 4 maggio del 1800. Figlio di notaio, laureato in medicina alla università di Palermo, aveva studiato chirurgia a Napoli proprio negli anni in cui il “morbo cholera” dilagava nell’Italia settentrionale. E, mentre tutti fuggivano, il dr. Carbonaro chiese al re di Napoli Ferdinando II di Borbone un salvacondotto per recarsi in Toscana dove il colera imperversava. Lo scopo del giovane medico era quello di studiare sul campo il morbo asiatico. In Toscana, il dr. Carbonaro osserva e annota i sintomi del male e formula una diagnosi. Al suo ritorno a Napoli pubblica la “Epitome sul cholera-morbus asiatico osservato in Livorno nel 1835" (Napoli, Trani, 1836).
Quando il colera arriva nel Regno delle due Sicilie, il re Ferdinando lo nomina direttore degli ospedali napoletani e gli affida il compito di organizzare la difesa della città di Napoli. Da questo momento il nome del dr. Carbonaro è conosciuto in Europa e per questo sarà invitato ovunque a relazionare sulle sue esperienze dirette.
Nel 1848 il medico ibleo fu richiesto dal governo britannico di recarsi a Malta - allora dominio britannico - per diagnosticare alcuni casi di sospetto colera rilevato su una nave in arrivo. La diagnosi era fondamentale, perché se si fosse trattato di colera tutte le navi sarebbero state bloccate in quarantena, con grave danno per l’economia dell’isola. La diagnosi era pertanto fondamentale.
Nel 1851, il dr. Giuseppe Carbonaro fu invitato a Parigi per partecipare alla “Conferenza Sanitaria Internazionale”. Qui Carbonaro, forte delle sue esperienze, relazionò con competenza le sue ricerche sul colera davanti a un pubblico di medici. Per questi motivi e in quella occasione il medico ragusano, primo fra gli italiani, ricevette dal Governo francese l’ambìto riconoscimento dell’
Ed è un riconoscimento che non va dimenticato, anche se oggi sono pochi a sapere chi è questo uomo a cui i ragusani hanno dedicato un vicoletto che si affaccia su via Gian Battista Hodierna, che prima era dedicata proprio a Carbonaro.
Quando un medico ragusano
fu insignito con il titolo
di Cavaliere della Legion d’Onore
L’Ordine della légion d’onore fu istituito nel 1802
da Napoleone Bonaparte per riconoscere meriti
“aux guerriers ayant rendu des services en combattant pour la République”, ma oltre ai soldati riconobbe i meriti dei civili, anche di stranieri, che si erano distinti per meriti eccezionali. La stella a dieci punte della Legion d’onore, oggi considerata uno dei più ambiti riconoscimenti del mondo, nel 1851 fu assegnata al dr Giuseppe Carbonaro, medico siciliano per essersi distinto nello studio del colera.
Il colera (che non va confuso con la peste) proveniente dall’India, apparve per la prima volta in Europa - via Amsterdam - nel 1826 e raggiunse l’Italia settentrionale nel ’32 e la Sicilia nel ’37. I colerosi venivano colpiti da dolori acutissimi, contorcimenti, vomiti, convulsioni, crampi accompagnati da febbre altissima e incontenibile diarrea.
Erano sconosciuti causa e terapia del morbo portatore di morte. L’unica difesa ritenuta efficace contro il male fu quella di abbandonare i centri abitati per evitare contatti e contagio. I nobili si chiusero nelle ville di campagna, ma anche sacerdoti, medici e autorità preposte alla gestione della cosa pubblica abbandonavano i loro uffici e si rendevano latitanti.
Tutto questo mentre la plebe inferocita scassinava granai e andava alla ricerca di capri espiatori. Era convincimento che l’epidemia fosse provocata da untori.
Su questa pandemia si costruiscono meriti e fama di Giuseppe Carbonaro, medico nato a Ragusa Ibla il 4 maggio del 1800. Figlio di notaio, laureato in medicina alla università di Palermo, aveva studiato chirurgia a Napoli proprio negli anni in cui il “morbo cholera” dilagava nell’Italia settentrionale. E, mentre tutti fuggivano, il dr. Carbonaro chiese al re di Napoli Ferdinando II di Borbone un salvacondotto per recarsi in Toscana dove il colera imperversava. Lo scopo del giovane medico era quello di studiare sul campo il morbo asiatico. In Toscana, il dr. Carbonaro osserva e annota i sintomi del male e formula una diagnosi. Al suo ritorno a Napoli pubblica la “Epitome sul cholera-morbus asiatico osservato in Livorno nel 1835" (Napoli, Trani, 1836).
Quando il colera arriva nel Regno delle due Sicilie, il re Ferdinando lo nomina direttore degli ospedali napoletani e gli affida il compito di organizzare la difesa della città di Napoli. Da questo momento il nome del dr. Carbonaro è conosciuto in Europa e per questo sarà invitato ovunque a relazionare sulle sue esperienze dirette.
Nel 1848 il medico ibleo fu richiesto dal governo britannico di recarsi a Malta - allora dominio britannico - per diagnosticare alcuni casi di sospetto colera rilevato su una nave in arrivo. La diagnosi era fondamentale, perché se si fosse trattato di colera tutte le navi sarebbero state bloccate in quarantena, con grave danno per l’economia dell’isola. La diagnosi era pertanto fondamentale.
Nel 1851, il dr. Giuseppe Carbonaro fu invitato a Parigi per partecipare alla “Conferenza Sanitaria Internazionale”. Qui Carbonaro, forte delle sue esperienze, relazionò con competenza le sue ricerche sul colera davanti a un pubblico di medici. Per questi motivi e in quella occasione il medico ragusano, primo fra gli italiani, ricevette dal Governo francese l’ambìto riconoscimento dell’
Ordine Cavalleresco della Legion d’Onore.
Ed è un riconoscimento che non va dimenticato, anche se oggi sono pochi a sapere chi è questo uomo a cui i ragusani hanno dedicato un vicoletto che si affaccia su via Gian Battista Hodierna, che prima era dedicata proprio a Carbonaro.
Gino Carbonaro
gino.carbonaro.italy@gmail.co,
Articolo pubblicato il 28 luglio 2008 sulla rubrica "Cultura & Spettacolo" del quotidiano "La Sicilia", p. 12
RispondiElimina