2019/03/18

Cecchi Gessaroli poetessa & Grafico

Il poster di Vivarte in margine a 

“Stagioni”
di Silvia Cecchi

interventi grafici 
di Oliviero Gessaroli 


   

     Ho ricevuto solo oggi, l’atteso tuo libretto, “Stagioni”. Gli ho dato subito uno sguardo curioso e intuisco che si tratta di un lavoro impegnato, nella accezione classica che al sostantivo “impegno” dà l’esistenzialismo contemporaneo. Ma, ho capito anche che non si tratta di poesie da leggere, ma da centellinare. Questo perché ogni concetto, ogni passaggio, spesso legato alla poesia ermetica, costringe il lettore a meditare, a riflettere sui messaggi che tu, da poetessa, proponi. Se è vero, poi che in tutto ciò che si scrive si riflette la nostra personalità, il nostro rapporto con la realtà, la nostra filosofia dell’esistere, va detto che a me interessa cogliere questo contenuto della tua poesia, e mi sono accorto in appresso che tu non fai eccezione alla regola. 

    Alla lettura di queste poesie, dense di contenuti forti, colpisce la incisività graffiante dei concetti, delle parole, la volontà decisa di cogliere il messaggio delle cose, ma altresì l’equilibrio e la dolcezza di una forma che coinvolge il lettore, poesia che nutre e invita a meditare. Scriveva Catone, “Per nebulas scimus”, siamo circondati da una nebbia profonda, centrando un principio del nostro rapporto con uomini e cose. Di tutto cerchiamo spiegazioni, per comprendere il senso del nostro esistere, del nostro cammino in questo mondo. Capire per progettare. Ma la tua poesia rileva la impossibilità di cogliere il tutto calato nello spazio e nel tempo. Difatti, in apertura scrivi. ”Che vuoi che me ne faccia dell’eterno” dell’immenso, della trascendenza. A te, cara Silvia, basta cogliere l’attimo, il frammento, l’effimero, che contiene il tutto. Noi siamo esseri “…gettati in questo mondo” La scogliera del Monte San Bartolo, acquerello e matita, 2018. 1 Gino Carbonaro febbraio 2019 di Silvia Cecchi E siamo al centro della problematica esistenziale. Questa è la percezione della realtà, quella che accetti, ed è filosofia che sostiene il tuo pensiero, che tu intendi come “Vox” che indaga nel deserto nebuloso che ci circonda. E della realtà? Possiamo conoscere solo quello che riusciamo a cogliere in un flash di momenti che si impongono la nostra attenzione. Ed è allora che la conoscenza si trasforma in estatico godimento dei sensi, conoscenza che non può essere trasmessa con le parole, perché “…io so le cose fin dove arriva il nome” Noi possiamo chiamare le cose per nome, come tu scrivi, ma in questo caso, la conoscenza ha il peso, la lunghezza e lo spessore delle parole usate. Il resto è nebbia (o il Nulla) che circonda la realtà visibile. Paradossalmente, è solo lo sguardo che coglie “quell’effimero sognare da sveglia” l’attimo fuggente, che accende una luce perché “Tutto si perde, anche la luce di bosco sospesa sulle foglie anche il filo d’aria tesa da ramo a ramo” Ed è indagine sensitiva del pensiero, che viene colto in momenti eccezionali. Il banale che si fa sublime “... quando un merlo mi ha distratta, sul ramo di maruga tutto spini e fiori saporiti ad ogni maggio che torna davanti alla finestra aperta.” ... e ti fa perdere la cognizione del tempo, e ti fa sognare, godere, capire, forse, e non sai più dire “se sia passata un’ora, o giorni, e quante volte è sfiorita la robinia e rifiorita.” Ed è esperienza forte il sentire “il gorgogliare del torrente gli stridi alti delle tàccole e dei falchi, il vento che rugghia […]Si perdono i nomi Fontefredda Rivosasso Gretosecco e più cammini più si fa lontano il ruvighìo di vite in fondovalle.” Il tramonto, acquerello e penna, 2017. 2 E in tutto, la forma di una realtà che senti vivere in te, e non resta altro che una consapevolezza, “l’ignota meraviglia di essere stata” Ed è chiusura che non poco fa riflettere sul senso di questa poesia intrisa di filosofia. 

 Ragusa 7 febbraio 2019 

 Gino Carbonaro 

P.S. Ho parlato della poesia di Silvia Cecchi, ma non mi sono soffermato a fare i miei complimenti ai bellissimi disegni del pittore Oliviero Gessaroli, opere che impreziosiscono il delizioso libretto. "Disegni", è scritto (con lodevole understatement) che interpretano l'atmosfera del libretto, ma che vivono nella sua forma figurativa con uguale forza e dignità, una bellezza unica, quella che poteva essere realizzata solo da un artista che sa cosa è la pittura, quale è la funzione dei colori, come si gestiscono i rapporti tonali, come si può cogliere e bloccare il senso del bello all'interno di uno spazio. Ancora i miei più vivi complimenti. La scogliera, acquerello e penna, 2017. 3 Collina marchigiana, penna, 2019. 

      Il poster di Vivarte raccoglie riflessioni, recensioni e commenti sulle opere presentate dalla rivista Vivarte. Questa prima edizione contiene una lettera di Gino Carbonaro indirizzata a Silvia Cecchi con considerazioni sull’opera di poesia STAGIONI pubblicata nei Quaderni di Vivarte - Urbino 2018 e interventi grafici sul paesaggio pesarese di Oliviero Gessaroli. Associazione culturale “L’Arte in Arte” - Urbino 4