Sessualità del maschio
Afrodisiaci nella
storia dell’uomo
In tutti i tempi, in tutte le
società, è considerata penosa
la perdita di sessualità del maschio.
Ma, già nei
tempi antichi, quando non erano stati scoperti i vigorosi effetti del Viagra, si
faceva ricorso agli afrodisiaci. Aristotele suggeriva agli afflitti di mangiare
la carne
degli sfrenati passeri capaci di “coīre”
settantasette volte in una sola ora (!!).
Ovidio,
nell’Ars amatoria, suggerisce a maschi adulti di non far mancare a tavola uova
di pesci, granchi di fiume e gamberi di mare, da consumare tre ore prima
dell’incontro amatorio; alla bisogna erano considerati autentici
toccasana testicoli di gallo, pappagallo, agnello
e toro, da assumere preferibilmente a digiuno. La Scuola medica Salernitana considerava
il fico “frutto che spinge a Venere”. L’analogia è chiara. Se fica era il sesso
femminile, mangiare il frutto del fico avrebbe agevolato il raggiungimento
dell’obiettivo.
Nel medioevo, gli alchimisti fecero la fortuna del “Satyrium
hircinium”, fungo falloide che diceva nel nome quanto prometteva. Chi lo assumeva
diventava un irco-satiro affetto da satiriasi insoddisfatta. Nel Settecento
libertino, alla corte di Versailles, si fece largo uso di polvere di cantaride,
prezioso ingrediente in una “cuisine d’amour” nella quale non doveva mancare il
vino, perché “sine Bacco frigescit Venus”. Di quel tempo sopravvivono ancora
ricette usate da favorite di sovrani e príncipi di casa reale: famosi i “Filetti
di sogliole alla Pompadour”, “La suprème di sogliola alla d’Estrée”, le
“Uova affogate alla Du Barry”, ma quest’ultima ricetta risaliva a “Cleopatràs
lussurïosa”, colei che incatenò a sé uomini del taglio di Giulio Cesare e
Antonio.
Da che mondo
è mondo, però, l’afrodisiaco per eccellenza è costituito dalla mandragora
(pampina di aona) la cui fama deriva dalla singolare forma delle sue radici che
(incredibile, ma vero) assumono sembianze di corpo umano, a volte di donna, a
volte di uomo. Dell’uso della mandragora e dei suoi effetti si parla in una
gustosa commedia del Machiavelli, ma altresì nella Bibbia, nella storia di
Giacobbe e della sue mogli. Rachele la prima moglie, che non ha figli, e Lia
che è una giovane schiava. Ecco cosa recita il libro sacro: “Ruben trova delle
mandragore e le porta alla madre Lia. Rachele si rivolge a Lia e le dice:
“Dammi un po’ delle mandragore di tuo figlio”. Ma Lia rispose: “È forse poco
che tu mi abbia portato via mio marito? Perché vuoi portare via anche le
mandragore di mio figlio?” La sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia
gli andò incontro e disse all’uomo: “Da me devi venire, perché io ho pagato il
diritto di averti con le mandragore di mio figlio”. Così Giacobbe si coricò con
lei quella notte” (Genesi, 30, 14). È questo un documento (biblico!) nel quale
si prova che l’uso degli afrodisiaci è antico quanto il mondo e che il potere
della mandragora era conosciuto migliaia di anni prima di Cristo. Adesso non
resta che provare per credere. Le mandragore si possono acquistare in
erboristeria!
Gino
Carbonaro