Affermare che “La musica è troppo stupida” è concetto che inquieta. Tanto afferma, invece, Aldo Migliorisi, musicologo e autore di un bellissimo libro dal titolo volutamente provocatorio.
Arte e musica sono state da sempre oggetto di conflittuali confronti fra persone, classi sociali, popoli. C’è oggi chi ricorda le diatribe fra genitori che andavano in sollucchero per Claudio Villa, Luciano Tajoli, Giacomo Rondinella, e figli di nuova generazione stregati dalla musica di Elvis Presley, Beatles, rock and roll. Per mezzo della musica la verifica di un gap generazionale. Nello stesso periodo, i sostenitori della Tebaldi e della Callas, al teatro La Scala di Milano, gli uni contro gli altri armati difendevano i loro idoli, ma soprattutto due diversi modi di intendere la musica. E, ancora nella metà dell’Ottocento, se qualcuno avesse chiesto a un Lombardo e a un Veneto, quale era il compositore più grande, avrebbero risposto: “V.e.r.d.i.!” facendo passare l’acronimo di “Vittorio Emanuele Re di Italia”. Ed era guerra giocata a suon di note fra italiani e austriaci, fra dominati e dominatori.
Lo stesso ruolo ebbe la musica in Argentina, quando a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento nacque il Tango: mentre i grassi latifondisti sudamericani, gente perbene, ligi alle leggi e rispettosi della morale, danzavano la quadriglia sfiorandosi appena le dita, gli immigrati reclamavano un diritto alla libertà, ballando provocatoriamente abbracciati, maschi e femmine, corpo a corpo, in adesione totale, suscitando l’indignazione delle classi dominanti e la reazione della chiesa e del Papa che da Roma scagliava anatemi contro il ballo immorale, ma soprattutto contro quella forma di trasgressione sociale.
Che la musica “diversa” fosse da considerare pericolosa, fu intuito già nel VI secolo d.C. dal papa Gregorio Magno, che dettò regole su come avrebbe dovuto essere il canto di Dio. Per non dire che essendo considerate le donne creature del diavolo, ed essendo loro proibito di cantare in chiesa, fu deciso di castrare fanciulli per creare eserciti di voci bianche, in tutto simili a quelle degli angeli che risaputamente non hanno sesso.
Ma, già nella Grecia classica del V secolo a.C. l’attore-commediografo Ferecrate aveva portato in scena la Musica, donna dal corpo martoriato che, interrogata dalla Giustizia sul motivo di quello scempio, dichiarava di aver subito violenza da parte di chi l’aveva sconvolta, rumoreggiando in vari modi con trilli e stridii, urli e rumoretti mai sentiti, e tutti lontani dal concetto di “Armonia”. Potrebbe sembrare un discorso contro i metallari del tempo, ma a Ferecrate dava forza Platone che, nella sua “Repubblica”, avvisava di introdurre con cautela cambiamenti nella musica, così come nelle leggi dello Stato.
Aldo Migliorisi, nel suo libro “La musica è troppo stupida” parla soprattutto di libertà. E si chiede se l’uomo ha diritto di far musica come meglio ritiene, o deve soggiacere a regole e imposizioni, come da sempre hanno preteso dittatori di turno? Dunque, sostiene il nostro critico, diamo spazio e giudizio positivo al francese Erik Satie, agli Einsturzende Neubauten che portano un martello pneumatico sul palcoscenico per scardinare dalle fondamenta pregiudizi e prevenzioni sociali, e soprattutto ascoltiamo senza arricciare il naso cento altri musicisti libertari che cercano di affermare la loro filosofia della vita, il loro diritto a far musica.
Gino Carbonaro
La musica è troppo stupida
di Aldo Migliorisi
Edizioni La Fiaccola
Questo articolo/saggio critico
RispondiEliminasul libro eccezionale del critico musicale Aldo Migliorisi è stato pubblicato nella rubrica "Cultura & Società" del quotidiano
"La Sicilia", p.27.