I Greci,
questi personaggi immensi, vedono il bello ovunque: nel frinire di una cicala,
nell’Aurora che tinge di rosso le guance dell’Alba, nelle gemme che a primavera
adornano il pesco e i melograni; nel frutto maturo che rosseggia sulla cima
alta del ramo, nel tramonto della Luna (Selène che si veste di ombra). E
cantano ancora le dolcezze dell’amore, le gio-ie della gio-vinezza,
che è vita, le pene della vecchiaia,
preludio di morte, le perfidie di Ade, il dolore della Morte, la caducità delle
cose.
Nelle poesie d’amore il riferimento è fatto sempre a
Éros e a Venere, dea della bellezza, che non è mai chiamata per nome, ma con
l’appellativo di Cípride (colei che è
nata a Cipro); o anche Anadiomene (colei che è nata dalla spuma del mare); oppure, Cipride di Knido; o anche Callipigia, e l’appellativo
è rivolto alle belle natiche, o basso corporeo, che dir si
voglia.
L’amore (si intende quello sessuale) per i
Greci doveva essere dono creato e offerto all’uomo da una divinità, né poteva
essere diversamente. L'innamoramento e il tormento che da esso discende era causato da Eros, figlio di Venere la Cipride, che si divertita a colpire con le sue frecce appuntite i mortali. Ma era solo per farli soffrire.
Saffo
Solitudine 1
E’
tramontata la Luna
e
le Pleiadi. E’ mezzanotte.
Il
tempo passa e io dormo
qui
sola.
Saffo, fr. 94
Solitudine 1 bis
Si
è spenta la Luna nel cielo
sono
tramontate le Pleiadi/
Ora
è il cuore della notte/
la
vita trans-corre,
e
io? io dormo qui sola.
Saffo, fr. 94
Amore
Mia
dolce madre, non posso
continuare
a tessere:
d’amor
mi avvinse a un giovane
con
le sue grazie.
Saffo, fr. 114
La mela 1
Come
la mela più dolce sulla cima
del
ramo rosseggia, alta
sul
ramo più alto: ai coglitori
è
sfuggita. Oh, no! non è sfuggita,
non
hanno potuto raggiungerla.
Saffo, fr.116
Solitudine 2
Ermes,
io lungamente
ti
ho invocato.
In
me è solitudine.
Tu
aiutami, déspota, ché morte da sé
non
viene. Nulla m’allieta
tanto
che consoli.
Io
voglio morire,
voglio
vedere la riva d’Acheronte
fiorita
di loto,
fresca
di rugiada.
Saffo
Immortale Afrodite
Immortale
Afrodite dal trono variopinto,
figlia
di Zeus, tessitrice di inganni,
ti
supplico: tu che puoi, non tormentare
il
mio cuore con affanni e dolori,
ma
vieni qui, come quando di lontano
udisti
la mia voce e subito venisti
dalla
casa di tuo padre, sul tuo carro dorato.
Graziosi
passeri veloci ti portavano dal cielo
giù
sulla terra nera battendo veloci le ali
attraverso
l’aria, e presto arrivarono.
E
tu, beata, sorridesti nel tuo viso immortale
e
mi chiedesti che cosa avevo ancora
e
perché ti chiamavo, e che cosa voleva
questo
mio pazzo cuore: ”Chi devo ancora
spingere
al tuo amore? Chi ti fa torto,
Saffo?
Se fugge, presto ti inseguirà;
se
non accetta doni, presto te ne farà;
e
ti amerà, sii certa, anche se non vuole”.
E
dunque, vieni da me anche ora;
liberami
da questa angoscia,
realizza
ciò che il mio cuore desidera,
vieni,
stammi vicina, combatti qui
accanto
a me.
Saffo
Consigli di un vecchio
Tu
sei molto cara,
ma
il tuo sposo prendilo giovane.
Non
potrò mai osare di vivere con te,
io
che sono vecchio.
Saffo
Stesicoro, Alceo, Xenofane, Platone, Anite, Nòsside, Ibico, Asclepiade, Simonide di Ceo, Solone, Meleagro, Callimaco, Diodoro Zona, Crinagora, Jone di Ceo,
Bugie
Non
è vero questo racconto.
Tu
non andasti sulle belle navi.
Tu
non giungesti alla rocca di Troia…
Stesicoro (frag.)
Inverno
Piove,
là fuori diluvia.
Le
acque non arrestano il perenne fluire, …
……………………………………
Tu,
Arìstide, tieni lontano l’inverno,
accumula
legna nel focolare;
e
in abbondanza, senza risparmio,
versa
vino miscelato con miele,
………………………………..
cíngi
le tempie di morbida lana.
Alceo, fr. 90
Il calore del fuoco
E’
bello, d’inverno, chiacchierare
davanti
al camino, poggiati sopra un divano
morbido,
sazi di cibo e dire: “Tu di dove sei?
come
ti chiami? e, dimmi un po’, … quanti anni hai ?
e
quanti anni avevi quando venne il Persiano?
Xénofane
Lo specchio
Io,
che superba mi presi gioco
dell’Ellade
intera, io, Làide,
che
ebbi nell’atrio sciami di spasimanti,
ora,
questo specchio, laido, dedico a Venere,
poi
che vedermi come sono non voglio,
né
posso vedermi qual ero.
Platone, Antologia Palatina, VI-1
Un luogo sacro a Venere
Sacro
è questo luogo a Venere,
perché
sempre le piacque
da
questa terra rivolgere
lo
sguardo su un mare sereno,
per
dare ai nocchieri
un
approdo sicuro.
……………………..
L’onda
qui ristagna trepida,
Venere
bella mirando.
Anite IX 144
Per prima cosa l’amore
Niente
è più dolce dell’Amore;
ogni
altra dolcezza vien dopo;
per
amore anche il miele sputai
dalla
bocca. Questo vi dice Nòsside:
“Chi
ignora i baci di Éros
non
sa quali petali di rose
siano
i fiori di Cìpride.
Nòsside, V 170
Éros e Primavera
A primavera si schiudono
lungo
i canali le gemme
ai
melograni e ai cotogni
nel
campo sacro alle vergini Drìadi.
…………………………..
Túrgidi tralci, fra l’ombra di pampini verdi,
gonfiano
di linfa le nuove infiorescenze,
ma
in me, neppure per poco si acqueta Éros,
che
giù dal grembo di Venere
simile
a vento di Tracia,
arso
dai fulmini,
fiero,
avventandosi,
cupo,
spietato, da sempre
nella
mia mente, con il suo fuoco
ha
preso dimora….
Ibico, fr. 6
Éros
Dolcemente,
di sotto alle palpebre, Éros
mi
guarda lascivo, e con mille malìe
mi
caccia ancora nelle fitte
inestricabili
reti di Cìpride…
Lo
vedo già pronto a colpire,
e
in cuore io già tremo….
Ibico, fr. 7
Nelle tue reti mi hai preso
Nelle
sue reti mi ha preso Dídima,
ed
io mi consumo, come cera al fuoco,
la
sua bellezza osservando (-mirando).
………..
Ma
cosa importa s’è scura?
Anche l’opaco carbone s’infiamma
come
bocciolo di rosa,
se
tu l’accendi…
Asclepìade, V 120
Un messaggio inutile
Dille
queste cose, Dòrca,
digliele
due ...tre volte,
tutte,
Dòrca,… digliele tutte,
vai,
corri, vola, ..
..non
indugiare…
…
aspetta … solo un momento … Dòrca,
…
ascolta …
ma dove corri se non sai tutto, Dòrca?
Ecco,
dille quel che ti ho detto…
e
aggiungi, anche… o meglio…
...che
cosa dico ancora?...
senti,
non dirle nulla … solo...
…
va bene, dille tutto, via!
Tutto, le devi dire tutto..
Ma perché ti mando, Dòrca?
Stiamo arrivando insieme.
Meleagro, V 182
Domani
Non dire come sarà domani,
né, se vedi un uomo felice
quanto durerà.
Di una mosca che ha lunghe
le ali
Non è così veloce il volo.
Simònide di
Cèo
Felicità
Uomo
felice non c’è.
Sciagurati
son tutti i mortali
Che
contempla il sole.
Solone, p.53
La vita è mistero
Chi
può dire di conoscere il Dio
che
ha nome Domani?
Noi
che t’avemmo ieri
Dinanzi
ai nostri occhi,
ora
ti scaviamo la fossa.
Pena
più grande di questa
il
padre .. Diofante … non vide.
Callimaco, Antologia Palatina, VII-519
Preghiera a Caronte
Tu,
Caronte, che per la palude d’Averno
sull’acqua
densa di canne
conduci ad Ade
la
barca dei morti,
abbi
pietà del mio pianto,
e
al figliolo di Cinira
che
ora la scala discende
tendi
pietoso la mano:
vedi…
va ciampicando nei sandali
il
bimbo, e nudi non osa
i
suoi piedini poggiare
sulla
ghiaia del fiume.
Diodoro Zona, Antologia Palatina, VII-365
La virtù
La
virtù è dea.
Dimora
sulla sommità delle montagne
in
luoghi inaccessibili
fra
dirupi scoscesi. Lassù,
in
alto ha il suo Tempio.
Non
la vedono gli occhi dei mortali,
la
sconosce…
fragmentum
Simonide di Ceo
Selène *
Spense
la Luna, sorgendo
sul
far della sera, il suo lume
e
la sua pena avvolse
d’ombra
funerea, vedendo
scendere
nel buio dell’Ade,
senza
più vita Selène,
la
giovinetta leggiadra
che
del suo nome si ornava:
splendida
e bella
come
Selène fiorente di vita.
…..
Ora
che Selène è morta,
d’ombra
s’è rivestita.
Crinagora, VII 633
Alba
Aspettiamo la stella mattutina dell’alba Che viaggia nelle tenebre, primo annuncio del sole.
Jone di Ceo
Panta rei
Tutto cambia. Così l’inverno
che cammina nella neve
lascia il passo
all’estate ricca di frutti.
Il soffio impetuoso dei
venti
Si placa e lascia tranquillo
il mare
mugghiante; e così il sonno
che tutto doma, prima lega,
poi scioglie
e prende, ma non tiene per
sempre.
Sofocle, Aiace, vv. 646 e sg.
Taci,
non rendere più grave
la
sciagura, applicando al tuo male
un
rimedio che è male…
Sofocle , aiace, vv. 363
Tempo infinito
Il
lungo tempo infinito
porta
alla luce tutte le cose
che
sono nell’ombra
e
nasconde quelle visibili.
Niente è inaspettato
cede
la forza dei giuramenti
cedono
gli animi inflessibili.
Io
che finora ero duro
Come
ferro temprato, sento
Addolcirsi
le mie parole
davanti
a questa donna.
Ora
so che il nemico bisogna odiarlo,
sì,
ma ben pensando
che
un giorno tornerà amico
e
l’amico vorrò aiutarlo
ma
aspettandomi che
non
sarà sempre amico.
Sofocle, Aiace, vv.
secondo episodio
Solo per un giorno
Lo
so, la tua indole non ti porta a mentire
Né
a tramare inganni: fa piacere però
Conquistare
la vittoria. Devi osare.
Per
dimostrare che siamo uomini giusti
Ci
saranno altre occasioni. Ma adesso,
solo
per un giorno, dà retta a me,
metti
da parte il pudore.
Hai
tutto il resto della vita
Per
farti conoscere come uomo più onesto
Sofocle, Filottete
Pudore
Né
dell’adolescente,
né
delle fanciulle ornate d’oro
o
della donne dal seno colmo,
è
bello il volto
se
non appare casto:
il
pudore crea il fiore della bellezza.
Licofrònide
Epitaffio
a un giovane morto per la patria
Anche
tu, Kleanorìde, sei morto
Per
amore della patria. Tu che sempre
affrontavi
le tempeste ai venti invernali,
nell’età
che ancora è senza dolcezze
di
donna, morivi. Chiusero le onde
del
mare la tua adolescenza.
Anacreonte (Traduz. Quasimodo)
Ricordo di una Etèra
Già
matura all’amore e alle soavi
fatiche
di Cipride, tu Patròfila,
i
dolci occhi chiudesti.
Ora
non son più gli allegri momenti,
la
musica, il canto sulla cetra
e
l’audace brindare delle coppe.
Ma
perché, tu, Ade spietato, hai rapito
la
mia dolce amica?
Cìpride non ha acceso forse
anche
il tuo cuore?
Anonimo, VII, 221
Elogio della castità
(Epigrafe funeraria)
Sciolsi
il mio cinto all’amore di un solo uomo.
Fiera
di me, ora qui io giaccio sepolta.
Anonimo, VII, 324
Il figlio della vedova (Epigrafe funeraria)
Le
mie gemme non videro schiudersi l’infelice stelo
della
mia pianta degna di lacrime. Mi chiedo perché,
un
crudele destino mi ha mostrato alla luce
per
un così breve termine di anni.
Anonimo, VII, 334
L’uomo che si seppellì vivo
Piagato
dagli anni e dall’indigenza,
dal
momento che nessun uomo porgeva soccorso
alla
mia miseria, sereno, con le mie membra tremanti,
discesi
sotto terra e posi fine alla mia vita infelice.
In
me si è invertita la legge fatale: non prima estinto
e
poi sepolto, ma seppellito prima e dopo morto.
Anonimo, VII, 330
Aprés moi
Sono
morto. Ora vada il mondo in rovina.
Io
me ne fotto. Non mi pianga nessuno.
Qui
sono al sicuro.
Anonimo, VII, 704
La matrigna
Infioravo la stele alla mia matrigna avesse cambiato il carattere. Ma la pietra scivolosa mi cadde addosso uccidendomi. Ti prego viandante, fuggi la tomba di una matrigna.
Anonimo, IX, 67
La favola breve
Dissi
una verità: “Giovinezza com’è bella,
giovinezza
com’è dolce; più lieve di un volo di uccello
che
in aria più rapido vola.” Ora tutti i miei fiori
ritrovi
dispersi - sparsi per terra.
Timocle XII, 32
Epitaffio per una cicala
Ora
non effondi più la tua voce frinendo
posata
su stelo di verde fronda,
melodiosa
cicala:
ti
uccise, mentre cantavi,
la
palma spalancata
di
un insolente monello.
Panfilo, VII, 201
Il cane maltese
Tauro
già lo chiamavano,
l’agile
cane di Malta,
il
fedelissimo guardiano di Eumelo.
Ora,
giace sotto questa pietra,
la
sua voce si perde per le mute
vie
della Notte.
Tymne, VII, 211
Madre spartana
A
Demetrio, il traditore delle leggi,
a
lui Spartano, lei Spartana,
diede
la morte sua madre.
Stretta
nel pugno una spada affilata,
digrignando
i denti aguzzi,
come
una donna spartana gridò:
“Scompari
da questa terra, brutto scòrfolo,
razza
indegna: vai via, raggiungi Ade nel
Tàrtaro:
io
non ho partorito uno
che è indegno di essere Spartano.
Tymne, VII, 433
Vecchiaia
Autunno
dorato è il nostro
La
vita, la felicità, cosa sono
se
non si può godere della splendida
luminosa
dorata Afrodite?
E’
meglio morire, quando non mi saranno più cari
gli
amori furtivi, gli amplessi, il letto,
i
dolci doni dell’amore,
fiori
fugaci della giovinezza
per
gli uomini e per le donne.
Piena
di acciacchi avanza la triste vecchiaia
Mentre
ti vengono meno le energie e con esse
l’entusiasmo
di vivere: ti vince l’amarezza e
un
senso di tristezza per il tempo che fu.
Così,
ti sfuggono i fanciulli (!)
Senti
il disprezzo delle donna.
Un
dio volle così funesta la vecchiaia.
Filosofia in versi
Dio
¨ L’Uno-Tutto è colui che
vede, intende e ode.
¨ Per virtù di pensiero senza
sforzo tutto muove.
¨ Dalla Terra ogni cosa, e
nella Terra tutto ritorna
¨ Se cavalli, buoi, leoni
fossero forniti di mani
e potessero dipingere o scolpire i loro dei,
ad essi darebbero l’immagine del corpo di ciascuno:
di cavalli i cavalli, di buoi i buoi, di leoni i
leoni…
Ricordo di Pitagora e Metempsicosi
Vide una volta maltrattare un cane -dicono- mentre passava, e ne ebbe pena, e disse: “Basta con le percosse! Certo lì c’è l’anima di un amico: lo sento… dalla voce”
Senofane
Queta non movere
Il mare lo sconvolgono i venti,
se non lo
tocca nessuno
è l’elemento
più dolce, più normale.
Solone
Primum vivere
¨ Prima cerca di vivere,
poi cerca la
virtù.
¨ L’ingegno si aguzza di notte.
Tu decidi di
notte.
Giova a chi
persegue la virtù, la calma.
¨ Se ben governato, un piccolo
villaggio
su uno scoglio vale più di Nìnive in preda
al disordine.
¨ Non fare mai un debito con un malvagio,
perché non
reclami fuori tempo il suo.
La donna
¨ Da quattro bestie vengono le
donne:
dalla cagna, dall’ape, dalla lurida scrofa e
dalla cavalla dalla elegante criniera.
Quella che deriva dalla scrofa non è né buona
né cattiva; selvaggia e aggressiva
è quella che deriva dalla cagna; economa e
brava nel lavoro quella che deriva dalla cagna;
E’ meglio sposare quest’ultima.
Focìlide
La buona moglie
Non c’è cosa più dolce di
una buona moglie,
Kyrno, che sia vero io l’affermo, tu verifica.
Kyrno, che sia vero io l’affermo, tu verifica.
¨ Di soldi il cuore non lo
sazi mai.
¨ Lega coi buoni e non
t’accompagnare coi cattivi.
¨ Sparì la Fede, sparì la
Saggezza
E le Grazie lasciarono la Terra.
Nessuno più rispetta gli Immortali,
s’ignorano le norme religiose e il rispetto.
¨ S’io auguro a un amico un
male, tocchi a me;
se me lo augura lui, gli tocchi il doppio.
¨ Decidi in un modo, poi
cambia
Meglio essere accorto, che virtuoso.
¨ Vieni, dormiamo, penseranno i soldati
A far la
guardia alla dolce, morbida patria nostra.
¨ Per la miseria, gli uomini di poco conto sono infidi,
meglio star
coi potenti.
¨ Avendo fiducia ho perso il
mio,
diffidando l’ho salvato in parte,
entrambi i casi, però, pongono un problema.
Indecisione
¨ Alla cerva strappai il
figlio con una zampata da leone,
ma non ne bevvi il sangue
ma non ne bevvi il sangue
¨ Scalai le mura senza
devastare la città
¨ Strinsi al carro i cavalli,
ma non li montai
¨ Agendo, insomma, non agii;
compii ma senza compiere
¨ Feci e non feci, ottenni e
non ottenni.
Teògnide
Sinonimi:
Ade, rive dell’Acheronte, Camere di
Persefone
Erebo
Antologia Palatina 2 LX 360
Curiosità :
scive Teognide di pederastia:
¨ E’ uguale la ricchezza per
chi possiede argento, oro, cavalli, muli e terre, e per colui che ha piedi, ventre, polmoni e
salute, per godersi un ragazzo o una donna (sic!) a tempo giusto.
¨ Elegia greca arcaica,
Einaudi, p.123
2 LX 367
Curiosità :
scive Solone di pederastia
.. finché nel
caro fiore dell’età, vago d’amasi
brami le cosce
e la bocca soave come sopra p.53
Non
dire cosa sarà domani
Né
se vedi un uomo felice
Quanto
durerà.
Di
una mosca che ha lunghe le ali
Non
è così veloce il volo
Simonide di Ceo