2020/11/07

COMMENTI su "VIAGGIO NEL TEMPO GIORGIO CARBONARO



Gino Carbonaro

 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 
                                    Giuseppina Pavone


Commento  n. 1 Giuseppina Pavone

     Gino Carbonaro pubblica un libro e fa un prezioso regalo alla Comunità ragusana (e non solo, direi). 

     Ho letto tutto d’un fiato il suo “Viaggio nel tempo” e lo rileggerò per gustarne la ricchezza e la pedagogia del contenuto. 

     Lo stile di scrittura, che è ‘suo’ e solo suo, riconoscibile fra mille, è semplice, agile e accattivante, godibilissimo alla lettura.
 
     La modalità espressiva, di tipo conversazionale, a tratti quasi idealmente dialogica, sembra attribuire un ruolo vivo e tangibile al lettore che diventa ‘osservatore partecipante’ e si appassiona non solo alla storia narrata, ma con uguale intensità a tutti gli altri elementi (storia sociale, linguaggio, usi, costumi, mentalità, riti …) che non sono un semplice ‘complemento d’arredo’, bensì collante della storia stessa che si fa memoria, sia individuale che collettiva.

     La dimensione affettiva si amalgama magnificamente con quella del rigore documentario, senza sminuirne la valenza e senza indugiare su note di facile sentimentalismo, piuttosto rappresentando una importante chiave di lettura per accompagnare con naturalezza il lettore in questo viaggio (o avventura?), consentendogli di scandagliarne gli anfratti reconditi e ignoti ai più.

     Ed è un paesaggio splendido quello che si può ammirare in questo viaggio, durante il quale la narrazione diventa ricerca di senso tra le tracce della memoria che si sviluppano man mano, generandosi e rigenerandosi, e che l’Autore estrae con meticolosa azione maieutica dalla sua vita, dalla sua sensibilità, dalla sua cultura, ...

     Tutto ciò fa di questo libro un testo antropologico-sociale e sociologico, semiologico, storico, psicologico, pedagogico ... tutte aree a volte chiaramente individuabili, altre deducibili da quelle pennellate di colore significanti che con incisività ne rimarcano i particolari, con inserti a mo’ di tessere di mosaico che completano, chiariscono e specificano quanto prima era stato detto o con interessanti immagini e foto (la maggior parte di queste di Gino Carbonaro che le ha impreziosite con competenti didascalie in dialetto e in italiano, ma il testo è arricchito anche da contributi fotografici di Giulio Lettica, Emanuele Di Falco e Giovanni Modica Scala).

     L’Autore parla della “Storia di una famiglia”, della sua famiglia, la Famiglia Carbonaro, a partire dalla figura principale: nonno Giorgio, il capostipite, uomo operoso, grande lavoratore, buono, saggio, intelligente, creativo, con una ricchezza d’animo che traspare dal suo sereno sorriso.

     E non è un caso che Gino Carbonaro abbia scelto, anche se forse solo intuitivamente, la dimensione tri-generazionale (con, seppur brevi, flash quadri-generazionali), che rappresenta l’unità di analisi necessaria per dare un senso allo strutturarsi dei legami e delle relazioni, sia intra-familiari che nei diversi contesti di vita. 

     A ben vedere, infatti, è la trama relazionale il tessuto portante di questa famiglia,  quella che, pur se costruita su un’apparente condizione di solitudine fino all’età di 34 anni (il duro lavoro di contadino di nonno Giorgio, il suo rapporto vivo con la ‘terra’ e con la Natura), non esita poi a proiettarsi e attualizzarsi in un più ampio contesto (nella ‘masseria’, dove “era la mente, il cuore, la testa … Ed era lavoro di privilegio che riempiva la sua giornata”). 

     Ed è in tali contesti che attecchiscono saldamente quei valori che rappresentano linee guida per agire la vita e, come tali, si costituiranno poi, per le generazioni future, come “miti familiari” positivi, non cristallizzati, adattabili e funzionali nel tempo alla crescita individuale e all’evoluzione del gruppo; mi riferisco alla serie di credenze, abbastanza ben integrate e condivise da tutti i membri della famiglia, riguardanti ciascuno di essi e le loro posizioni reciproche all'interno della vita familiare, ma con attribuzioni di significato e contenuti che hanno particolare rilevanza nel contesto sociale, contribuendo a creare il senso di identità della famiglia stessa.

     Dalla narrazione di Gino Carbonaro emergono, come ‘solidi miti’, importanti aree di valori: senso di appartenenza e di responsabilità, onestà e senso dell’etica, armonia, unità, condivisione, rispetto e senso di umanità, rilevanza e specificità dei ruoli, saggezza, industriosità, ma anche ostinata capacità resiliente nell’affrontare con grande dignità le difficoltà della vita (emblematico, a tal proposito, il motto riportato nel frontespizio del libro “Die Nocteque Pugnamus”,  Combattiamo giorno e notte). 

     Si intuisce come proprio questa “mitologia familiare” abbia svolto, anche per le generazioni successive, la funzione di dare un senso alla propria esistenza, facendo sì che ogni componente si sentisse "parte di qualcosa" e come tale venisse riconosciuto dagli altri.

     Gino Carbonaro, ‘Io narrante’ ma anche componente di terza generazione della famiglia, assieme alla sorella Flaminia, fa suo questo mandato di valori, raccoglie il testimone di questa splendida eredità, la tutela e la custodisce per consegnarla come ‘patto di lealtà’ a figli e nipoti, perché questa storia gli appartiene, è la ‘sua storia’, ma è anche la ‘loro storia’.

Alcuni flash sul contenuto. Impossibile dar conto, con una sintetica riflessione, della vastità e importanza di tutti i frammenti di narrazione, si rischierebbe di ridurne bellezza, completezza dei contenuti e rigore descrittivo; mi limito, quindi, a dare solo dei flash/stimolo alla lettura del testo.

     La prospettiva storico-antropologica e sociale, che appare privilegiata in buona parte della trattazione, associata non di rado ad una implicita, ma evidente lettura psicologica di fatti, situazioni e azioni, trasferisce il lettore in una realtà di contesto per alcuni aspetti surreale, se rapportata ai giorni nostri, considerata, in particolare, la mancanza di mezzi di supporto di quell’epoca; risaltano alcuni concetti e dimensioni ampiamente trattati in questo lavoro da Gino Carbonaro: 

•  la povertà come condizione di vita per determinate classi sociali, accettata e   vissuta quasi come una ‘seconda pelle’, ma con estrema dignità (scrive Gino Carbonaro nella sua introduzione : “Questa memoria? Va considerata una pagina di storia familiare che rievoca un’epoca rivisitata dall’angolo della povertà”)

• la precarietà abitativa con inesistenti sia condizioni igieniche che risorse primarie (acqua potabile e luce, ad esempio)

• il duro lavoro nei campi

   Ma anche...

• il senso della famiglia e degli affetti familiari, il ‘Clan Carbonaro’
 
• il ciclo di vita della famiglia e i relativi eventi critici: le nuove generazioni, le gioie …, i dolori, la guerra, le perdite

• la serenità nella saggezza 

• la rassegnazione razionale, ma non passiva

• le abitudini di vita, gli esempi e i riferimenti

• i riti e i simboli

• gli oggetti e gli attrezzi di lavoro (vere e proprie opere di artigianato, molte realizzate a mano dallo stesso nonno Giorgio): le bellissime foto ne esaltano la rilevanza

• i riconoscimenti, i sogni, i progetti 

• il linguaggio, con ampio spazio per il dialetto, elemento importante della cultura, quella popolare in particolare, perché vicinissimo alla vita quotidiana della gente, genuina via di comunicazione con l’anima, ampiamente dimostrato da alcuni termini dialettali riportati, e anche dai numerosi proverbi inseriti – ma Gino Carbonaro è specialista in questo ambito, basti pensare alle diverse edizioni del suo “La Donna nei proverbi siciliani”!

     Questo libro? Bello, emozionante, interessante, utile, educativo, …e, in una parola, ecumenico!

     Non è un romanzo, ma appassiona come un romanzo. Non è un saggio, ma contiene una ‘summa’ di  analisi documentarie sulla vita vissuta. Non è un libro di filosofia, ma invita a pensare.

     Trovo un’unica espressione che lo possa definire: è un libro d’amore e di poesia!

     Credo che debba essere letto da tutti con attenzione e interesse per non lasciarsi sfuggire nemmeno un frammento dei messaggi che trasmette.

    Mi piace concludere ripetendo la mia affermazione iniziale:

     Gino Carbonaro pubblica un libro e fa un prezioso regalo alla Comunità ragusana!

                                              Giuseppina Pavone

©️Giuseppina Pavone


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Gino Carbonaro

 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 
                                        Giovanni Scifo

Commento  n. 2  Giovanni Scifo


     In guerra, il nemico che si trova a 200 metri è  un bersaglio a 1 metro è un uomo. 

     L'ho letto in un libro "I Vangeli scomodi" di Alessandro Pronzato. 

      Colgo l'occasione per dirti che che la lettura del libro mi ha appassionato. 

     L'ho letto d'un fiato. 

     Molte le emozioni che mi ha suscitato. 

     Tanti ricordi anche della mia infanzia. 

     Eccezionale il patrimonio fotografico.  

     Sapienti le "incursioni" sociologiche. 

     Uno  spaccato delle nostre tradizioni.  

     Un abbraccio forte  caro Gino. 

     A risentirci.

                                        Giovanni Scifo


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 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 
                                          Silvia Cecchi

Commento  n. 3

Caro Gino,


Abbiamo ricevuto i tuoi libri e, Giorgio ed io l'abbiamo letto in alcune parti insieme,  e commentato con molta ammirazione e qualche commozione. Ora è ancora più bello, ma già come sai mi colpì quando era una stampa di file in bianco e nero. Foto meravigliose e molto bella la composizione grafica. Ho molto apprezzato che tu abbia pubblicato i bei commenti dei tuoi figli e di tua sorella senza intervenire in alcun modo sulle loro parole.  Mi sembra così di averli un po' conosciuti e che abbia ciascuno rivelato le proprie doti.  Ora poi non ho dubbi, è un libro molto originale anche perché vi parlano gli oggetti, come mai li ho sentiti parlare di vita vissuta, e vi parlano le 'parole' di una lingua in estinzione ma potentissima. L'esemplarità umana dei tuoi nonni è una lezione per tutti. Compare una Sicilia sconosciuta a molti e che farà storia. Il tutto visto e sentito attraverso il tuo intelligente amore per i tuoi ascendenti e per la vita. Amore colto, direi ma anche primordiale, nativo, grande e capace di rimettere insieme tutta la famiglia. Eccellente il tuo libro e anche documento storico e di costume raro. Darò ad Oliviero il suo, naturalmente, appena lo rivedrò. Grazie anche  per la lunga e bella dedica. Ti abbraccio, col desiderio di rivederci appena lo potremo. Silvia.  


Carissimo Gino,

     Ti scrivo con ritardo, non solo per il mio tempo feriale da pochi giorni iniziato, ma perché mi sono presa il tempo di godere il tuo libro che mi ha commosso, e in questo stato d’animo, ora che l’ho appena riletto nell’ultima parte, ti scrivo. 


   La vita è sempre “intensa e bella”,se l’Universo ha creato qualcuno che guarda l’Universo”(bellissimo).  


     Non sono nata povera, ma ho lavorato per tutta la vita  e sto lavorando ancora come un mulo, forse per il sentimento recondito di dovere questo tributo alla vita-dono, e ho anch’io il culto di una povertà di fondo, forse perché so che in questa povertà assoluta si trova anche l’anima quando pensa in modo radicale, forse perché l’amore a cui vorrei tributare a modo mio la mia vita è figlio di “penìa” (povertà) come dicevano i greci, e perché siamo tutti, quando non materialmente spiritualmente, uomini e donne del bisogno, della mancanza,  ben più che figli dell’agio e dell’abbondanza. Anche il mio ‘comunismo’ di fondo (che parola antica 

 

complicata oggi!)  è avversione per il privilegio e una 

 

scelta dalla parte dei poveri, dell’ingiustizia e della 

 

speranza di riscatto’, come per tuo nonno. 


 

Figura bellissima, che nelle poche parole dette nella vita ti 

 

ha trasmesso il sentimento di rifiuto e disprezzo per la 

 

follia crudele della guerra e il potere del sorriso e 

 

dell’amore (“Çiàmma”!).

 

 

   Anch’io nella vita ho avuto due o tre incontri come il tuo 

 

con il taxista di Londra. Ero sola con mia figlia, 

 

in viaggio. Una volta a New York, un’altra volta a Reims 

 

(la terza volta ora non mi torna in mente). Nel nostro 

 

lessico madre-figlia, li chiamiamo i nostri angeli anonimi.

 

 

     L’apparato fotografico è di eccezione, sia rispetto ai 

 

luoghi ( p. 21: la casa del nonno ‘non più grande di un 

 

nido d’uccello’, p. 24) sia per i volti, sia per i meravigliosi 

 

oggetti scomparsi. Direi un museo fotografico e 

 

testimoniale che merita di essere conservato come un 

 

tesoro d’archivio.

 

 

     La tua scrittura ha un’essenzialità, un tuo stile concreto 

 

e carico di sentimento, che comincio a individuare come il 

 

tuo stile del tutto personale. Non so quanti oggi abbiano il 

 

coraggio di parlare un linguaggio così  aderente alla vita 

 

nella sua espressione essenziale ed elementare.

 

La tua mitezza, dote del tuo carattere che tu riconosci 

 

anche al tuo nonno Giorgio, e la tua gratitudine alla vita 

 

nonostante tutto, sono una grande lezione per me, un 

 

insegnamento ad essere anch’io nella vita ‘mite nonostante 

 

tutto’ e sappiamo entrambi, se non di cosa parliamo, che 

 

cosa intendiamo dire.

 

   Auguriamoci di vederci presto, un grande abbraccio. 

 

                                                  Silvia 


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 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 

                                       Lorenzo Guardiano


Commento  n. 4


Carissimo Professore,

 

Ho letto oggi tutto d’un fiato il suo libro… che dirle? Sono così tante le cose che vorrei dirle, le cose che penso… forse troppo, a tal punto che non passano tutte insieme attraverso l’imbuto della mente. Fin dall’inizio della sua opera ho individuato un tratto squisitamente dolce per il mio gusto: quella spontaneità, quella genuinità degli storiografi greci (quasi dei logografi, forse) quando si accingono a raccontare i fatti e la storia di un posto. Vi è anche quell’intento costruttivo dietro il racconto, quella coscienza moraleggiante che si nasconde dietro la storia che rimanda alle pagine di Erodoto, e di certo la sua scrittura è simile alla scrittura di Erodoto e non di Tucidide, quella storia non manualistica ma quasi novellistica, ricca di digressioni, di storie, di costumi, di modi di dire, diciamo folclorica, antropologica. Quell’assenza di retorica, anzi quell’assenza di artificio che rende viva sulla pagina l’essenza della pura verità (anche quella più favoleggiante)

 

Certo tutto questo c’è. E poi? Poi sono andato avanti a leggere… quante parole mi sono venute in mente… una? Vergogna. Certo, la vergogna che provo io per aver vissuto la vita che vivo, per come ho ogni bene a portata di mano, per come ho perso (io e i miei fratelli) il contatto con una realtà concreta, fatta di erba e di sole, di fame soprattutto, di famiglia, di vita. Abbiamo perso così tanto. Certo, tanto abbiamo acquistato (soprattutto questi benedetti servizi igienici!), ma abbiamo perso così tanto. Abbiamo perso l’identità unica e irripetibile, del costruire, fabbricare, creare qualunque oggetto ci serva con le nostre mani e renderlo unico e nostro. E invece ormai è tutto altrui. Tutto già pronto e nulla è più nostro. 

 

E quale altra parola? Grazie. Grazie per questo dono per i suoi figli e nipoti ma in realtà per tutti noi. Credo sia una delle cose più potenti che abbia mai letto. Le sono così grato per averlo scritto, per avermelo mandato e per essermi amico. Sono grato e onorato della sua amicizia. Le confesso che le emozioni sono state tante. Così potente il racconto della vita nelle grotte, così dolce e toccante la pagina dell’esperienza londinese con il tassista, così straordinariamente struggente quell’unica parola ripetuta da suo nonno Giorgio alla sua moglie appena morta… “Ciamma!”

 

E il funerale di suo nonno Giorgio, il suo sogno nel cassetto realizzato… Lo confesso e sono sincero: ho pianto. Mentre leggevo. Ho pianto per una persona che non ho mai conosciuto, di cui fino a ieri ignoravo l’esistenza. Ma ho pianto per un uomo veramente uomo, per il suo amore semplice, per i suoi silenzi mai ascoltati, per i suoi sorrisi mai visti. Per tutto quello che non ho avuto e che pure mi sembra così ovvio di aver avuto, ho pianto. 

 

Grazie, professore, per questo dono. Lo porti a termine, io lo attendo. 

Un abbraccio

-- Lorenzo


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 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 

                                       Pippo Cultrera


Commento  n. 5


Caro Gino,


Stamani mi è stato consegnato il pacco con il libro.  E' un lavoro splendido, lo si vede subito, frutto di un' idea molto bella. Scrivere la storia della propria famiglia facendola anche specchio della storia della società; e unire, in un qualcosa di solidale, di quasi sacro, vecchie e nuove generazioni. Bellissima la veste grafica e preziosa la stampa, suggestive le immagini, coinvolgente il testo. Ne ho già letto - direi bevute avidamente- una ventina di pagine. Ti sono profondamente grato di questo bellissimo regalo.


Ti saluto caramente.


Giuseppe


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 Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 

                                       Lorenzo Migliore


Commento  n. 7

Caro Gino, 


Ho letto d'un fiato la straordinaria storia del capostipite della famiglia Carbonaro, il libro che con grande generosità hai voluto donarmi, e che hai scritto con la passione e la ricerca documentaria che ti hanno sempre distinto. E' uno spaccato non solo della storia di Giorgio Carbonaro, ma della storia dell'uomo e della Sicilia povera e sfruttata che tu scrivi da artista in un percorso particolare della vita, e dei fatti che quasi la enuclea dalla pur affascinante vicenda personale di ognuno dei protagonisti. E' la storia del progredire dell'uomo e dei costumi, delle condizioni di vita che ha interessato non solo la Sicilia agricola. 


     Grazie per avercela raccontata con un grande realismo che non si trova spesso nei libri di storia, e ci lega ancora di più a un mondo ormai superato, ma che amiamo perché è la storia di tutti noi.

Ciao 😘--

                                                           Lorenzo


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Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di 

                                       Giorgio Minardo


Commento  n. 8

Carissimo Gino, 

 

     Ho avuto il tuo libro da parte di Silvia, che ha trovato bello e suggestivo oltre ogni dire. All'interesse che può avvincere lo studioso e cultore di tradizioni si aggiunge - da parte mia - anche un profondo amore e riconoscimento delle mie radici, in cui mi sono visto attraverso la tua calda e appassionata scrittura di uomo del sud aperto a tutte le culture. 

 

     Commovente il tuo retaggio familiare e il tuo rispetto per  le figure dei tuoi antenati, che si impreziosisce della tua rara, profonda e vibrante umanità. Bellissima la veste tipografica e il corredo fotografico. Last but not least, la tua foto alla fine del libro dice tutto della bella persona che sei.

 

     Grazie infinite per questo dono di inestimabile valore umano ed affettivo. 

 

                                        Giorgio


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Viaggio nel Tempo

Storia di una famiglia 

Riflessioni di Giorgio Sortino

                                       


Commento  n. 9. 

Carissimo Gino, 

      Ho appena terminato di leggere il tuo libro. Mi è piaciuto moltissimo: lo definirei allo stesso tempo intimo e universale. Intimo perché parla di sentimenti familiari profondi (mi sono sentito forse a disagio pensando che in realtà tu hai scritto il libro  con l’intento di diffonderlo essenzialmente tra i tuoi familiari), ma allo stesso tempo universale perché rappresenta un documento eccezionale su quella che era la vita “vera” del popolo di questo angolo di Sicilia. Io proporrei di farlo conoscere nelle scuole, affiancandone la lettura alla visita del museo etnografico. 

      Attendo con ansia il completamento della trilogia! 
Con sincera ammirazione. 

                                               Giorgio
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