In ricordo di Mimì Arezzo
di Gino Carbonaro
Ragusa 12 luglio 2011
Vania, Michele, Peppe,
L’altro ieri in Chiesa, avrei voluto dire qualche parola su Vostro Padre, il mio dolce amico Mimì. E’ andato via. E con lui se ne è andata un pezzo di storia della nostra vita.
La città di Ragusa, tutta, gli deve qualcosa, perché a questa Città Vostro Padre ha dato cose splendide: l’amore di un figlio, il rispetto per il passato, la ricerca di una identità, quella della nostra storia locale.
Io l’ho conosciuto nella primavera del 1966, appena sposato io, già sposato, forse lui. Era un giovane che aveva tutto: prestanza fisica, bellezza, nobiltà dell’animo, intelligenza, arguzia, rispetto dell’altro, eleganza di modi.
Mi colpì questo giovane che mi sembrò diverso, speciale, forse unico. Non mi sbagliavo, perché dopo qualche anno gli vidi dar vita a una casa editrice, poi lo vidi diventare scrittore. Ma, che scrittore! Chiarezza come dono di natura, affabulatore finissimo, scrittore dotato di riconoscibilità. Tu leggi una sua pagina e devi dire:” Ma, questo è Mimì!”
Ma, quanti libri ha scritto, rilegati e non, e quanti amici mi hanno fatto vedere nelle loro biblioteche la collana delle opere dello scrittore Mimì Arezzo. Tutte riferite a Ragusa. La città del cuore e per questo i Ragusani si riconoscevano in lui. C
ome scrittore e come uomo
h
a fatto un’opera eccezionale. Ma come padre? Cosa era per Voi vostro padre? Io posso dirlo. Un giorno (tanti anni fa) mi parlò di te, Peppe e mi disse che studiavi musica e stavi preparando gli esami del quinto anno di conservatorio e mi disse ancora con gli occhi che gli luccicavano di gioia, ma con grande modestia (questa caratterizzava il suo carattere) mi disse a mezzavoce: “Ma lo sai, Gino, è bravo Peppe, promette. Forse diventerà pianista”. E un giorno che tu e tuo Padre eravate a casa mia, lui ti fece suonare nel nostro piano. E tu, Peppe, suonasti veramente bene. Eri brillante, sicuro, “dominavi” la tastiera. La tastiera sembrava la tua fidanzata. Sei stato per me una promessa. Una stella che si accendeva nel campo della musica. in realtà, volevi farlo felice. E in quella occasione lo facesti felice.
Quest’uomo ha donato a tutti, a piene mani, e se è vero come è vero che si continua a vivere dopo la morte, il nostro Mimì avrà visto uno ad uno gli amici che erano in Chiesa, e quanti, pur non essendo venuti, gli sono stati vicini col pensiero.
Ma non ho detto dell’amore che aveva per te Vania. Io so che ti adorava. Non posso dire che eri la prediletta, perché non era padre da avere simili debolezze.
Tu, Peppe, Michele e la dolcissima e “bellissima” vostra madre, eravate sulla stesso piano nel suo cuore. Forse, negli ultimi tempi aveva un debole per Michele. Ma lo ha sempre considerato “il” piccolo, anche se era il più alto. Forse lo sentiva, indifeso. Mimi’ sapeva che stava andando via, e avrebbe voluto vederlo sistemato.
Ora, Mimì Arezzo è andato via a raggiungere la donna della sua vita, vostra Madre.
Noi abbiamo ancora una volta imparato che la vita è un viaggio, accompagnato dall’ombra discreta della morte che a ogni piè sospinto potrebbe bussare alla porta per notificare che il viaggio è finito.
La vita è una parentesi che si apre e si deve chiudere. Assurdo. Perché siamo venuti al mondo senza merito nostro e andiamo via perché così vuole il destino.
Voi, Vania, Peppe, Michele siete fortunati, fortunatissimi, ad avere avuto questo Uomo come Padre. Questo Uomo unico, a cui tutti, anche io, dobbiamo qualcosa.
Un affettuoso abbraccio, da estendere ai Vostri Partner, che vi sono stati vicini in questo momento terribile, mentre sento che nel dolore immenso per la dipartita di questo Uomo-cittadino-gigante-Padre, siete felici in cuor vostro, perché sapete di essere figli di tale “Uomo”. E non tutti hanno un tale Padre.
Voi, onorate la sua memoria, non tradite il suo modello di vita. Siate dolci, onesti, impegnati nella vita e nel lavoro come lui vi ha insegnato. Modello di persona che oggi non si incontra tanto facilmente.
Grazie
Gino Carbonaro
gino.carbonaro.italy@gmail.com