2018/06/28

Elisa CILIA, pittrice e Alina Cotrinoiu Gallerista


Mostra di Pittura

ELISA CILIA  


Alla Galleria “Le Fate”
di Alina Cotrinoiu

  di Gino Carbonaro


    Io credo nel DNA. In quello che dice, e nel destino che decide su di noi.

    Elisa Cilia presenta una mostra di acquerelli e acrilici al Caffè letterario “La Fate” di Ragusa. Tu entri, e ti ritrovi in un mondo di arte, di raffinata poesia. Pittura, musica, libri da leggere, gentilezza squisita che ti riporta al Giappone. Armonia. In una parola, poesia.

Se arte è ciò che deve contenere una Galleria, è chiaro che tutto deve essere all’insegna del gusto. E lo è. Alina è la regina. E’ lei che ti accoglie, mentre la luce pomeridiana entra soffusa da ampie finestre. I rumori della strada li senti lontani, ovattati.

Chi visita la Galleria ritiene subito di essere entrato in un altro mondo, di trovarsi in una atmosfera parigina anni ‘50. Ed è storia che rinasce qui a Ragusa.

    Perché fissavo il concetto di DNA? Perché Elisa Cilia è l’ultima discendente di quattro grandi pittori nazionali. Il primo storico pittore antenato di lei e della sua famiglia, è il canonico Orazio Spadaro da Modica  (1880-1959) “dipintore” della luce, appartenente alla scuola italiana dei macchiaioli, Fattori e Segantini, pittore che aveva avuto come maestro Aristide Sartorio, grande pittore romano (1860-1932).


    Per rendersi conto della grandezza del Canonico Spadaro, basta entrare in qualche Chiesa della nostra provincia per trovare sue opere sublimi.

Il secondo stadio di antenati artistici è rappresentato  dai tre nipoti del ricordato canonico. Si tratta di Beppe, Enzo e Valente Assenza, pozzallesi, oriundi modicani.

Cosa si trova a Modica di questi artisti? Un museo dedicato alle sculture di Enzo Assenza, e ancora, grandi Pale ecclesiali presso il Duomo di San Pietro realizzate dal fratello minore, il pittore Valente Assenza.

Ma va ricordata  ancora la figura del pittore-teosofo Beppe Assenza che ha trascorso la sua vita in Svizzera, là dove ha fondato una scuola di pittura “teosofica” che seguiva i dettami dell’esoterista austriaco Rudolf Steiner (1861-1925).

E non si tratta di antenati di poco conto, né per Elisa, e neanche per la nostra provincia iblea, dove, non di rado si sconoscono i grandi artisti del nostro passato.

DNA? Sì! Perché, a visitare la mostra scopri che la mano di Elisa quando dipinge, ha la sensibilità pittorica che è gestita dal profondo. Sensibilità femminile, rivolta alla realtà che ci circonda, uso dell’acquerello magico trattato a guache, che crea atmosfere e incanta. Poesia in alcuni lavori esposti che dimostrano come il rapporto che la nostra pittrice ha con i pennelli, con i colori e con la luce, è di grande padronanza e maestria. Ne vengono fuori immagini che partono da un soggetto conosciuto, soprattutto fiori, ma anche paesaggi che dicono come la ricerca pittorica di Elisa Cilia mira a cogliere l’anima delle cose.

Un suggerimento? Andiamo a visitare la mostra. Incontriamo la nobile pittrice, e facciamoci offrire un tè dalla bella Alina Cotrinoiu.    

Gino Carbonaro
Ragusa, giugno 2018

2018/06/18

DONNA, una storia senza eco, COMMENTI



COMMENTO  n. 1

                                   di Luigi Colombo  da Lussemburgo 15 giugno 2018


Caro Gino,

    Eccomi, come promesso, per comunicarti le mie impressioni sul tuo autorevole saggio (caratterizzato da tre evidenti sfaccettature di analisi: storica, socio-culturale ed antropologica).

L'ho "consumato" nell'arco di una decina di giorni. E sappi che il "rush finale" è avvenuto al mare, sull'isola maiorchina (siamo infatti rientrati ieri sera da un breve soggiorno laggiù).

L'ho molto apprezzato per la linearità, semplicità narrativa (discorsiva), le accurate analisi e verifiche (senza troppo scendere nel tecnicismo filosofico o scientifico). Mi ha permesso di acquisire maggiore consapevolezza (oserei dire ora con cognizione di causa) sulle sorti che Madre Natura (e l'uomo-maschio di cui ne fa parte!) ha voluto per la donna-femmina nell'arco degli ultimi millenni.

Oggi, 14 giugno 2018, possiamo dire che è in atto un vero e proprio riscatto della figura femminile nell'ambito societario. L'epoca moderna attuale sorride alla donna certamente meglio e di più rispetto a quanto le abbia riservato in passato. Certo, molto ancora resta da fare, da dire, da riconoscere prima che il processo di emancipazione della donna si completi.

Su un aspetto mi hai illuminato, stupito: come la religione (qualunque essa sia), che dovrebbe essere super partes nei riguardi dei suoi adepti-fedeli (trascendendo quindi da genere ed orientamento sessuale, nonché dal pensiero politico, dalle proprie idee, dalla propria visione di vita), sia stata - più nelle epoche passate - capace di condizionare fortemente il giudizio e la visione della donna (in quanto di genere femminile) nell'ambito della società umana. Compresa quindi la corrente del cattolicesimo cui fa capo Santa Romana Chiesa.

Termino col dirti che dopo diversi sforzi di ricordare... e poi ancora ricordare ... finalmente ne sono giunto a capo: sì, Bingen am Rhein*, il paese di Ildegarda, è una piccola cittadina sulla sponda del fiume Reno. Lì ci si imbarca a mezzo traghetto (attraversando appunto il Reno) per raggiungere la sponda opposta del mastodontico fiume, dove sorge Rudesheim am Rhein. Bingen è nota oggi per i suoi locali di degustazione del vino (famosi sono i vigneti del Reno che la circondano), mentre Rudesheim è passata alla notorietà per i suoi mercatini natalizi allestiti durante il periodo d'Avvento.

Noi conosciamo Bingen, il suo castello, le sue torri, le sue vie (ci siamo stati almeno 3 volte). Ma non sapevamo che là, l'illuminata Ildegarda avesse mosso i suoi primi passi (da donna!) per emancipare la figura femminile ed abbattere alcuni tabù che ancora oggi resistono in tema di sessualità in correlazione con la religione cattolico-cristiana... ma pensa te!

Grazie davvero per avermi reso parte di questa tua "creatura", di questo tuo sapere. La condivisione e divulgazione del proprio sapere non hanno mai nuociuto a persona. Anzi, al contrario, hanno sempre aiutato l'uomo verso l'acquisizione di una maggiore consapevolezza, ovvero verso la ricerca della verità (anche storica).

Evviva le donne! ... che detto da me prende tutt'altro valore :-)

Ancora congratulazioni, con stima,

Luigi

* Chiedi a Lucas, in occasione delle vostre prossime capatine in Lux, di portarti/vi a Bingen am Rhein... giusto per meglio realizzare i luoghi di vita di Santa Ildegarda... dopo tutto, Bingen dista solo un centinaio di chilometri dal Lux, facilmente raggiungibile in automobile :-)

Risposta a Luigi Colombo da Gino

Luigi ciao, 

Sono commosso per quello che hai intercettato e scritto sul mio libro. 

1. Le tre facce: storica, socio-culturale, antropologica.

2.  Ruolo delle religioni monoteistiche nelle società e nei confronti delle donne.

3.  Culture che si piegano e conformano le menti vendendo parole per verità. 

4. Persecuzioni e guerre dichiarate nel nome di Dio. Follie e schizofrenie sociali non intercettate. E non sei stato tu a restare sorpreso leggendo il libro. La prima sorpresa è stata la mia, di me che pure sono laureato anche in storia e l’ho anche insegnata. Ma le cose che ho scoperto non le sapevo. 

5. La Chiesa infine che è riuscita nei millenni a farsi passare per Santa

        Santità e Sacralità a piene mani: 

             Santo Uffizio 
             "Santo" il Tribunale di Inquisizione, anche                                                     quando torturava, 
                 Sacra Congregazione della Inquisizione,  
                     Santa Messa 
                      Santa Madre Chiesa
                           Sua Santità appellativo del 
                              Santo Padre
                                 Acqua Santa
                                 Tutti Santi! 

6. Responsabilità storiche della Chiesa nell’avere Cancellato  la preziosa cultura greca bloccando ricerca e sapere per più di mille anni (durata del Medioevo) e cercando di cucire la bocca con  l'Indice dei libri proibiti, attivo dal 1559, aggiornato fino al 1948, soppresso nel 1966, che conteneva oltre 4000 titoli, oggetto di secolare censura. Ad onta della libertà di pensiero immolata a non si sa quale Santo non si sa.   

7. Il ruolo storico di San Paolo nell’avere dato vita ad una Chiesa che ha il nome di Cristo in bocca, senza rifarsi al Vangelo, vendendo e festeggiando Santi protettori di non si sa cosa. A cui non mi pare facesse riferimento Gesù. 

    Il titolo del libro è riferito alla Donna-vittima ma la vera protagonista è la Chiesa-carnefice 

     Nella mia ricerca ho rilevato proprio questo: le storiche responsabilità di questa struttura che oggi vende la sua immagine lavandola quotidianamente con l'utilizzo di persuasori occulti per coprire le proprie intime malefatte e la sete assoluta di denaro.


Luigi Colombo  risponde nello stesso giorno 

Buongiorno Gino,

     Sì, ho intercettato facilmente tutti gli aspetti da te citati (quello religioso, che io non ho menzionato, è talmente lampante che è scontato).

     Le religioni (monoteistiche) hanno così contribuito ad acuire i sentimenti di misoginia, violenza, follia (o schizofrenia) in ambito sociale, ai danni della bistrattata "donna-femmina", già sanciti precedentemente in qualche modo dalle regole di Madre Natura (vedi analisi antropologiche/naturali che governavano l'era primitiva).

     Desidererei terminare queste nostre belle chiacchiere quasi sdrammatizzando, sorridendoci sopra (come sempre sai fare): se tu avessi pubblicato (ovvero divulgato sul mercato di vendita) questo tuo saggio, "Donna - Una storia senza eco", più di 52 anni fa, molto probabilmente lo stesso avrebbe trovato posto nella famigerata lista di proscrizione curata dal già Sant'Uffizio, oggi Congregazione della Dottrina per la Fede. In parole più povere, sarebbe stato "messo all'indice dei libri". E chissà quindi quale sarebbe stata la reazione del tuo gentile editore ragusano ... :-)).

     Dopo tutto, Paolo VI (che nel prossimo autunno sarà elevato ai massimi onori degli altari), ti ha aiutato inconsapevolmente a manifestare il tuo pensiero di storico, filosofo, letterato; e non da meno, di semplice uomo dotato di libero pensiero (che non è poco, visto che ancor oggi -come in passato- molte "menti umane" si piegano al pensiero, alla volontà dei Potenti che ci governano ...).

Buona giornata

Luigi


COMMENTO  n. 2


                         di Michele Giardina  da Pozzallo 15 giugno 2018


Nella prefazione al libro "La donna nei proverbi", pubblicato ad aprile del 1981, scrive:" Nella nostra società spietatamente maschilista e manichea esistevano due entità, o archetipi speculari: il Bene, che è poi l'uomo, il maschio, con valenza positiva, e il Male, con ovvia valenza negativa, che è poi la donna, la "femmina".

- L'omu porta beni.

- Di lu mari nasci lu sali e di la fimmina ogni mali...

- U masculu è meli a fimmina è feli


    A distanza di 37 anni Gino Carbonaro ritorna sul tema con il  libro "Donna - una storia senza eco", edito dal Centro Studi "Feliciano Rossitto" di Ragusa.

     Ho già avuto il piacere di leggere il testo: saggio di straordinario interesse, impreziosito di fonti storiche importanti che, magistralmente interpretate dall'autore, coinvolgono il lettore in un intrigante percorso culturale.

     Grazie Gino, ci vediamo venerdì 22 giugno p.v., alle ore 18,00, a Ragusa, nei locali del Centro Studi "Feliciano Rossitto", per la presentazione della tua eccezionale opera letteraria. A presto.   

                                                   Michele
                           


COMMENTO  n. 3



                         di Salvo Arena  da Ragusa 27 giugno 2018

Gino buonasera,  le mie impressioni in merito alla serata di Venerdì 22 giugno.

La presentazione, sia della sociologa prof. Pavone che del giornalista Turi Scalia sono state molto delicate, rispettose , di persone che hanno intercettato l'importanza del tuo lavoro e che  (ognuno a  modo proprio ) lo  hanno " vissuto dentro di sè ".

Il  tuo  intervento,  poi, è stato  completo , sintetico, ed efficace. 

   Una serata armoniosa!

A mio parere, però,  la ricchezza  del  libro non finisce a 
p. 271   in quanto  rimanda e ci mette  davanti a questioni fondamentali di carattere etico. Per una società è cosi facile negare o far finta di non vedere ciò che accade giornalmente 
ed  è sotto gli occhi di tutti?

- Come  è possibile continuare ad assistere a tutto questo?Con Marion ho parlato spesso del tuo libro ( Lei non lo ha ancora letto poiché deve dare un esame) ma ne è uscita una discussione imperniata su tre parole  fra loro collegate: 

- la questione della colpa
- la questione della vergogna
- la questione della dignità

  Nella lingua tedesca esiste un aggettivo " Reibungslos " che si traduce con:

       -  senza attrito
       - senza difficoltà
       - senza frizione

   Tale aggettivo viene usato  spesso  come critica  ad una  società  che funziona  ...  "Reibungslos Funktioniren "  una società che deve solo funzionare,  ma non vuole guardarsi 
dentro, che vuole  e preferisce  essere cieca.

    Se esiste e , secondo me esiste, una colpa sia del singolo che collettiva, solo la dignità come esseri umani ci costringe all'onore e all'onore della verità.

       Molto semplicemente penso che con questo tuo lavoro  hai dato un grande contributo  in questa direzione e per questo te ne sono grato.

        Un abbraccio

        Salvo


COMMENTO  n. 4

di Saro Bartolotti, giugno 2018

Gino carissimo,

     Io e Biglino siamo dalla tua parte. Dice Biglino: "Noi uomini non centriamo affatto con la Bibbia. La Bibbia racconta la storia solo di una famiglia quella  di Giacobbe divenuto poi Israele. Gli esegeti poi se ne sono impossessati facendola diventare poi quello che è. 

     Della bibbia non si conosce nulla, né chi l'ha scritta ne come è stata scritta, né come va letta, dal momento che in origine mancavano le vocali che sono state aggiunte secoli dopo. 

     Nella lingua ebraica non ci sono le vocali. Geova era uno dei tanti Elohim che erano presenti in quei territori in quel tempo, e a lui venne affidata la famiglia di Giacobbe israele. 

     Yhawhe  è stato il primo antisemita della storia. Un non semita che ordinava stragi di semiti per mano di altri semiti. Ha ordinato genocidi FEMMINICIDI, infanticidi e sterminio totale (vedi  Numeri 31-14). Mosè si rivolge indignato ai soldati di ritorno da una guerra contro i madianiti: AVETE LASCIATO IN VITA TUTTE LE DONNE? .... L'ordine era: "Ammazzateli tutti." .... Poi si spartirono il bottino e a Dio- Geova toccarono 32 vergini, ma nella Bibbia ebraica c'è scritto fanciulle. Cosa se ne faceva Geova Dio di trentadue fanciulle? Per fortuna non era Dio.  Etc. etc. e tu che ancora  pensi che io sto con i bigotti!

     Io sono fermamente convinto  che YHAWHE e tutti gli altri Elohim non erano di questo pianeta. Nel trenta dopo Cristo racconta Giuseppe Flavio che a Gerusalemme un giorno furono visti nel cielo numerosi carri e si sentiva una voce che diceva che gli Dei stavano abbandonando quei luoghi per dare posto ai nuovi Dei che arrivavano coi Romani e questa notizia arrivò fino in senato a Roma.

Gino io sto con te ma tu l'hai capito? Parliamone.
Ciao

                 Saro Bartolotti


COMMENTO  n. 5


di Pina Pavone, giugno 2018

     Caro Gino, scusa per il ritardo con cui do riscontro al tuo stimolante messaggio. Sono d'accordo con te quando dici che gli errori storici e alcuni miti accreditati hanno portato ad evidenti distorsioni interpretative, ma a mio avviso non è follia, ma ipocrisia e, in molti casi, malafede.

     Probabilmente la Donna ne ha pagato e ne paga maggiormente lo scotto,  ma non bisogna gettare la spugna. Contributi come questo tuo lavoro aprono scenari interpretativi nuovi proiettati verso una riscrittura della storia e aiutano la Donna a sviluppare maggiore consapevolezza, accrescendone l'autostima, perché spesso è questa che manca.  Come mi è capitato di dire, c'è ancora nella donna un' assunzione implicita del potere maschile che è relegato ai livelli più reconditi dell'inconscio femminile, ma ne penalizza il concetto di sé. A mio avviso, bisogna lavorare  sulla relazione donna-uomo e costruire su tale base un nuovo modo di vivere la realtà.


     Ci credo che per te si è trattato di una forma di auto-analisi (è quello che ho pensato leggendo già il titolo). In fondo ogni 'narrazione' (questo tuo esempio, in particolare) è  una 'narrazione di sé, e questo è anche terapeutico (anche se si realizza 'in solitudine').


     Ti ringrazio  come Donna per questo bellissimo regalo.

     Scusami se mi sono dilungata troppo, ma .... la 'colpa' è tua (come vedi, il tema della colpa è sempre in agguato).
Un caro saluto.

                                  Pina Pavone
COMMENTO  n. 6
di Aldo Migliorisi, giugno 2018


Caro Gino ti stavo chiamando proprio per dirti che domani non potrò esserci. Sono bloccato con il mal di schiena a letto da due giorni,verrà però Maria che ritirerà il libro con le correzioni e che conto di restituirti, con le mie correzioni, al più presto. Il tuo libro, come ti dicevo, è prezioso per il tono divulgativo che hai usato e che ti è congeniale; interessante per gli innumerevoli spunti -storici, filosofici, di costume- che inserisci con intelligenza e gusto. Tra le tante altre, mi sono piaciute particolarmente le pagine che dedichi a Ipazia e Hildegarda: attente, rispettose e necessarie.Riguardo a quello che scrivi sul "farabutto di Tarso", come veniva chiamato dagli anarchici nell'Ottocento: chapeau! Tutto tristemente vero... Che poi un libro del genere sia scritto da un uomo, ecco: è cosa che mi fa sperare nel cromosoma in più che ci portiamo appresso e che tanto danno ha fatto. Alle donne, al pianeta, alla bellezza, a noi tutti. Caro Gino, un abbraccio e in bocca al lupo per domani. Con affetto, Aldo

COMMENTO  n. 7


                                   di Fabio Ventola 
Lussemburgo 15 giugno 2018





2018/06/10

Giuseppe Frantantonio, le anime pittoriche di..



La anime pittoriche di
Giuseppe Fratantonio


Peppe carissimo,


   Sono andato a visitare per la seconda volta la tua mostra di via Natalelli a Ragusa, e dico di essere rimasto colpito. Hai fatto quello che altri pittori non fanno: hai esposto tutte le tue opere con lo stesso formato e con la stessa tipologia di cornice. I quadri non sono isole sparse, ma fanno parte di un arcipelago di pensiero e di arte. Ed è volontà la tua di costruire un discorso pittorico che abbisogna di tutta la tua produzione. Così, la mostra segue un percorso ordinato. Presuppone un discorso. Messaggio che tu vuoi dare al visitatore.  

Ed è un segnale importante. Perché vuol dire che la pittura serve per trasmettere messaggi (anche subliminali) che vogliono scoprire qualcosa sul senso dell’esistere. Difatti, se la vita è enigma, se nessuno sa cosa c’è dietro la curva del tempo, se il mistero ci avvinghia, compito del pittore è quello di intercettare questa verità occulta e rivelarla. Da qui, l’escamotage. La realtà visiva fermata in primo piano da muri, da tende, finestre, balconi o ringhiere che delimitano la realtà, ma subito dopo, il salto nell’aldilà, in altri piani che si sommano, si inseguono, si sovrappongono. Lo scopo? E’ quello di cogliere il silenzio del mondo.  I piani si susseguono all’infinito, cosicché dal finito, definito, fissato, visibile, il pittore ci consegna l’idea di un infinito che per principio non può essere definito. Alla chiarezza del visibile fa seguito il piano del mistero, del vuoto, del nulla.


     Di certo tu, uomo e pittore sai di vivere in questo XXI secolo, sai di far parte di una cultura pittorica. Sei consapevole di vivere le tematiche di questo momento storico: l’angoscia di un mondo che va alla deriva, gli interrogativi che non hanno risposta, il bisogno di dare un senso alla realtà che viviamo, la scoperta della psicanalisi che cerca di sondare l’inconscio. E ancora, tu conosci i temi fondanti della filosofia esistenziale: il concetto di solitudine soprattutto. Principi che si evincono proprio dalle tue opere. Il vuoto di una poltrona rossa, centrale nel contesto degli elementi compositivi. Ed è pittura la tua che intende fissare lo spazio delle cose,  che pur navigando sul piano di un iper-realismo, in realtà trasmette messaggi che l’osservatore deve ricevere e decifrare.


    Abbiamo parlato di spazio, ma non basta. Le tue opere chiamano in causa anche il tempo, altra categoria del reale, il tempo che nella realtà fluisce, scorre, né può essere bloccato. Nelle tue opere, tu intercetti questo fluire del tempo, ma lo blocchi, lo fissi, lo congeli, costringendo l’osservatore a riflettere, a meditare sull’evento che tu proponi. Il tempo bloccato nel quadro recalcitra, vorrebbe liberarsi, vorrebbe sfuggire a questa forma di prigionia per evitare che l’osservatore possa pensare, capire, dare un senso a qualcosa che non è semplice decifrare. Sotto questo profilo, la pittura dà la mano alla filosofia esistenziale. Ma, non è la prima volta che i pittori affrontano il tema della solitudine. Ci viene da pensare a Hopper, Magritte, De Chirico, che ci consegnano icone pittoriche surreali, atmosfere metafisiche, composizioni sospese che sanno di onirico. Solo nelle tue opere, però, c’è la volontà di raccordarti con l’inconscio collettivo, che decanta la storia del passato e coglie il mistero delle cose.


Per chiudere, va detto che, a mio avviso, è come se tu avessi due anime: con una senti di far parte di una corrente pittorica che comprende i pittori sopra citati: figurativo iperreale o quasi, implosivo, nel senso che rivolgi la sua attenzione alla cultura passata di cui senti di fare parte. L’altra realtà pittorica, che tu vivi con uguale passione, è ricerca di colori, ricerca di vibrazioni tonali inusitate, ricerca di un incondizionato infinito.

E, sottolineo il concetto di ricerca che è guidata dalla mente e dagli impulsi istintivi ed emozionali. In questi lavori che per me sono splendidi per la loro novità, il soggetto è costituito da cieli con forti ed inusitate esplosioni di colori, che rendono gli impasti tonali i veri protagonisti e dominatori della creazione pittorica. In questa fase, tu come pittore ti liberi, non devi fare i conti con il disegno con i soggetti che ingabbiano, ma voli liberamente i cieli della tua ricerca, e resti sempre tu, ma ora libero di andare alla ricerca di un mondo sconosciuto. In questa fase, il tuo sguardo non è rivolto al passato, ma al futuro. Non scava nei fondi dell’inconscio, ma crea realtà nuove, mentre la tua pittura acquista una riconoscibilità che potrebbe escludere la firma. Perché la tua pittura firma per te.    


 

2018/06/04

AMANDA


Lettera d’amore ad Amanda

di A. Camus

Traduzione dal francese Gino Carbonaro
   da "La Cour d'amour" ed. Hachette, 1964


Amanda mon amour,


Quanto, quanto, ma quanto ti voglio bene?

Vorrei abbracciarti, coprirti di baci, sentire il tuo calore, il tuo amore. Tu bella come una stella, bella di luce, dal sorriso che accende la dolcezza dei tuoi occhi. Mi chiedo, come ti ho incontrata? Un Dio del firmamento mi ha fatto un regalo. Mi ha fatto trovare un tesoro. Tu sei il mio tesoro! La gioia della mia vita.


    Amanda! Colei che deve essere amata! Anche il tuo nome profuma di amore. Amanda ti chiamò tua madre!.. e fu d’augurio!
 
   Amanda, vorrei guardarti, toccarti perché non sia solo un sogno. Ora, sento il tuo amore che penetra dentro di me. Ecco, sta entrando nelle mie vene assetate di amore, e vivifica il mio corpo.


   Amanda, mio amore grande. Questa mattina appena sveglio ho rivolto il mio primo pensiero a te. Ho immaginato di esserti accanto, di assistere al tuo risveglio, Amanda, mia adorata. Ma quanto eri bella, dolce, naturale, vera! Ti ho anche accarezzata dolcemente. Temevo di svegliarti. Ma, era solo fantasia.


  Così, ho ripetuto a me stesso che ti amo. Che sei tutto per me, perché amare è il nutrimento delle anime, ed è quello che ricopre di amore tutto ciò che ci circonda. Amare? È come circondare di fiori la nostra vita. Tu ami tutto, lo so. Ami i figli, i tuoi genitori, i tuoi fratelli, e ami ancora la tua musica, i tuoi libri, i tuoi quadri, i tuoi fiori, la tua casa, la tua vita con quello che il destino ti dà. Anche me devi amare... ti prego... amiamoci, se nel tuo cuore c’è spazio per amare ancora.


    Chi dona amore raccoglie amore. Basta un sorriso per dare amore. E tu sai che il tuo sorriso è lo splendore di chi ti guarda. Dona anche a me un sorriso. Ti prego. Adesso, lasciati guardare, anche se dici di non essere bella. Il sorriso è il fiore dell’amore. E io? Io ti amo.


   Ora, immagino con la mia fantasia che stai aprendo gli occhi e ti accorgi di me, e mi guardi mentre io ti dico: “Buongiorno mio amore”. E’ un sussurro il mio. Ma, ecco, mi sorridi.  Ora sai che io esisto, e tu non sei più sola. Non sono accanto a te per proteggerti. Tu sei indipendente, sei libera come una libellula. Ma, io ti sono vicino in questo viaggio che stiamo facendo insieme. Ti sono accanto come compagno nell’amore.


    Ora non sei più sola. Io voglio solo coprirti di affetto, coprirti d’amore per quanto amore hai bisogno, e per quanto amore riuscirò a darti. Ci siamo incontrati Amanda, amore mio grande, legàti da una forza d'attrazione inspiegabile e potente. Mentale. Spirituale. Vitale.

Destino!...  Sarà stato.  


    Ti amo. Amanda, mio amore grande. Ora, sei sveglia e io ti sono accanto. Avvicinati. Abbracciami. Baciami. Fammi sentire il calore dei tuoi baci. Voglio i tuoi baci. Sono i tuoi baci che mi dissetano. Ma, voglio anche le tue carezze, le tue parole, i tuoi abbracci, la tua bocca umida e calda. Di te, sorgente di vita, di gioia, di felicità, splendore della mia anima, mi piace tutto. Amiamoci, amore mio grande. Non porre limiti all’amore.


    Ora parli e mi chiedi: “Cosa ti do io amore mio grande? Cosa sono per te?”. E io: “Tu mi dai affetto, amore, compagnia, e ancora conforto, nutrimento dello spirito, conferma di identità,
comunione di anime e di corpi che cercano di compenetrarsi a vicenda. Questo è quello che tu mi dai, che io ti do.


   Ora sono da te. Sono accolto da un angelo che mi sorride, io ti porto un fiore, poi... entro nel Paradiso. Qui, la felicità è ovunque, anche nelle cose. In quelle poche ore, lascio questa Terra per volare dolcemente in cielo, in un iperurànio, al di là del cielo. Proprio al di là.

Sensazioni indicibili, e incredibili per un essere umano. Ma, sono certo che per te è la stessa cosa. Ad un tratto, Kronos-crudele ci obbliga a separarci, spezzando le radici disperate che ci incardinano alla porta che si oppone al nostro dividerci. Perché anche lei è consapevole del nostro amore divino, Amore che rubiamo al Tempo che ci coinvolge e ci travolge. Amore che addolcisce la vita che vola. Il Tempo che passa e trans-corre, e dico a me stesso: “Come è potuto accadere?” Non immaginavo che tanto potesse Amore.


Polidoro

SE SAPRAI STARMI VICINO 
Pablo Neruda

Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l’un l’altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia…

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.



FROM MILONGA TO TANGO

Tango
A little-known chapter of history
_________________________________________________
                                                                        di Gino Carbonaro
Tango classical shape
                          
    The Tango was born in Argentina and Uruguay the late nineteenth century. Within a few years it becomes an event of exceptional importance, immediately exported to all parts of the world. To understand the dynamics of the Tango, it is necessary to retrace the history of Argentina at that particular time.
    Towards the end of the 800, Argentina is the fifth largest economy in the world, starting in 1880 becomes a destination for mass immigration and multi-ethnic. It is mostly Spanish, Italian, French, Poles, but also Jews, Russians.
    Immigrants arriving in the port of Buenos Aires are welcomed by "compadritos", [1] and on arrival are piled in large buildings (conventillos), which is assigned a bed and offered a job.
    Soon, immigrants realize that the work is unsustainable, from dawn to the last light of sunset. Freedom is lost. Far away from their land, family, parents, private affections, devoured by nostalgia, these men put in crisis the value of the same existence.
   Slowly, the constant influx of immigrants is double within a few decades the population of Argentina, making change the male-female relationship, that in Buenos Ayres become (it is said) of four men for every woman. Few women to men who have no opportunity to satisfy their emotional needs, their sexual needs.
Quilombos and Enramadas
   The abnormal ratio between males and females enhances the development of prostitution, and the multiplication of local (Quilombos, Enramadas [2])
where young immigrants, come to spend your free time, talk to someone, to drown their sorrows in alcohol and admire the Gauchos [3] of the Pampas, experienced dancers, who waiting for their turn to go with a woman perform in amazing and applauded dance contests (among males) on the Milonga rhythm. [4]
   Being long the wait, the "Mistress" think to hire the orchestras. These are small musical ensembles: the beginning, violin, flute, bass, concertina, [5] which were very successful interpreting "Milonga" and "Criolla" music typically Argentine (Tango is not yet born). Only after 1895 it will make an appearance on bandoneon, which will become the classic tango instrument.
   Now, even the Mistress of the Quilombo on a show in front of the dancing customers with its compadrito [6], while some prostitute in turn may grant some dancing to the more good customers.
From Milonga to Tango
   Gino Carbonaro

    But, at that meeting, the dance became a different thing. The partners embraced in a provocative way, the compadrito-pimp showed his macho dancer skills inventing movements and figures with steps extemporaneous. The woman indulged, but the dance figures were at the same time aesthetic beauty and sexual provocation, certainly functional to the place and at the time, however, necessary to take the overheated environment climate.

   That's how slowly you define the Tango. Tango as a spectacle intentionally to customers 'particular' and heterogeneous. Tango as the solace that makes life worth living. Tango that slowly becomes a symbol which will eventually recognize all immigrants.

    Loneliness, despair, need love, bitterness, desire for a woman, unfulfilled sexuality, but also need to tell yourself that you are not alone in their misfortune, they say it all the words and music of Tango.
Tango. A sad thought that dances
    Over time, the text became more important and capable of touching the soul strings of those who were the first and actual users of the Tango. It is so, that is transformed into Tango Milonga.

    The Tango texts (lirics) speak of men who have been abandoned by a woman (Caminito), of meeting places with women dream (A Media Luz), of children who die with guilt for leaving the mother alone at home (Cumparsita), the dramatic situations and absolute pain (dolor I).
    The Tango atmosphere is "fin du siècle", melancholy and decadent. It is no coincidence that the Tango will have a fortune ever recorded in the history of music, with a term that has come to this day.

    In fact, if the words of the weeping Tango and his muffled music aim to saturate the immigrant's needs, the Tango danced simulates sexual pleasure, the need for physical contact with a woman, sort of simulated courtship, the pair of "tango" realizes in dance, within an ideal space-time in which the dancers come to live their moment of dream and of complicity with a woman or a real man or dreamed. Woman (or man) that fate grants for the duration of a Tango, and it will vanish into thin air, like a mirage, leaving only the memory that experienced evasion.


    The return to the reality is marked by the harshness of the decisive final stages of music, signaling the end of the dream and return to reality. The drab prose of everyday life.


Gino Carbonaro