2023/01/19
2022/12/15
FISARMONICA, Dissertazione
DISSERTAZIONE SULLA FISARMONICA
di Gino Carbonaro
“Fisarmonica”? Qualcuno ha scritto che la Fisarmonica è lo strumento più giovane fra i non-pochi che sono stati creati dall’uomo. Basti pensare che per la “Lyra” (il più antico strumento della Storia dell’uomo dopo il tamburo) l’inventore aveva utilizzato il carapace di una tartaruga, e aveva applicato quattro corde realizzate con tendini di pecora.
La data di nascita della Lyra è sconosciuta, ma si va indietro a migliaia di anni prima di Cristo, mentre la Fisarmonica (di anni) oggi ne ha solo 140. Ed è stata presentata dal suo creatore, Paolo Soprani di Castelfidardo, alla Esposizione Universale di Parigi del 1889. Dunque? 133 anni fa. E quando io ho abbracciato la Fisarmonica per la prima volta (nel 1950), la Fisarmonica era sul mercato solo da 72 anni. Dunque? Strumento giovanissimo.
Fisarmonica? Come è nata?
Ci chiediamo come è nata la Fisarmonica? Come è venuta fuori l’idea?
Diciamo che la Fisarmonica nasce dall’idea di costruire uno strumento come l’Organo, ma portatile. L’Organo è strumento che è stato inventato e costruito nel 275 a.C. da un certo Ktesibio, un artigiano di Alessandria d'Egitto, un genio, oggi poco conosciuto. Ciò vuol dire che a tutt’oggi, l’organo ha 23 secoli di vita. E non è poco.
Ed è strumento (l’Organo), che oggi si trova in tutte le Chiese del mondo. Strumento grande, maestoso, inamovibile, con le sue canne impressionanti che vanno verso l’alto, verso il cielo. Strumento che parla con Dio.
E la sfida (quella di costruire un piccolo organo portatile) fu raccolta nei secoli da molti costruttori di strumenti musicali. Costruttori tedeschi, austriaci, e anche italiani. Italiani che alla fine riuscirono a mettere a punto quello che fu chiamato Organetto, prima, poi Concertina, e infine Fisarmonica, che è la protagonista di questa sera, da non confondere con il Bandoneon, costruito da un artigiano tedesco chiamato Band (da cui Band-neon, cioè nuovo-Band, ultima creatura dell’artigiano Band)) strumento ad ance e a fiato come la Fisarmonica, con la differenza che la Fisarmonica, utilizzando il mantice in apertura e in chiusura, suona la stessa nota, sia per la bottoniera di sinistra (con i bassi), sia per la tastiera posta a destra; mentre il Bandoneon suona una nota in apertura di mantice, e un’altra in chiusura, sia per le bottoniere di destra che per quelle di sinistra.
Dunque? Chi suona il Bandoneon deve imparare e usare quattro diverse scale dello strumento, memorizzarle e gestirle, per questo è possibile dire che il Bandoneon, che suonava Astor Piazzolla, è strumento non facile.
Per la Fisarmonica e il Bandoneon, però, quando arrivano sul mercato (1885), non è prevista una collocazione nelle orchestre sinfoniche, la loro funzione è quella di poter essere utilizzati per fare ballare la gente in qualche serata da ballo, o quella di accompagnare qualche cantante. Per cui i bassi sono (tuttora) forti per poter scandire bene il tempo nelle feste da ballo campagnole.
In ogni caso i Direttori d’Orchestra guardano a questo strumento quasi con la puzza al naso, anche perché al loro apparire sul mercato fece impressione la loro forma; fece impressione il loro suono, che non assomigliava a quello del padre organo di cui la Fisarmonica era idealmente una diretta discendente.
Diciamo che quando fu presentata sul mercato, fu considerata come figlia illegittima dell’organo, dunque una bastarda, e i musicisti professionisti non ne vollero sapere di questo strano strumento che bisognava abbracciare, o indossare, quasi. Strumento che non aveva possibilità - si è detto - di sistemazione all’interno di una orchestra sinfonica.
Quelli che invece ebbero l’idea di acquistare i primi organetti, i primi in assoluto, furono i Mendicanti che facendo leva sul suono lacrimevole (larmoyant) dello strumento, lo utilizzarono proprio per chiedere l’elemosina e intenerire i passanti.
E, certamente, i musicisti che lo trovavano nelle braccia di un mendicante, si tennero ancora di più alla larga dallo strumento. E, per questo, possiamo dire che la fisarmonica è ancora oggi strumento che si studia solo in alcuni Conservatori, e certamente, che io sappia, non si studia ancora a Chiang-Mai, in Thailandia, dove io ho tenuto un concerto con la mia Fisarmonica, e sentivo i miei ascoltatori curiosi e interessati.
Adesso devo fare una confessione. Dico cosa pensavo io della Fisarmonica quando ho cominciato a studiarla.
* * *
Quando ero più giovane, quando avevo cinque/sei anni, abitavo a Scicli, in Via Mormino Penna, dove sono nato. A quei tempi tutti i bambini giocavamo fuori, per strada. Tutti gli abitanti lavoravano in campagna (economia fondata sulla agricoltura) e la città era svuotata, e tutte le mattine, in quella strada, dove non transitava nessuna automobile, passava una famiglia di mendicanti: una matriarca, senza gambe, seduta su un piccolo calesse trainato da un cane bianco, peloso e molto grande. Dietro la matriarca a tre-quattro metri di distanza, seguiva un vecchio, che sarà stato il marito, e per ultimo, seguiva un giovanottone magro come un asparago, gongolante, che teneva abbracciato un organetto al petto. Organetto che questo mendicante, muovendo il mantice, faceva miagolare in modo creativo.
Insomma, si capiva che quello che teneva abbracciato era uno strumento di lavoro, che sembrava creato apposta per impietosire le persone. Difatti, il suono prodotto da quello strumento ricordava il pietoso miagolio dei gatti in amore. Ed era un suono strano che, però, a me piaceva, non poco, e quando la mattina li vedevo arrivare da lontano, mi avvicinavo per godere del piagnucolio di quello strano attrezzo sconosciuto.
Questo è il mio primo contatto con quello che in seguito diventerà il mio amato amico.
Ma, ecco la confessione che non ho ancora fatta: io da sempre (per anni e decenni), ho pensato che l’Organetto, la Concertina (e poi la Fisarmonica) erano strumenti dei mendicanti.
E la stessa cosa avrà pensato anche il mio amico musicista Aldo Migliorisi, con il quale un giorno avevamo progettato di andare lontano da Ragusa, diciamo verso Gela o Agrigento, lui con il suo contrabbasso, io con la mia fisarmonica, per cercare un posticino davanti a un supermercato, sistemare un piatto a terra, suonare e accettare le donazioni. Insomma, dare inizio a un concerto all’aperto, per il quale la Fisarmonica sarebbe stata la Regina. Poi però, non se n'è fatto niente, anche se il progetto non è stato ancora abbandonato.
Ora va detto che, solo da un paio di decenni (dopo che da anni suono la Fisarmonica) ho notato, ma voglio dire ho scoperto, le potenzialità di questo strumento costituito fondamentalmente da tre parti:
1. Tastiera, alla mia destra,
2. Bottoniera, a sinistra, e
3. Mantice, per scoprire che la fisarmonica è soprattutto nel mantice …
Gino Carbonaro
2022/09/29
LINGUE VEICOLARI E LINGUAE SUBALTERNE
Lorenzo Migliore POESIE
Filosofia della vita nelle Poesie
di
Lorenzo Migliore
di Gino Carbonaro
Un cordiale saluto a Voi tutti amici carissimi, e un grazie (anche da parte mia) per essere intervenuti a questo appuntamento con la poesia di Lorenzo Migliore, di Lorenzo (il) Migliore).
Un grazie ancora sento di dover rivolgere alla nostra carissima Paola Stella per le parole (... per le belle parole!) con le quali ha voluto presentarmi a Voi, questa sera.
Perché? E’ vero che sono stato invitato in Giappone, e ho fatto ascoltare Musica Popolare Siciliana in otto scuole Medie, a Osaka e Kobe, ed è vero che sono stato invitato anche in Thailandia.
E sempre in Thailandia ho tenuto un concerto con la mia Fisarmonica al Conservatorio di Chiang-Mai. Cose belle dal mondo!
E mi piace avere ascoltato, che la casa Editrice Thomson ha pubblicato e fatto conoscere “Carrube e Cavalieri”, la grande opera di Raffaele Poidomani. Questo è accaduto poco più di 50 anni fa, quando ero “più giovane”. E me l’ero quasi dimenticato.
Proprio per questo, un grazie di cuore alla professoressa Paola Stella. Grazie Paola.
E ancora un grazie, come “Atto-dovuto”, sento di dover rivolgere al vero protagonista di questa bella serata, al nostro Lorenzo Migliore, che ha voluto invitarmi per dire quello che la sua buona poesia ha “detto-e-dato” a me lettore. E fra poco? Ascolterete.
Ma, lasciatemi dire, ancora (un minuto), che sono felice, felice di essere qui questa sera, noi tutti, insieme, appassionati della bellezza della poesia, ma soprattutto felice perché mi ritrovo/ci ritroviamo insieme un pugno di amici, antichi, che ci incontriamo da anni e decenni, per discutere sui grandi temi della Letteratura, della Poesia e dell’Arte, come è questa sera.
E le mie parole sono rivolte specificamente a
Danilo Amione (critico cinematografico eccezionale, che non è secondo a nessuno), a
Franco Giorgio (regista insuperabile), a
Federico Guastella (critico eccezionale), a
Domenico Pisana, (modicano DOC, che ha creato un centro culturale a Modica, una fucina, una officina, che da anni ha reso questa provincia uno dei centri culturali più importanti d’Italia).
E dove la mettiamo la nostra
Paola Stella (scrittrice e pittrice eccezionale?)
E sono felice ancora di essere circondato da bravissimi Attori, bravissime attrici, e Musicisti di riconosciuto valore professionale, come potremo verificare fra poco.
Insomma, AMici che AMmiro e AMo.
AMici che AMmiro e AMo.
Eventi continuati in tutti i settori dell’arte, come dimostra ancora la presenza di pittori e scultori di valore, di musicisti eccezionali, come ci dimostreranno i nostri concertisti questa sera. Artisti, che arricchiscono questa nostra Terra, e mi hanno fatto pensare che questa piccola provincia Iblea stia facendo risorgere una piccola Attica. E i lavori del nostro Lorenzo dimostrano proprio di essere noi in una piccola nuova Attica
Ma, entriamo in argomento…
Devo dire che seguo e (in-seguo) Lorenzo Migliore da anni. Da quando nel 2015 ha pubblicato il suo primo libro di poesie, titolato “Odi perdute”. Libro che mi ha colpito non poco, libro che io ho letto più volte, con molta attenzione. Libro che ho tenuto sul comodino per molto tempo, per leggere tutte le sere, e riflettere sul contenuto delle sue poesie.
Le poesie rappresentano sempre la radiografia della cultura di chi scrive, documento di un sentire, di uno stato d’animo, di una filosofia. E rappresentano un ventaglio che enumera i non pochi aspetti della vita che viviamo.
I tre libri di poesie, di cui si parlerà questa sera, contengono la somma di “tutte” le esperienze vissute dal nostro Lorenzo in tutta la sua vita.
Aggiungendo ancora che per il nostro Lorenzo Migliore, uomo che nella vita non è riuscito mai a fermarsi, ora, davanti alla sintesi che rappresenta la sua poesia, è stato costretto a fermarsi. A fermarsi, per riflettere, meditare, e interrogarsi su tante cose del suo passato e del suo presente.
Ed è lui stesso, che si confessa sui suoi progetti letterari e poetici, quando in una poesia titolata “La voglia pazza”, facendo riferimento ai suoi progetti scrive:
Non cerco scaltrezza di poeta/
rifuggo dall’artifizio letterario/
….
Voglio essere solo me stesso/
Cantare in modo piano e sussurrato
quello che sento in fondo al cuore/, e quello che sente in fondo al cuore? Sono
Messaggi d’amore
Pensieri reconditi
Racconti
Parole
Sofferenza
Dolore
Questo l’obiettivo. Questo il programma che ci comunica il nostro Lorenzo in questa sua poesia dove, per prima cosa, scrive …
Messaggi d’Amore?
Difatti, il primo dei temi trattati nelle sue poesie è l’Amore, e addirittura, uno dei suoi libri inizia con la poesia Amore.
L’Amore, che è sentimento universale.
Amore per la Donna amata/ ma Amore, ancora,
per la bellezza della Natura.
Ed è bello quando l’Amore per una Donna
e l’Amore per la Natura si fondono.
Stiamo pensando, sto pensando, a una poesia
che mi ha riempito l'anima di dolcezza...
L’odore della Zagara, che verrà letta fra poco, nella quale l'Autore, rivolgendosi alla sua amata dice:
Ricordi la passeggiata
lungo quel sentiero
tra le arance appena rosa/
…..
In arrivo era l’imbrunire/
la Luna apparve lenta/
nel sereno/
tra piccole nubi bianche rarefatte/vaganti
…
Si avvertiva intenso l’odore della zagara
frammisto al tuo profumo di Donna/
Il secondo dei temi ricorrenti nella poesia del nostro Lorenzo è il Ricordo del passato:
“Il Cortile”, di casa sua, a Menfi/ e il Tempo, il tempo che ovatta la realtà. Leggiamo un passaggio.
Ricordi
Come una nuvola
Il ricordo mi trasporta/
Ti rivedo, oh mio cortile/
Diletto luogo
degli anni verdi …/
sento la frescura di una brezza giuliva
che si insinua fra basse case/
ognuna dipinta per conto suo
Ed è poesia che tocca l’anima, e che ascolteremo fra poco letta da una delle nostre lettrici….
Il terzo tema di questo ventaglio ricorda la famiglia, ma anche suggerimenti che Lorenzo vuole dare a figli e nipoti. Esperienze della sua vita. E sto pensando ad alcuni titoli, ad alcune poesie:
Mio Padre, Manuela, Caro Figlio, Mamma,
e di queste riportiamo qualche verso…
Mio padre
Lo ricordo sempre/
antico faro della mia vita/
mi ha insegnato tutto del suo mondo
fatto di valori e di lavoro:
di dovere, amicizia, umiltà,...
e l’altra sulla Madre
Mamma
Il fiore più bello/
Linfa della mia vita/
fatta di baci, di carezze,
di fragranze, di bellezza..
Ma al di là di tutto, vanno considerate le poesie che si soffermano su Considerazioni filosofiche, sul senso del nostro esistere.
Ed è alla “Solitudine” (importante categoria umana e di tutti gli esseri viventi) che Lorenzo Migliore dedica due poesie, dove l’Autore si chiede…
Solitudine
Chi può immaginare
l’orizzonte, il futuro
Cosa c’è dietro l'angolo
La solitudine che si accompagna
all’ansia del tempo
che avido scorre
Ed è concetto che mette in risalto l’incertezza di un domani spesso bagnato dal senso dell'angoscia,
altra categoria umana, attinente alla nostra esistenza.
Ma, c’è filosofia dove si parla di vita, di morte, di sofferenza, di dolore, e di tristezza, di angoscia.
E mi viene da pensare alla poesia dedicata al Tronco che ha perduto la vita, e si staglia ancora superbo (con tutta la sua solitudine e tristezza) sullo sfondo di bianche nuvole.
Poesia che è metafora di questa nostra vita. Ed è filosofia. Estrapoliamo anche qui qualche verso.
Il Tronco
Solo con la tua tristezza/
Tu, tronco/ ti stagli superbo
sullo sfondo delle bianche nubi
con qualche ciuffo di verde ai tuoi piedi/
cresciuto per caso tra le pietre/
come fossero fiori sulla tua tomba.
Povero albero!
Dall’alto del tuo tronco sembra
tu voglia parlare con le nuvole
per gridare il tuo tormento …
Poesie intense, che sono quasi denunzie, non si sa contro “Chi”.
E lo stesso vale per la poesia “Il Fiore”.
Il Fiore
Il Fiore che si ritrova schiacciato fra le pagine di un libro dai fogli ingialliti. Schiacciato da vivo, e destinato a perdere la vita, e con essa, l’incanto del suo profumo. Ed è ancora metafora che per la tangente riconduce a noi umani. Poesia bellissima, densa di filosofia, che sarà letta stasera. Vediamo insieme alcuni passaggi.
Schiacciato
in mezzo alle pagine del libro
dove sono rinchiuso/
che dolore lancinante
la fine della mia intimità
fonte di profumi/
messaggi di dolcezza
per i sogni e l’amore/
Tutto è imprigionato
Tutto è finito
tra pagine ingiallite
e memorie profanate.
Mi ero dato il carico di parlare della Filosofia/ contenuta all’interno di molte poesie di Lorenzo Migliore/ e si tratta di poesie/ che riguardano la condizione dell’uomo/ la sua solitudine, si è detto/ la sofferenza e le angosce che accompagnano questa nostra vita.
Ed è legge suprema alla quale tutti dobbiamo ubbidire. / Non solo gli umani, ma anche animali e piante./ E sono contenuti che ci fanno dire che ogni poesia è come una moneta che ha due facce: il pensiero che tutti dobbiamo seguire/ e la poesia che tocca l’anima/ pensiero-e-poesia che si prendono per mano e camminano insieme.
Chiudiamo dicendo che queste poesie nascono come testimonianze del viaggio fatto dal nostro Autore nella sua vita. Da leggere, dunque, e meditare.
GRAZIE
Gino Carbonaro