Santa, ma donna
HILDEGARD VON BINGEN
Il lato femminile
della religione
di Gino Carbonaro
Monaca. Tedesca. Scrittrice. Fondatrice di conventi. Vissuta nel XII sec.. Hildegard von Bingen (1098-1179), decima figlia di Mechtilde e Hildebert von Vendersheim, chiusa in convento quando aveva solo otto anni, passa alla storia come musicista, e subito dopo come scrittrice, predicatrice, e primo medico omeopata. Di fatto, è colei che nel 1141 (167 anni prima di Dante Alighieri) scrive “Sci Vias”, un trattato dal contenuto filosofico-teologico, il cui fine era quello di intimorire la umanità traviata, facendo conoscere in anticipo ai peccatori le sofferenze che avrebbero subito nell’aldilà.
Atto dovuto? Mettere a confronto l’Inferno di Dante con “Sci Vias” (Conosci la via della salvezza). In questa sua opera, immaginando una visione infernale, Hildegard scrive:
“Mi ritrovai in un luogo arido, immerso nell’oscurità, zeppo di insetti parassiti./ Qui, venivano punite le anime di coloro che in vita non avevano avuto rispetto della legge di Dio./ Spiriti maligni le spingevano di qua e di là con fruste di fuoco gridando:/ “Sciagurati .. perché avete trasgredito la legge dell’Altissimo?”
Ed è scrittura potente, che richiama quei passi dell’Inferno dantesco che recitano:
“Questi sciaurati, che mai non fuor vivi/ erano ignudi, stimolati molto/ da mosconi e da vespe ch’eran ivi (...)/ Elle rigavan lor di sangue il volto/ che mischiato di lagrime, a’ lor piedi/ da fastidiosi vermi era ricolto”.
Dal confronto, fra la scrittrice tedesca e il poeta italiano, si potrebbe ipotizzare che Dante abbia potuto conoscere il lavoro della nostra monaca. Opera scritta in latino. Lingua ufficiale del tempo. Ed è paragone che ha un valore storico a tutto vantaggio di Hildegard von Bingen.
Hildegard in preghiera
Ma, la fama di questa Donna poliedrica, è giunta a noi soprattutto come musicista. Enfant prodige. Genio. Sin da piccola oblata nel convento di Disibodenberg, nei pressi di Wiesbaden, la quale gioiva nell’ingentilire le preghiere, salmodiate all’unisono (secondo il dettato dei canti gregoriani, recto tono), modificandole con dolci melismi. Musica di Dio fu definita al suo tempo, per la bellezza con cui la preghiera veniva offerta all’Altissimo.
E, si tratta di composizioni che rappresentano la prima forma di evoluzione musicale, e anticipano di secoli il canto polifonico di Claudio Monteverdi. E, non va dimenticato che si tratta della prima donna (forse la sola a tutt’oggi) compositrice nella storia della grande musica europea.
Hildegard von Bingen (1097-1179)
Dopo il bene dell’anima e dello spirito, Hildegard rivolge la sua attenzione al mondo fisico, allo studio della Natura, pubblicando la prima storica “Enciclopedia del Sapere Universale” (Phisica, aut Liber simplicis medicinae), dove vengono inventariate 230 erbe “officinalis”, ma anche alberi, animali, serpenti, vermi, pesci dei fiumi e dei mari, uccelli, pietre, e quant’altro.
Ma, la si ricorda ancora come donna-guaritrice-omeopata, dunque medico e dietologa. E, nella descrizione delle funzioni del corpo umano è proprio lei, monaca e donna, che parla del sesso, sostenendo che “l’uomo non deve avere soltanto desideri che si rivolgono al cielo, ma anche di appagare le necessità della carne”, affermando altresì, in pieno medioevo, che il sesso è delizia.
Ecco come descrive la sessualità femminile nel Codice (da lei miniato) “Causae et curae”:
“Quando la donna fa l’amore con un uomo, sentendo nel cervello un senso di calore che porta alla gioia dei sensi, trasmette il piacere di quella delizia (sic!) durante l’atto, e stimola l’emissione del seme dell’uomo. E quando il seme è caduto nel suo “luogo naturale”, quell’impetuoso calore discende dal cervello della donna, e attira il seme e lo trattiene. E presto, gli organi sessuali della donna si contraggono, e tutte le parti che sono pronte ad aprirsi durante il periodo mestruale, adesso si chiudono, nello stesso modo in cui un uomo forte può tenere qualcosa in pugno”.
“Quando la donna fa l’amore con un uomo, sentendo nel cervello un senso di calore che porta alla gioia dei sensi, trasmette il piacere di quella delizia (sic!) durante l’atto, e stimola l’emissione del seme dell’uomo. E quando il seme è caduto nel suo “luogo naturale”, quell’impetuoso calore discende dal cervello della donna, e attira il seme e lo trattiene. E presto, gli organi sessuali della donna si contraggono, e tutte le parti che sono pronte ad aprirsi durante il periodo mestruale, adesso si chiudono, nello stesso modo in cui un uomo forte può tenere qualcosa in pugno”.
Dietro questa descrizione della sessualità femminile, c’è una libertà mentale sconosciuta nel Medioevo (e nei tempi a venire). Libertà di una Donna che è stata capace di leggere il corpo umano in modo nuovo, senza timore di tabù e senza soggiacere a quei pregiudizi che ingessavano la cultura del tempo. La forma mentis è quella di un medico/a, distaccata osservatrice dei fenomeni umani, descrizione (quella della sessualità femminile) che qualcuno considerò “una pagina di storia contemporanea scritta da una monaca nel XII sec”. Affermazione vera, che invita a riflettere.
Ma, la Chiesa? Ci si chiede?
Ai suoi tempi, Hildegard von Bingen fu protetta dal Papa Eugenio III (1145-1153) che nell’opera “Sci vias”, rilevò la strada possibile per una rigenerazione morale della Chiesa del tempo, allora minata dalla corruzione (simonia, nepotismo e quant’altro). Dopo la sua morte, però, sui suoi lavori fu calata la coltre del silenzio. Di fatto, molti originali delle sue opere non esistono più.
Solo da due decenni, Hildegard è stata ufficialmente riesumata da due papi stranieri. Nel 1998 (800/imo anniversario della morte) papa Giovanni Paolo II la ricorda con l’appellativo di “Sibilla del Reno”, in riferimento al fatto che dopo i 70 anni Hildegard scelse di predicare, e, sul modello di Gesù, denunziò pubblicamente la corruzione dei prelati e della società del tempo nelle prediche che tenne in affollatissime Chiese di città renane. E l’attacco è socio-politico. Quello di una Donna dalla personalità potente.
E finalmente, il 7 ottobre 2012, Benedetto XVI, il papa tedesco Ratzinger, la proclama Santa e Dottore della Chiesa Universale. Riconoscimento ufficiale che giunge dopo 921 anni dalla nascita della grande badessa tedesca.
Ma, va ancora ricordato che, nella esortazione apostolica, “Amoris Laetitia”, pubblicata l’8 aprile 2016, papa Francesco comunica urbis et orbis che il sesso è una meraviglioso dono di Dio (!). E, sconfessando il passato della Chiesa fa sapere che il sesso è un dono per gli sposi, non un peccato consentito.
Il confronto corre immediato a Hildegard von Bingen, che nel suo “Causae et curae”, parlando del diritto-dovere al rapporto sessuale, aveva già affermato che amore-e-sesso sono espressione di armonia divina, e perciò creati da Dio, e non sono frutto di peccato.
E siamo arrivati al punto!?
C’è voluto circa un millennio, perché un Pontefice, massimo esponente della cultura cattolica, potesse esternare un concetto che era stato già proclamato da una Donna, monaca, genio al femminile, che nel pieno della oscurità medievale, aveva avuto una mente così luminosa da anticipare nove secoli prima, il pensiero della Chiesa.
Ed era solo una Donna! Si è detto.
Il suo nome? Hildegard von Bingen.
Ed era solo una Donna! Si è detto.
Il suo nome? Hildegard von Bingen.
Gino Carbonaro
Articolo Pubblicato
Sul quotidiano "La Sicilia"
pagina culturale
13 marzo 2019
pagina culturale
13 marzo 2019
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