Viaggio nel Tempo
Giorgio Carbonaro
di Gino Carbonaro
Commmento di Silvia Cecchi
Carissimo Gino,
Ti scrivo con ritardo, non solo per il mio tempo feriale da pochi
giorni iniziato, ma perché mi sono presa il tempo di godere il
tuo libro che mi ha commosso, e in questo stato d’animo, ora
che l’ho appena riletto nell’ultima parte, ti scrivo.
La vita è sempre “intensa e bella”,
“se l’Universo ha creato qualcuno che guarda
l’Universo”(bellissimo). Non sono nata povera, ma ho lavorato
per tutta la vita e sto lavorando ancora come un mulo, forse per
il sentimento recondito di dovere questo tributo alla vita-dono,
e ho anch’io il culto di una povertà di fondo, forse perché so che
in questa povertà assoluta si trova anche l’anima quando pensa
in modo radicale, forse perché l’amore a cui vorrei tributare a
modo mio la mia vita è figlio di “penìa” (povertà) come dicevano
i greci, e perché siamo tutti, quando non materialmente
spiritualmente, uomini e donne del bisogno, della
mancanza, ben più che figli dell’agio e dell’abbondanza.
Anche il mio ‘comunismo’ di fondo (che parola antica e
complicata oggi!) è avversione per il privilegio, e una scelta
dalla parte dei poveri, dell’ingiustizia e della ‘speranza di
riscatto’, come per tuo nonno. Figura bellissima, che nelle
poche parole dette nella vita ti ha trasmesso il sentimento di
rifiuto e disprezzo per la follia crudele della guerra e il potere
del sorriso e dell’amore (“Çiàmma”!).
Anch’io nella vita ho avuto due o tre incontri come il
tuo (vostro) con il taxista di Londra. Ero sola con mia figlia, in
viaggio. Una volta a New York, un’altra volta a Reims (la terza
volta ora non mi torna in mente).
Nel nostro lessico madre-figlia li chiamiamo i nostri angeli
anonimi.
L’apparato fotografico è di eccezione, sia rispetto ai
luoghi ( p.21: la casa del nonno ‘non più grande di un nido
d’uccello’, p. 24) sia per i volti, sia per i meravigliosi oggetti
scomparsi. Direi un museo fotografico e testimoniale che merita
di essere conservato come un tesoro d’archivio.
La tua scrittura ha un’essenzialità, un tuo stile concreto e carico
di sentimento, che comincio a individuare come il tuo stile del
tutto personale. Non so quanti oggi abbiano il coraggio di
parlare un linguaggio così aderente alla vita nella sua
espressione essenziale ed elementare.
La tua mitezza, dote del tuo carattere che tu riconosci anche al
tuo nonno Giorgio, e la tua gratitudine alla vita nonostante
tutto, sono una grande lezione per me, un insegnamento ad
essere anch’io nella vita ‘mite nonostante tutto’ e sappiamo
entrambi, se non di cosa parliamo, che cosa intendiamo dire.
Auguriamoci di vederci presto, un grande abbraccio a te,
Silvia