Compagnia dell’Arte inGrata
“Liberi di…”
Spettacolo di Teatro-canzone
Regia di Gianni Battaglia
Considerazioni di Gino Carbonaro
Il 27 marzo 2014, la compagnia dell’Arte inGrata, ha presentato “Liberi di… spettacolo di Teatro-canzone”
realizzato nel Teatro del Penitenziario di Ragusa.
Regia e progetto teatrale erano di Gianni Battaglia, su opportuno suggerimento del Direttore della Casa Circondariale dr. Santo Mortillaro e della dr.ssa Rosetta Noto, Capo Area Trattamentale e Coordinatrice del progetto. Supporto molto importante è stato dato dalle proff. Angela Barone, Giusy Sirena, Maria Stella,
docenti presso il Penitenziario di Ragusa
che nel Teatro del Penitenziario hanno recitato insieme ai Detenuti.
La scenografia era di Mariagrazia Zago, la coreografia di Pina Fiore.
La sarta era Angela Fontanella.
Musicisti: Gianni Guastella, musicoterapeuta (canto, chitarra e direzione del coro), il fisarmonicista Giuseppe Sarta e il batterista Younes Mnasser. Al flauto Giusy Sirena.
Collaborazione tecnica e ottimizzaione interpretativa:
Alessandro Tambè.
ATTORI e interpreti, che calcano la scena:
Vincenzo Argentino
Francesco Asonte
Fabrizio Bella
Antonio Di Mari
Francesco Giliberto
Giovanni Giordano
Baldassarre Giunti
Carmelo Mirabella
Younes Mnasser
Marco Nuncibello
Andrea Sanna
Daniele Sapienza
Alessandro Tambè
Giovanni Vespa
e le tre professoresse sopra citate.
Lettera aperta al regista Gianni Battaglia
Gianni ciao,
Lo spettacolo? Una sorpresa.
A partire dai titoli: “Arte inGrata…” “e Liberi di…”
Un incanto. Una esperienza forte. Anzi fortissima.
Per me, per noi, per gli spettatori. Per tutti.
Lo "spettacolo" poteva essere guardato da molti punti di vista. Ma, ce n'era uno importantissimo (punto di vista).
Il fatto che la performance teatrale si svolgeva all'interno di una Casa Circondariale. Cioè in un carcere. E gli Attori erano gli stessi Detenuti. Cioè, persone che grondano umanità
e con le quali la collettività ha anche un debito, che forse
affiora nel profondo di ognuno di noi con un senso di colpa.
Mi viene in mente l'episodio dell'Adultera nel Vangelo di Marco. I Farisei conducono davanti a Gesù un'adultera sorpresa in fallo e gli chiedono se ritiene che debba essere lapidata (cioè uccisa). Così come detta la (crudele) Legge di Mosè.
Gesù risponde: "Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra". I Farisei non seppero rispondere e si allontanarono.
Ora, anche noi, a modo nostro siamo Farisei.
Quando scagliamo le pietre delle condanne.
Tu rubi una mela al supermercato.
Una confezione di caramelle.
Vieni sorpreso “in fallo”, con il corpo del reato.
E sei punito. Se recidivo, vieni condannato.
Dura lex, summa iniuria!
Tu, impiegato del Comune, della ASL, della Provincia
Regionale, della Regione Sicilia vai a fare la spesa
nelle ore di ufficio e rientri quando vuoi,
passi le mattinate a raccontare barzellette
ai tuoi colleghi d'ufficio,
non consegni in tempo i certificati
che i cittadini ti richiedono,
non rispondi al telefono,
spesso fai solo delle apparizioni
(in ufficio) come la Madonna di Lourdes,
e solo per far capire agli altri che vai a lavorare,
e sei anche protetto dai sindacati
nel tuo menefreghismo,
nella tua truffa. Perché, "non" lavorare
per chi ti paga è un furto
che non ripaghi andando in Chiesa.
Per questo, noi "Liberi"
giureremmo di essere onesti.
riteniamo di non essere ladri,
e pensiamo
di essere all'interno dei nostri diritti
non lavorando,
(sconoscendo cioè i nostri doveri)
e pertanto riteniamo
di non sottrarre denaro dalla tasca di nessuno.
E invece, sei proprio tu, sono proprio io
siamo proprio noi che rubiamo
svuotando in modo strisciante
le tasche del cittadino contribuente.
Ma, a questo nessuno fa caso,
nessuno se ne accorge,
nessuno mette in conto che stirata difurti
che nessuno denunzia e dunque?
"Noi" (ladri) non andiamo in galera!
Nella cultura corrente, questa forma di furto
non è considerata nemmeno eufemisticamente
una "sottrazione indebita!
Quel furto "non" è rubricato.
Quel furto "non" esiste.
E le cose vanno ancora peggio per
gli Alti Funzionari di uno Stato in crisi,
Funzionari e Politici che
vengono mensilmente (e fino alla morte)
sepolti da montagne di denaro pubblico.
Stipendi d'oro! Decisi da "non-ladri".
Auto blu (650 mila in Italia) che servono persino
alle Signore (mogli dei "Funzionari") per fare shopping.
Ma, nessuno - mi ripeto? - parla di furto,
nessuno denunzia, nessuno ne parla.
Nessuno va in galera.
Il vero furto è quello degli impiegati degli uffici pubblici
che non lavorano.
O ricevono "il pubblico"
(la gente? il termine è dispregiativo)
solo tre ore al giorno.
Qui, la sottrazione di denaro dalle tue/nostre tasche è incalcolabile.
Ma, questo non è un reato,
questa, al massimo, è classificata
"sottrazione indebita".
Eufemismo stupendo.
E invece? L'uomo politico ruba a mani piene
sulla buona fede di chi gli ha dato il voto
(e c'è chi gli tiene il sacco anche negli apparati di polizia
e nei Tribunali) ma, neanche questo è "categorizzato" come reato.
Al colmo dei colmi,
a stento e con sottile finezza di stile,
(eufemismo)
quando qualcuno viene scoperto
si parla non di furto, ma
di "sottrazione indebita" di denaro pubblico.
Sottrazione "indebita!" Non furto.
Originale, poi,
il fatto che il "reato" (la indebita sottrazione) sia stato
depenalizzato da Berlusconi e che lo stesso,
incriminato, venga condannato a fare lavori
"socialmente" utili.
Punizione terribile! Un miliardario condannato!
Un assurdo storico! per il quale il cielo grida vendetta,
e giustizia, almeno.
E non è ancora reato perseguibile
per chi è protetto
dalla immunità parlamentare,
per chi gestisce il denaro degli altri e tradisce la fiducia dell'elettore, dunque del cittadino.
Ciò vuol dire che quando siamo al potere siamo liberi di rubare, pardon, di sottrarre indebitamente agli altri, quando invece, questo tipo di reato dovrebbe essere punito come reato di "Alto Tradimento".
Tradimento perché tradita è la fiducia dei cittadini.
I musulmani (cattivi?) taglierebbero entrambe le mani
a questi ladri di Stato!
Come dovrebbero essere attaccati
i Veri Ladri
di Stato
quelli che stanno al Sole.
Lentamente, ci abituiamo a credere che
il furto è solo quello della mela.
Ritirare lo stipendio che non ti sei guadagnato?
E' considerato "diritto".
E però si continua a ritenere
di poter condannare chi ruba.. la mela.
E poi, si sa "
La ragnatela acchiappa gli insetti piccoli, ma.. i calabroni la sfondano".
E ancora, nei tribunali?
Le leggi?
E' risaputo che i Giudici..
Per gli amici le leggi si interpretano,
per tutti gli altri si applicano.
Per i politici, semmai? I temibili arresti (!?)…
do-mi-ci-lia-ri. All'interno di possibili lussuose ville
con piscine, sale biliardo, camerieri e confort.
Mentre, chi, spinto da un reale bisogno,
tenta di rubare le elemosine
all'interno delle Chiese deve sapere che
alle punizioni divine si aggiungeranno
le punizioni umane.
Tanto è dimostrato dal fatto che le carceri sono piene di disoccupati, nullatenenti, extracomunitari
e di chi non trova i soldi per pagare altri avvoltoi,
pardon gli avvocati,
che salassano il portafoglio degli sventurati
senza rilasciare fattura. Ma, anche questa
forma di evasione fiscale fatta dagli avvocati,
non è furto.
E allora? Risulta vero quello che recita
il saggio Proverbio siciliano che
A li poviri e a li svinturati
ci chiovi nta lu culu anchi assittati.
Ed è così che lentamente si cancella l'idea di giustizia,
ed è così si spacca la società:
a) da una parte i buoni, gli onesti,
i giudici, gli avvocati, i medici,
i colletti bianchi, le persone perbene,
le superpotenti anguille sociali,
i preti, anche,
che riescono a districarsi e a sgusciare
in questa liquida giungla sociale,
per dimostrare la verità del proverbio che recita:
Cu' navi dinari e amicizia
si teni ntra lu culu la giustizia"
E in caso di reato, il carcere lo vedono col binocolo,
molto da lontano.
b) Dall'altra parte i cattivi, i "pre-giudicati".
Coloro che vengono relegati
e quasi sempre "dimenticati" in un penitenziario.
Perché? Perché, solo loro sono colpevoli!
Quelli che sono detenuti all’interno di un carcere.
Cioè i deboli.
Poi? Di tutte le erbe un fascio.
I mass media, giornali, televisione,
e vox populi, fanno il resto. Fango per tutti.. (coloro)
E, la nostra coscienza?
La nostra coscienza è a posto.
I nostri sogni? Tranquilli.
E, tranquillo dorme l'arcivescovo Tarcisio Bertone, cardinale di "Santa" Romana Chiesa, Segretario di Stato di "Sua" Santità, docente di Teologia "morale", che ruba i soldi che i cittadini hanno donato ai poveri affidandoli alla Chiesa Cattolica.
Ne ruba (pardon, sottrae) tanti quanti gliene servono per ristrutturare un attico di 750 metri quadrati all'interno dello Stato Vaticano, e.. scoperto e denunziato viene condannato a "restituire" il furto (150.000 €) "a rate". Un furto, che si restituisce a rate,
e questa è la condanna. La restituzione dei soldi rubati
è la condanna. Niente penalizzazioni e soprattutto
niente carcere per LUI, per questo figlio di Dio.
Il furto di un ladro che viene trattato
come si trattasse di una transazione economica
non onorata.
E' chiaro che il Cielo dei Santi, ai quali si sarà rivolto Tarcisio Bertone, protegge i suoi adepti, mentre chi è in carcere grida giustizia o bestemmia un Dio che si è scordato di loro.
La giustizia divina perdona i preti ladri e quelli che violentano i bambini.
Ma, nella nostra mente non c'è spazio per pensare ai perdenti.
Accade così che i Grandi Ladri e Ministri pluri-denunziati
per decine di reati gravi, e preti e cardinali,
non abbiano sentito manco l'odore della galera,
dimostrando con ciò che la Giustizia è una favola da raccontare ai cittadini.
Purtroppo, però, questo è il mondo.
E, per cortesia, non si parli di "rieducazione",
perché non vedo chi può insegnare a chi,
né chi sarebbe il ri-educatore. Forse,
potremmo chiamare come maestro
Marcello Dell'Utri o il senatore Scialoja o un politico come Galan che bontà sua si è caricato senza commettere reato
uno stipendio di 1.000.000 (leggasi un milione)
di "euri" l'anno nell'imbroglio della Mose di Venezia.
Ma, questi Emeriti, si sa, "non" sono destinati ad entrare nelle patrie galere. Questi non hanno rubato "nulla". Hanno solo sottratto indebitamente del denaro.
Le galere per loro?
Non sono state ancora appaltate e costruite.
Invece, una lezione di umanità
l'hai data Tu, caro Gianni Battaglia.
L’avete data Voi con la Vostra Idea,
con il vostro progetto,
con tutto lo staff che ha collaborato.
Mi riferisco ovviamente/certamente/sicuramente
“in primis” al coraggiosissimo
Direttore ("D" maiuscola) della Casa Circ.,
al dr. Santo Mortillaro
che ha ratificato e sostenuto l’idea.
E ancora alla dr.ssa Rosetta Noto.
Ho ancora negli occhi
l’immagine della Signora Rosetta Noto
che alla fine dello spettacolo
era commossa
e, tra le "ovazioni" di un pubblico commosso,
non sapeva chi ringraziare.
Se il regista, se il pubblico,
se lo staff.. e gli stessi Detenuti.
Ma, era sinceramente felice, diciamo commossa,
per essere riuscita (in questa società liquida)
a realizzare forse un suo sogno nel cassetto.
Quello di far sentire ai reclusi che qualcuno
pensa a loro.
Ma, tornando al Vangelo, Lui,
il direttore Mortillaro
e tutti Voi, ai miei occhi, ai nostri occhi,
siete stati i buoni Samaritani
che vengono incontro a chi ha bisogno.
A chi ha bisogno di ricostruire
l'immagine lacerata di se stesso.
La lezione? E' di etica. Di mo-ra-le,
la cui parola è
per i 5/6 anagramma di a-mo-re.
Voi avete convocato i vostri potenziali Attori.
Avete esposto il progetto.
Li avete coinvolti.
Li avete fatti uscire dalle loro celle,
dove lontani dal mondo sono dimenticati dalla società
e li avete chiamati per nome,
li avete fatti diventare parte di noi.
Avete costruito un cenacolo.
Con loro avete dialogato. Avete camminato insieme.
Avete messo in pratica l'astratto concetto di rispetto,
di dignità e di amore.
Ma, in questo pomeriggio, un ruolo importante è stato rappresentato dal pubblico che è stato invitato a visitare il Penitenziario ed è venuto incontro a loro.
Le porte del carcere si sono aperte con cautela e discrezione
e un vento di umanità è venuto a vivificare la bellezza del vostro progetto.
Qui ci viene in aiuto il Profeta. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto. Così, quella sala che fungeva da Teatro, per qualche ora si è trasformata in un Tempio, e tutti i presenti abbiamo partecipato a un rito. Religioso. E l'atmosfera era sacrale, gioiosa.
Di riscatto.
A questo punto, l'evento chiama in causa la filosofia.
Il senso dell'esistere. I rapporti degli umani. Fra di loro. I rischi che si corrono nel navigare in acque poco conosciute.
Per questo, io non riuscivo a vedere la forma dello spettacolo,
i suoi equilibri estetici, assorbito come ero nel godere la bellezza del contenuto. E la gioia dei Detenuti.
Ma tu, Gianni sei stato grande.
(.. e grande è stato anche Gianni Guastella)
Perché, come sarti di professione
avete cucito ai vostri interlocutori un vestito su misura,
così come suggeriva la dr.ssa Noto.
E avete fatto come la madre di Pulcinella. Che non potendo fare diversamente ha preso frammenti di stoffa e li ha cuciti insieme per creare un capolavoro di vestito.
Così hai fatto proprio tu.
Così avete fatto tutti voi.
Dal nulla, dal niente, avete fatto una poesia.
Una sola poesia? Un verso per ciascuno degli Attori.
Soluzione geniale e funzionale che creava una comunione fra i protagonisti. Dico fra i Detenuti.
Alla fine, il vestito.
Bellissimo.
Mi fermo. Per dirti, mio caro amico,
che se tutti facessero come Voi,
come ha suggerito il Direttore, come ha consigliato
la dr.ssa Rosetta Noto,
il mondo sarebbe diverso.
In ogni caso, dopo questo esperimento
nessuno sarà più lo stesso.
A ragione, i Giapponesi dicono: "Ichi go, ichi e".
"Dopo ogni incontro, nessuno è lo stesso di prima".
Con la stima di sempre e i miei complimenti a tutti..
Al Direttore Mortillaro per primo, alla dr.ssa Noto,
agli orchestrali, Gianni Guastella e Giuseppe Sarta,
al delicato batterista, Younes Mnasser, alle tre attrici e cantanti, Angela Barone, Giusy Sirena, Maria Stella, bravissime, ai Detenuti, e ancora
ai militari, gentilissimi e forse anche loro contenti
per avere contribuito alla realizzazione di evento non comune, grande, bellissimo, per la sua umanità.
Per tutti. Grazie ancora,
Gino Carbonaro
a Gianni (sempre in) Battaglia.
Sempre in prima linea.
P.S. Quando incontri il dr. Mortillaro, la dr.ssa Noto, le proff., gli orchestrali, i (cosiddetti) Detenuti salutali tutti a nome mio e ringraziali anche a nome di Claire, mia moglie, che era commossa non poco alla fine dello spettacolo.
Se hai bisogno di me, sono a tua disposizione. Vedi se puoi organizzare per loro qualcosa che richiama il materiale della "Donna nei Proverbi". Fai vestire da donna qualche detenuto.
Risposta di Gianni Battaglia
al mio email e alle mie considerazioni
Carissimo grande Gino, grande sempre, grande come sempre. Hai letto tanto in questo progetto, molto di più sicuramente di quanto siamo riusciti a leggervi noi che pure vi abbiamo lavorato. Ho aperto la posta elettronica qualche minuto fa perché nel corso della serata sono stato distratto da altre cose. E questa riflessione tua l'ho "bevuta" d'un soffio. Domani mattina la rileggo con calma perché di essa non voglio perdere nulla: è troppo ricca di spunti e di motivi umani, filosofici, estetici... per ritenerla una semplice riflessione da "dopospettacolo". E un saluto anche alla signora Claire nei cui occhi, quando ci siamo salutati, ho letto una densità di contenuti che si riscontrano solo in persone di grande spessore umano e riflessivo. Un abbraccio. A domani
Grazie, grazie
Gianni