Rosa Agolino
Rusina
La mia vita
di Gino Carbonaro
Intelligenza & Povertà
Questo memoriale di Rosa Agolino è un documento storico di valore assoluto. Per tutti noi. Fino a pochi anni fa la scuola ci ha insegnato che la Storia è maestra di vita. E ci parlava di guerre, trattati di pace, battaglie combattute per motivi ignoti. Ma era storia scritta dai ricchi, da coloro che detenevano il potere e dettavano le leggi a loro vantaggio e decidevano della vita e della morte dei popoli.
Paradossalmente, anche questo scritto, recuperato dalla memoria di Rosa Agolino, narra di un’altra guerra. Quella che il popolo minuto combatteva per la vita. Contro la fame, il freddo, i bisogni che attanagliavano il corpo. Guerra combattuta giorno dopo giorno contro la miseria, contro un destino che metteva a rischio la vita, soprattutto quella delle donne spesso trascurate dai mariti, sulle quali ricadeva il peso per sfamare i figli.
Leggendo queste memorie, raccolte da quella Maria Teresa Spanò che si è sempre prodigata per aiutare e offrire agli altri, ai bisognosi, momenti di gioia, mi sono trovato spesso a dovermi fermare per riflettere, ma soprattutto per bloccare la commozione che mi faceva appannare gli occhi.
Documento che è uno spaccato di vita, che ci consente di entrare nel mondo sconosciuto dei poveri. Nella loro tragica e rassegnata esistenza.
Nell’opera è ricordato, fra l’altro, il primo giorno di scuola, quando Rusina bambina, accompagnata dalla madre si presenta per entrare in classe. Una gonna rattoppata, ma pulita, ma a piedi nudi, scausa. E la maestra, nel notare tanta indecorosa povertà, suggerisce alla madre di Rusina di procurare almeno un paio di calze. Solo per andare a scuola.
Questa biografia scritta da Rusina Agolino, donna, sulla soglia dei novanta anni, ricorda proprio quel vestitino di allora. Una prosa rattoppata, con parole e modi di dire, oggi sconosciute alle nuove generazioni, ma pulite e sane nella loro sincerità, e soprattutto usate con amore, come il pane di casa di una volta, impastato e messo al forno per verificare alla fine che era venuto bello, profumato, e, si diceva, “co riddu”. Ed era la prova che l’infornata era riuscita.
Ora, posso assicurare che questo lavoro, per me capolavoro, di Rosa Agolino, le è venuto “co riddu”, come direbbe lei.
Ed è libro che si pone in linea con “Terra Matta” di Vincenzo Rabito. Entrambi favolosi e improvvisati scrittori, che costringono il lettore a rivedere le gerarchie dei valori, e dare spazio a un mondo vero e misconosciuto, popolato di Eroi veri, che la Storia (con la “esse” maiuscola) non riconosce.
Gino Carbonaro
Scicli, 27 maggio 2015